Catechesi: “Via i banchi di scuola, va ripensata come cammino di fede”
"Quello che io vi chiedo - esorta l'arcivescovo Valentinetti - è esortare i vostri parroci a chiedere all’Ufficio catechistico e all’equipe, che sta riformulando le idee da un punto di vista dei cammini catechistici, di venire a fare nelle vostre parrocchie dei laboratori. Però questi laboratori, poi, si devono trasformare in concretezza. Poi nessuno di noi nasce avendo lo scibile nel sapere cosa bisogna fare, però bisogna provarci perché voi – come me – state assistendo all’assenza totale dei giovani e all’assenza quasi totale degli adolescenti"
È stata una bella occasione di incontro e riflessione la Festa diocesana dei catechisti che ieri pomeriggio, con l’organizzazione dell’Ufficio catechistico diocesano, si è svolta nei locali del Santuario del Cuore Immacolato di Maria a Pescara alla presenza di decine di catechisti e dell’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti.
Il presule, che ha condiviso i tanti momenti allegri e conviviali dell’occasione, non ha perso l’occasione per stimolare i catechisti a rinnovare la propria azione catechetica come richiesto dal contesto storico-sociale mutato in cui viviamo: «Nei giorni scorsi – racconta l’arcivescovo Valentinetti – sono stato invitato da alcuni insegnanti di religione a svolgere delle ore di lezione insieme a loro in una scuola superiore di Pescara. La cosa che mi ha colpito molto è che i ragazzi, molti dei quali avevano dei preconcetti nei confronti della Chiesa, del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti e dei catechisti, è che abbiano denunciato il fatto che nella catechesi non avessero trovato niente. Al massimo avevano trovato un insegnamento scolastico e poi qualcuno lamentava un insegnamento catechistico di tipo moralistico, ad esempio legato esclusivamente all’apprendimento dei dieci comandamenti. Più che l’incontro con Gesù, l’incontro con una persona vivente, le leggi morali che in realtà per loro oggi non dicono più niente. Allora io devo dare ragione all’allora cardinale Joseph Ratzinger quando, come prefetto della Congregazione per la Dottrina delle fede, disse che da 30-40 anni la catechesi nelle comunità parrocchiali non aveva più la capacità della trasmissione della fede. Un concetto, quest’ultimo, che ha poi ripetuto anche da Papa. Ma la colpa di questo fenomeno non é solo dei catechisti, ma anche delle famiglie oltre che della struttura in quanto tale».
Da qui l’esortazione dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «La catechesi – afferma – va ripensata come cammino di fede, non può più essere una dimensione di rapporto scolastico. Quindi, se avete ancora i banchi dentro le aule di catechismo fateli sparire, perché questo mette i ragazzi in rotta di collisione con la loro mentalità. Qualcuno degli alunni mi ha detto molto chiaramente “La prima comunione l’ho fatta non tanto per i miei genitori, ma per fare contenti i nonni. Ma al minimo pensiero di continuare a fare ancora catechismo dopo la prima comunione, me ne sono andato e non ho più rimesso piede in parrocchia”. Allora, io credo che lo sforzo che dobbiamo fare sul serio è nella logica dei cammini di fede, dove ci vuole anche la parte della trasmissione dei contenuti, ma ci vuole l’esperienza della preghiera (che non è solo la recita del Padre nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre), l’esperienza dell’ascolto della Parola di Dio, l’esperienza della carità, dell’impegno per gli altri, ci vuole l’esperienza di una partecipazione comunitaria ad un evento, ci vuole l’esperienza di una visita forte a qualche realtà. Ci vuole un mare di inventiva che dobbiamo mettere in atto. Allora, quello che io vi chiedo è di esortare i vostri parroci a chiedere all’Ufficio catechistico e all’equipe, che sta riformulando le idee da un punto di vista dei cammini catechistici, di venire a fare nelle vostre parrocchie dei laboratori. Però questi laboratori, poi, si devono trasformare in concretezza. Poi nessuno di noi nasce avendo lo scibile nel sapere cosa bisogna fare, però bisogna provarci perché voi – come me – state assistendo all’assenza totale dei giovani e all’assenza quasi totale degli adolescenti».
Quindi ancora un incoraggiamento rivolto ai catechisti: «Adesso è il momento che anche se qualcuno vi dice “È inutile che chiudete la stalla, perché ormai i buoi sono scappati”, noi ci dobbiamo provare. Non tanto per riavere le masse di gente che, forse, avevamo una volta, ma per riavere una comunità cristiana fatta anche di poche persone, ma che siano credenti credibili. E ricordate sempre che la comunicazione della fede non avviene per concetti o per moralità, ma avviene mano nella mano, esperienza per esperienza. Se c’è un’esperienza forte di voi catechisti da un punto di vista di fede, certamente comunicate la fede ai ragazzi che vi stanno intorno. Questa è la strada. Il Signore sta preparando delle cose molto belle per la Santa Chiesa, ma una Chiesa altra. Scordatevi la Chiesa che abbiamo vissuto fino ad ora, la Chiesa deve ringiovanirsi. E l’occasione di questo percorso sinodale che stiamo facendo è opportuna anche per riallacciare percorsi e contatto».
Infine una puntualizzazione sul ministero di catechista istituito da Papa Francesco, che verrà conferito dai vescovi locali: «Non lo istituiremo su di una massa di catechisti, perché non serve – precisa monsignor Tommaso Valentinetti -, ma a qualcuno di voi nelle vostre parrocchie, perché ci sia qualcuno – un catechista un po’ più maturo – che diventi un polo di attrazione per l’elaborazione dei cammini di fede. Non deve farlo da solo, ma con l’aiuto del parroco e degli altri catechisti».
Prima e dopo la riflessione del presule il pomeriggio è trascorso alternando momenti di riflessione, preghiera e animazione fino alla musica, con il concerto dei The original Newport gospel singers – diretto da Mariagrazia Palusci – trasmesso in diretta dall’emittente diocesana Radio Speranza, che ha anche riportato la voce di alcuni catechisti: «Cogliendo la piacevole coincidenza di questa giornata con la domenica della gioia – sottolinea Massimiliano Petricca, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano -, abbiamo pensato come ufficio di organizzare questo pomeriggio di festa per ricompattare un po’ gli educatori e i catechisti della diocesi dopo questo periodo abbastanza difficile su vari fronti, ma anche umanamente delle stesse persone, degli stessi catechisti. Ecco, con questo evento abbiamo voluto vivere un momento di riflessione e di ripartenza, per cercare di immaginare insieme quello che dovrà essere il servizio del catechista per la Chiesa che viene. Non è facile, non spetterà solo a noi, certamente, ma noi vogliamo dare il nostro piccolo contributo».
Una ripartenza, dunque, che arriva dopo lo shock della pandemia che ha fatto comprendere come ora, anche nella catechesi, nulla potrà più essere come prima: «Perché alcune cose – conferma Petricca, riprendendo la riflessione dell’arcivescovo Valentinetti – si facevano con dei criteri che adesso non sono più corrispondenti alle esigenze delle persone, quindi il nostro compito, nell’ascolto dello Spirito, è immaginare creativamente qualcosa che possa venire incontro alle esigenze dei futuri cristiani che la Chiesa ci metterà a disposizione. Come ha detto l’arcivescovo, le parrocchie devono allontanarsi da un approccio scolastico della catechesi, perché quest’ultima non è una materia come le altre, ma qualcosa di molto più importante. Il secondo aspetto è dare vita ad una catechesi più esperienziale e meno nozionistica, così come un’altra grande esigenza della Chiesa è di avvicinarsi al mondo degli adulti, anche qui con prodotti creativi e, soprattutto, a misura della vita delle persone».