Salute: “In zone d’Italia è un diritto negato. Abbiano tutti pari opportunità”
"La salute – esordisce il vicepresidente della Cei monsignor Francesco Savino - è bene inviolabile per la Chiesa e per la società intera che va custodito e potenziato"
Quella di ieri, nel giorno in cui ricorreva il terzo anniversario della scoperta del “paziente 0” affetto dal Covid-19, è stata la 3ª Giornata nazionale del personale sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale e del volontariato, celebrata all’Angelicum di Roma, alla quale hanno partecipato i rappresentati degli ordini delle professioni sanitarie e legate alla salute oltre alle istituzioni. Per la Chiesa italiana, è intervenuto il vicepresidente della Cei e vescovo di Cassano all’Jonio monsignor Francesco Savino: «La salute – esordisce il presule – è bene inviolabile per la Chiesa e per la società intera che va custodito e potenziato».
In seguito, monsignor Savino ha proposto tre direzioni fondamentali verso cui indirizzare maggiori risorse, a partire dal pontenziamento della rete ospedaliera soprattutto in alcune regioni: «Voglio ricordare, per amore della verità – osserva il vicepresidente della Cei -, la disparità di qualità dell’offerta nelle regioni che genera migrazione dei pazienti, una mobilità sanitaria. A tutti sia data la possibilità di accedere alle strutture di alta qualità delle cure supportando quanti non hanno le condizioni economiche e sociali per accedere, lontano da casa, alle strutture ospedaliere ritenute più idonee». La seconda direzione suggerita da monsignor Savino ha poi riguardato «il riequilibrio tra ospedale e medicina di comunità-territorio o medicina di prossimità. In particolare – ha detto – con i servizi domiciliari alla persona e la telemedicina».
Infine, l’ultima indicazione ha fatto riferimento all’offerta di servizi e strutture a carattere socio-assistenziale a favore delle persone più fragili e vulnerabili: «Si impone una riflessione sulla qualità di cura degli anziani – esorta monsignor Francesco Savino -, vera memoria storica, biblioteca vivente del tempo che passa, che hanno sopportato, durante il Covid-19, le conseguenze più gravi».
Relativamente al terzo anniversario della scoperta del primo caso di Covid-19 in Italia, il vicepresidente ha voluto ricordare tutte le vittime della pandemia: «Ricordare è essenziale – sottolinea monsignor Savino -. È un esercizio di senso! Stiamo attenti a quella nota perversa della cultura del nostro tempo: l’Alzheimer culturale. Urge partire dai luoghi di formazione accademica e professionale, in cui fornire ai professionisti della cura strumenti culturali adeguati al contatto con la persona ammalata e all’individuazione dei suoi bisogni, per poi procedere a modellare i luoghi e gli spazi di cura per orientarli alle esigenze specifiche dei malati e dei loro familiari, affinché il tempo della malattia sia tempo di condivisione empatica e comunicazione vera».
A margine dell’evento, il vicepresidente della Cei è ha rilasciato una dichiarazione all’agenzia di stampa Sir: «Questo convenire del mondo sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale e del volontariato – commenta Savino -, è un momento importante sia dal punto di vista simbolico che da quello reale. È importante soprattutto il tema che ci vede tutti qui “Insieme”. È insieme che possiamo garantire la salute. Il rischio delle divisioni, della parcellizzazione, degli interessi differenti dal bene comune mette a rischio il diritto alla salute, che è quello su cui ci giochiamo la democrazia, quella compiuta e responsabile, e la civiltà, quella civiltà dell’amore a cui spesso hanno fatto riferimento a Giovanni Paolo II, Paolo VI, Papa Francesco. Il diritto alla salute negato è forma di violenza. È così in alcune zone d’Italia, dove questo diritto è alienato, perennemente irraggiungibile. Dobbiamo far sì che a tutti siano offerte le stesse opportunità, ci sia uguaglianza, che l’offerta sanitaria sia uguale per tutti. E occorre prestare attenzione ai poveri, a chi non può, non ce la fa. La strada per arginare questa tendenza alla violenza è quella indicata da Papa Francesco: attraverso stili di assistenza orientati alla compassione, alla vicinanza e alla tenerezza».