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“Urgente educare al rispetto, formare uomini capaci di relazioni sane”

"L’amore vero - ricorda monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei - è quello che non pretende, che non trattiene, che non possiede, ma che serve l’altro nella sua libertà. L’amore è vivere perché l’altro possa vivere, mai costringerlo dentro i nostri schemi istintuali o progettuali. È una giornata che deve far riflettere e che ci induce alla preghiera e all’impegno perché non accada più"

Lo ha affermato Papa Francesco alla vigilia dell’odierna Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Papa Francesco

Per l’odierna Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne la Chiesa, a tutti i livelli, si è espressa per condannare questo fenomeno gravissimo, rilanciando la necessità di formare gli uomini ad una corretta gestione ed espressione dei sentimenti. Lo ha fatto Papa Francesco che, questo giovedì, ricevendo gli esponenti del mondo della comunicazione rappresentati da Fisc, Uspi, Corallo e Aiart ha affermato: «Vediamo dalle tristissime cronache di questi giorni – osserva -, dalle terribili notizie di violenza contro le donne, quanto sia urgente educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane».

Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano

Un concetto, quest’ultimo, richiamato e sostenuto ieri dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin: «Bisogna insistere sull’educazione – conferma il porporato, a margine del convegno “Il Magistero di Giovanni Paolo I alla luce della sua biblioteca” che si è svolto alla Pontificia Università Gregoriana -. Quando il Papa parla di formazione parla di educazione, soprattutto delle nuove generazioni, per superare una mentalità che può portare ad atti tragici e instaurare una cultura del rispetto e della collaborazione. C’è bisogno davvero di un grande lavoro sinergico da parte di tutte le agenzie educative e soprattutto che vadano nello stesso senso, che non mandino messaggi contraddittori, che si vada tutti nello stesso senso di rafforzare i valori che stanno alla base della convivenza civile anche del rapporto tra i sessi».

Anche la Conferenza episcopale italiana ha espresso la sua vicinanza alle donne vittima di violenza, attraverso il videomessaggio pubblicato dall’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi sul portale diocesano: «Ogni giorno – esorta il presule – è utile per ascoltare fatti di violenza che si insinuano nei rapporti più importanti, quelli affettivi, quelli di fiducia e che vedono vittime le donne, ad opera spesso di uomini incapaci di accettare le loro scelte. Si tratta di una data simbolica che non vuole solo richiamare l’attenzione sul fenomeno diffuso qual è il femminicidio, ma che chiede con urgenza un posizionamento politico e socio-culturale netto, con obiettivi solidi. La violenza sulle donne affligge la nostra società e necessità un impegno condiviso, affinché possa essere eliminata dalle radici le quali, come ha fatto notare anche il Papa, crescono “nel terreno del pregiudizio, del possesso, dell’ingiustizia“».

Monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei – Ph: Cristian Gennari/Siciliani

Da parte di monsignor Baturi, non è un mancato anche un riferimento all’attualità: «L’ultimo fatto che ha scosso l’opinione pubblica nazionale – ricorda il segretario generale della Cei – porta i nomi di Giulia e di Filippo. Nomi comuni che potrebbero appartenere a persone da noi conosciute o a nostri familiari, perché c’è un veleno di violenza che sta davvero corrompendo tanti nostri rapporti. Come Chiesa, ci impegniamo anzitutto alla preghiera, perché Dio tocchi il cuore di tanti nostri giovani e accolga nel suo Regno di felicità le vittime di violenza. Ma la Chiesa si impegna anche all’educazione all’amore e al rispetto della libertà dell’altro. L’amore vero è quello che non pretende, che non trattiene, che non possiede, ma che serve l’altro nella sua libertà. L’amore è vivere perché l’altro possa vivere, mai costringerlo dentro i nostri schemi istintuali o progettuali. È una giornata che deve far riflettere e che ci induce alla preghiera e all’impegno perché non accada più».

Don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana

Ed è un approccio molto concreto quello espresso da Caritas italiana che, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorda «le troppe donne – constata il direttore don Marco Pagnielloche, anche in questo 2023, hanno subito abusi, maltrattamenti, finanche la morte, a causa della scellerata violenza ingiustamente perpetrata nei loro confronti. Nell’esprimere vicinanza a tutte le donne, sentiamo l’urgenza di promuovere, attraverso le nostre comunità, percorsi di educazione all’affettività, al rispetto delle altre persone. Le Caritas sono pronte a fare la loro parte insieme a tutta la comunità ecclesiale nel cercare le cause e soprattutto le soluzioni al fenomeno così grave della violenza. È un percorso da fare insieme, senza volersi sostituire ad altri, ma con la consapevolezza di dover fare la propria parte, soprattutto promovendo progetti di accompagnamento verso nuovi percorsi di dignità».

A tal proposito, la rete Caritas è da anni impegnata nell’accompagnamento e nelle protezione delle donne che si rivolgono ai servizi operativi sul territorio, chiedendo ascolto, sostegno, solidarietà e protezione. Nello specifico, attraverso l’esperienza avviata con il progetto “Microcredito di libertà” promosso dal Ministero delle Pari Opportunità in collaborazione con Abi, Enm e Federcasse, Caritas Italiana ha promosso una rete nazionale denominata “progetto Ruth”, composta da Caritas diocesane impegnate ad assistere e accompagnare donne vittime di violenza economica nel richiedere finanziamenti di microcredito sociale: «La violenza economica – ricorda Caritas italiana – è una forma di violenza domestica che, attraverso condizionamenti come il controllo delle spese, il divieto di utilizzare il proprio denaro, l’inconsapevole sottoscrizione di finanziamenti o garanzie, conduce la donna a un ulteriore grado di sottomissione e controllo».

Infatti, anche dal recente rapporto di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale in Italia“Tutto da perdere”emerge che le problematiche di tipo familiare hanno incidenza sulle condizioni di fragilità. Di tutte le persone accompagnate nel corso del 2022 dai Centri d’ascolto e servizi Caritas, sparsi in oltre 200 diocesi, una persona su cinque tra gli italiani che si rivolgono alle Caritas, per lo più donne, manifesta una problematica di tipo familiare: «Ciò – osserva Caritas italiana – chiama in causa quegli aspetti e quelle dimensioni della vita umana che influenzano la condizione di benessere psicofisico della persona e che possono rievocare proprio quei contesti di violenza e solitudine in cui si trovano molte donne».

Parliamo soprattutto di problemi familiari: separazioni e divorzi (28,4%), conflittualità di coppia (11,9%), maternità nubile (7,9%), maltrattamenti e trascuratezze (4,8%). Il progetto Ruth va dunque a potenziare le tante attività che le Caritas diocesane svolgono attraverso servizi dedicati alle donne fragili e vittime di violenza, che permettono di sostenere e proteggere quante con coraggio e determinazione affrontano il difficile percorso di ricostruzione della propria vita. È questa una rete di più di 100 Caritas diocesane che sempre più spesso negli ultimi anni, anche grazie ai fondi 8xmille, hanno realizzato servizi e progetti rivolti alle donne fragili, vittime di violenza o sfruttamento, per l’ascolto – anche psicologico e legale – l’accoglienza – anche in forma emergenziale – e l’avviamento lavorativo, e hanno sottoscritto protocolli territoriali con istituzioni, Enti locali, Servizi sanitari e Centri antiviolenza. Info: https://www.caritas.it/dare-voce-e-coraggio-alle-donne-vittime-di-violenza/.

About Davide De Amicis (4383 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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