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“Il Signore ci vuole figli per amore, che rispondano ad un’abbondanza d’amore”

"Che il Signore - auspica monsignor Valentinetti - ci ispiri sentimenti, pensieri e azioni guardando a questi fratelli e a queste sorelle che sono qui con noi. Possono dare un talento anche loro? Non lo so, ma certamente il Signore li guarda e questo è quello che è sufficiente"

Lo ha affermato oggi l’arcivescovo Valentinetti presiedendo, nella Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II di Pescara, la messa nella 7ª Giornata mondiale dei poveri

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

Anche la Chiesa di Pescara-Penne oggi ha celebrato la 7ª Giornata mondiale dei poveri, dal tema “Non distogliere lo sguardo dal povero”, con una santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella Cappella “Madre Teresa di Calcutta” della Cittadella dell’accoglienza “Giovanni Paolo II” gestita a Pescara dalla Caritas diocesana. Una celebrazione eucaristica gremita proprio dagli ultimi, da quei poveri che quotidianamente vengono assistiti proprio dagli operatori Caritas nella Cittadella non solo per avere un pasto caldo o un posto letto, ma anche e soprattutto per riprendere in mano la propria vita intraprendendo un percorso di inclusione e riabilitazione socio-lavorativo.

Nell’omelia il presule ha rivolto il suo pensiero ai più fragili, partendo dall’approfondimento delle letture al centro della 33ª domenica del tempo ordinario: «Faccio fatica – esordisce l’arcivescovo Valentinetti – a pensare che il Signore, un giorno, potrà dire “Fuori, nelle tenebre, pianto e stridore di denti”. Faccio molta fatica, perché io conosco un Dio misericordioso. Però oggi la liturgia ci annuncia il giudizio, questo sì, ci annuncia che ci sarà un giudizio. Ce lo dice la seconda lettura, la Lettera di San Paolo Apostolo ai Tessalonicesi, quando dice che “Il giorno del Signore verrà all’improvviso, quando meno ce lo aspettiamo. Anzi, quando ci sembra che tutto sia tranquillo, che tutto vada bene, allora ci sarà la rovina – come le doglie a una donna incinta – e non si potrà sfuggire”. Ma poi la grande speranza “Non fatevi sorprendere all’improvviso”. E per non farci sorprendere all’improvviso, dobbiamo mettere a frutto i doni che il Signore ci ha dato».

La Cappella Madre Teresa di Calcutta gremita da poveri e operatori Caritas

Questo si evince dalla pagina odierna del Vangelo (Mt 25,14-30): «Ma questa parabola – precisa l’arcivescovo di Pescara-Penne – bisogna prenderla molto con le molle, perché l’atteggiamento di colui che aveva ricevuto un talento è molto comprensibile. È uno che ha avuto molta paura, che ha fatto fatica. Forse era un timido, forse era una persona che non osava, che non ce la faceva, che aveva delle grosse problematiche. Pensate ai poveri che sono in questa casa. Forse era un peccatore. E chi lo sa? Allora dice “Perché sei un uomo duro. Mieti dove hai seminato e raccogli dove non hai sparso”. Ma è questa l’immagine di Dio? Probabilmente quelli che avevano ricevuto 5 e 2 talenti, avevano la stessa immagine di Dio. Un uomo che faceva paura, un uomo che incuteva timore, un uomo che voleva a tutti i costi il contraccambio. Ma questo è un atteggiamento che mette in atto più una religione che si indentifica per meritocrazia, che una religione la quale si identifica per dono spontaneo della propria vita e della proprie esistenza. Il Signore non ci vuole meritocratici, non ci vuole tiepidi. Né meritocratici, né tiepidi. Il Signore ci vuole suoi figli per amore, e solo per amore, che rispondano ad un’abbondanza d’amore. Ecco che cosa il Signore ci chiede. E ognuno risponde ad un’abbondanza d’amore così come può, perché i talenti sono stati dati a seconda della proprie capacità. Allora c’è chi ha una capacità di abbondanza d’amore, che può rispondere con tanto amore, e c’è chi ha la capacità di una media risposta. Questo è quello che il Signore chiede, che Lui desidera da noi».

Ma, nell’ultima parte dell’omelia, monsignor Tommaso Valentinetti ha umilmente chiesto una “licenza” per rivedere la parabola ascoltata: «Probabilmente – osserva il presule – la parabola avrebbe detto una parola di Vangelo in più se quell’ultimo servo, andando dal signore, dal padrone, avesse detto “Signore, mi hai dato un talento, ma poi mi è andata male, l’ho perso. La vita, i problemi, i peccati, le situazioni difficili me l’hanno fatto perdere, non ce l’ho fatta”. Io credo che a quel punto, se questa parabola si fosse conclusa così, anche lui avrebbe ricevuto la stessa ricompensa “Prendi parte alla gioia del tuo Signore”. Io confido che in cielo questa parabola si concluda in questo modo, altrimenti mi sembra più una parabola dell’antico testamento che del nuovo. Che il Signore ci ispiri sentimenti, pensieri e azioni guardando a questi fratelli e a queste sorelle che sono qui con noi. Possono dare un talento anche loro? Non lo so, ma certamente il Signore li guarda e questo è quello che è sufficiente». Al termine della santa messa c’è stata poi una performance artistica dedicata agli ospiti della mensa, con il regista Marco Paparella che ha guidato i corsisti del laboratorio di arte performativa integrata “La città invisibile” nell’esibirsi attraverso i testi di Italo Calvino.

Foto: Piergiorgio Mincarelli – Collaborazione tecnica: Corrado De Dominicis

About Davide De Amicis (4383 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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