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Sinodo: “Il protagonista è lo Spirito Santo”

Presentata la Relazione di sintesi, in cui sono stati inseriti "gli elementi principali emersi nel dialogo, nella preghiera e nel confronto che hanno caratterizzato questi giorni". Nei mesi che seguiranno le Conferenze episcopali e le Strutture gerarchiche delle Chiese orientali cattoliche, facendo da ponte tra le Chiese locali e la Segreteria Generale del Sinodo, assumeranno un ruolo di rilievo per lo sviluppo della riflessione. Infatti, partendo dalle convergenze raggiunte, dovranno «concentrarsi sulle questioni e sulle proposte più rilevanti e più urgenti, favorendone l’approfondimento teologico e pastorale e indicando le implicazioni canonistiche

Lo ha affermato sabato sera Papa Francesco, in conclusione della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

Papa Francesco partecipa ai lavori sinodali - Foto: Vatican media/Sir

«Protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo». Lo ha affermato sabato sera Papa Francesco, in spagnolo, in chiusura della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si è tenuta in Aula Paolo VI e che si è conclusa con la messa di ieri, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. I lavori dell’Assemblea sinodale riprenderanno ad ottobre 2024 in occasione della seconda e conclusiva sessione. Intanto, al termine di questa prima parte di lavori, è stata pubblicata la Relazione di sintesi nella cui introduzione si legge: «Coinvolgere tutti i battezzati: è questo il senso del percorso sinodale indetto dal Santo Padre». In questo testo sono stati raccolti «gli elementi principali emersi nel dialogo, nella preghiera e nel confronto che hanno caratterizzato questi giorni». Una relazione, suddivisa in tre parti, approvata con un’ampia maggioranza in tutti i suoi paragrafi, ovvero con la maggioranza qualificata dei due terzi.

La prima parte descrive “Il volto della Chiesa sinodale”, individuando i principi teologici alla base della sinodalità. La seconda parte, dal titolo “Tutti discepoli, tutti missionari”, disserta di tutti coloro che sono coinvolti nella vita e nella missione della Chiesa e delle loro relazioni. Nella terza parte, dal titolo “Tessere legami, costruire comunità”, la sinodalità viene rappresentata come un insieme di processi e una rete di organismi che permettono lo scambio tra le Chiese e il dialogo con il mondo. In ognuna delle tre parti, ciascun capitolo mette illustra le convergenze, le questioni da affrontare e le proposte emerse dal dialogo: «Le convergenze – si legge nell’introduzione – identificano i punti fermi a cui la riflessione può guardare: sono come una mappa che consente di orientarci nel cammino e non smarrire la strada. Le questioni da affrontare raccolgono i punti su cui abbiamo riconosciuto che è necessario continuare l’approfondimento teologico, pastorale, canonico: sono come degli incroci sui quali occorre sostare, per capire meglio la direzione da prendere. Le proposte indicano invece possibili piste da percorrere: alcune sono suggerite, altre raccomandate, altre ancora richieste con più forza e determinazione».

Nei mesi che seguiranno le Conferenze episcopali e le Strutture gerarchiche delle Chiese orientali cattoliche, facendo da ponte tra le Chiese locali e la Segreteria Generale del Sinodo, assumeranno un ruolo di rilievo per lo sviluppo della riflessione. Infatti, partendo dalle convergenze raggiunte, dovranno «concentrarsi sulle questioni e sulle proposte più rilevanti e più urgenti, favorendone l’approfondimento teologico e pastorale e indicando le implicazioni canonistiche».

Andando nello specifico, uno dei temi più discussi dal Sinodo sulla sinodalità è stato l’accesso delle donne al ministero del diaconato, in riferimento al quale «sono state espresse posizioni diverse», è scritto nella Relazione di sintesi discussa a conclusione della prima fase. Questo specifico paragrafo del documento, infatti, ha fatto rilevare il numero più alto di “no”, rispetto ai temi da affrontare, dai 365 votanti: 69 no contro 277 sì: «Alcuni – si legge ancora dalla Relazione di sintesi – considerano che questo passo sarebbe inaccettabile in quanto in discontinuità con la Tradizione. Per altri, invece, concedere alle donne l’accesso al diaconato, ripristinerebbe una pratica della Chiesa delle origini. Altri ancora discernono in questo passo una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi, fedele alla Tradizione e capace di trovare eco nel cuore di molti che cercano una rinnovata vitalità ed energia nella Chiesa. Alcuni esprimono il timore che questa richiesta sia espressione di una pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo».

Ma non solo: «Il dibattito a riguardo – aggiunge il testo – è anche connesso alla più ampia riflessione sulla teologia del diaconato. Le Chiese di tutto il mondo hanno formulato con chiarezza la richiesta di un maggiore riconoscimento e valorizzazione del contributo delle donne e di una crescita delle responsabilità pastorali loro affidate in tutte le aree della vita e della missione della Chiesa». Questo è uno dei frutti del dibattito sinodale. Da qui il bisogno di chiedersi «come la Chiesa può inserire più donne nei ruoli e nei ministeri esistenti e interrogarsi sulle “modalità” di eventuali “nuovi ministeri”». Tra le proposte alle Chiese locali, spiccano quelle di «allargare il loro servizio di ascolto, accompagnamento e cura alle donne che nei diversi contesti sociali risultano più emarginate e garantire che le donne possano partecipare ai processi decisionali e assumere ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero». Quest’ultima indicazione è emersa dopo quanto fatto da Papa Francesco, il quale ha inserito un numero rilevante di donne in posizioni di responsabilità nella Curia Romana.

Un momento dei lavori sinodali nell’Aula Paolo VI – Foto: Siciliani-Gennari/Sir

Ma dalla Relazione di sintesi della prima fase del Sinodo, emerge anche un monito: «Clericalismo, maschilismo e un uso inappropriato dell’autorità – avvertono i delegati sinodali nel testo -, continuano a sfregiare il volto della Chiesa e danneggiano la comunione. È necessaria una profonda conversione spirituale come base per qualsiasi cambiamento strutturale. Abusi sessuali, di potere ed economici continuano a chiedere giustizia, guarigione e riconciliazione. Chiediamo come la Chiesa possa diventare uno spazio capace di proteggere tutti». Quindi dal documento è emersa un’altra esortazione: «Evitare di ripetere l’errore – richiamano i padri sinodali – di parlare delle donne come di una questione o un problema. Desideriamo promuovere una Chiesa in cui uomini e donne dialogano allo scopo di comprendere meglio la profondità del disegno di Dio, in cui appaiono insieme come protagonisti, senza subordinazione, esclusione, né competizione».

Un altro tema da sempre divisivo è quello del celibato sacerdotale, per il quale 55 dei 291 votanti al Sinodo hanno ritenuto che non fosse un tema da trattare: «Tutti ne apprezzano il valore carico di profezia e la testimonianza di conformazione a Cristo –  emerge ancora dal testo -. Alcuni chiedono se la sua convenienza teologica con il ministero presbiterale debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso». E a proposito di diaconi e sacerdoti, nella relazione si parla anche della loro formazione, la quale richiede “particolare attenzione”: «Nelle Chiese latine – constata la Relazione di sintesi -, il diaconato permanente è stato attuato in modi diversi nei vari contesti ecclesiali. Alcune Chiese locali non l’hanno introdotto affatto; in altre, si teme che i diaconi vengano percepiti come una sorta di rimedio alla carenza di preti. Talvolta la loro ministerialità si esprime nella liturgia, piuttosto che nel servizio ai poveri e bisognosi della comunità. Da qui la necessità di effettuare una valutazione sull’attuazione del ministero diaconale dopo il Concilio Vaticano II».

Infine nel Sinodo si è parlato anche di sessualità: «Approfondire il tema dell’educazione affettiva e sessuale – invita il documento di sintesi, all’interno del quale non compare mai l’acronimo LBGT, presente invece nell’Instrumentum laboris, ma si parla di “orientamento” sessuale  -, per accompagnare i giovani nel loro cammino di crescita e per sostenere la maturazione affettiva di coloro che sono chiamati al celibato e alla castità consacrata. Alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale, al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, alle problematiche etiche connesse all’intelligenza artificiale, risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa, perché pongono domande nuove. Talora le categorie antropologiche che abbiamo elaborato, non sono sufficienti a cogliere la complessità degli elementi che emergono dall’esperienza o dal sapere delle scienze e richiedono affinamento e ulteriore studio. È importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il corpo della Chiesa. Molte indicazioni sono già offerte dal magistero e attendono di essere tradotte in iniziative pastorali appropriate».

Infine la Relazione di sintesi ha voluto ribadire un aspetto fondamentale, relativo al fatto che la Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, che richiede «la disponibilità a decentrarsi per lasciare spazio all’altro. La Chiesa vuole ascoltare tutti, e deve ascoltare con particolare attenzione e sensibilità la voce delle vittime e dei sopravvissuti agli abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte di membri del clero o di persone con incarichi ecclesiali. L’ascolto autentico è un elemento fondamentale del cammino verso la guarigione, il pentimento, la giustizia e la riconciliazione».

About Davide De Amicis (4383 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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