Lavoro minorile: “In Italia coinvolge 336 mila ragazzi dai 7 ai 15 anni”
"È il mondo digitale - rileva Save the children - il nuovo ambito in cui dilaga la piaga del lavoro minorile. Infatti, tra le nuove forme di lavoro online (5,7%) c’è la realizzazione di contenuti per i social o i videogiochi e la rivendita di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche"
In Italia un bambino su 15 (tra i 7 e i 15 anni) lavora o ha avuto esperienza di lavoro, mentre tra i 14-15enni la percentuale sale ad 1 su 5. Uno su 10 ha perfino iniziato a lavorare a 11 anni o prima. Parliamo di 336 mila bambini e adolescenti tra i 7 e i 15 anni (6,8%) e 58 mila adolescenti (il 27,8%) tra i 14-15enni, mentre l’età legale consentita è di 16 anni. Si tratta di mansioni lavorative che vengono svolte sottraendosi ai percorsi scolastici, spesso interrotti, venendo meno il benessere psicofisico dei ragazzi. È questo il quadro che emerge da un nuovo studio nazionale eseguito da Save the children, presentata ieri a Roma a 10 anni dall’ultima ricerca sul lavoro minorile condotta in Italia, intitolata “Non è un gioco”.
A detta della nota ong, il fenomeno del lavoro minorile in Italia è sommerso e si riferisce specialmente ai settori della ristorazione, del commercio, i lavori agricoli e i cantieri. Ma a differenza dei dati del 2014, spicca una novità importante. Infatti, è il mondo digitale il nuovo ambito in cui dilaga la piaga del lavoro minorile. Infatti, tra le nuove forme di lavoro online (5,7%) c’è la realizzazione di contenuti per i social o i videogiochi e la rivendita di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche.
Nel periodo in cui lavorano, oltre la metà degli intervistati lo fa tutti i giorni o qualche volta a settimana e circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno. Tra i ragazzi inseriti nel circuito della giustizia minorile, tra l’altro, l’incidenza è ancora più alta: più di un intervistato su 3 lavorava prima dell’età consentita. Inoltre, quasi il 40% dei minori e giovani adulti presi in carico dai Servizi della Giustizia minorile ha dichiarato di aver lavorato prima dei 16 anni.
Tra questi ultimi, più di un minore su 10 ha iniziato a lavorare all’età di 11 anni, ma anche prima, e più del 60% ha svolto dei lavori dannosi per lo sviluppo e il benessere psicofisico. I dati della ricerca verranno messi a disposizione sul nuovo datahub di Save the children, un portale nato con l’obiettivo di monitorare le disuguaglianze, mappare i territori a rischio, indirizzare le politiche e l’azione sociale, elaborare una conoscenza condivisa del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.