Senzatetto morti in strada: “Fare memoria ci libera dall’indifferenza”
"L'impegno a favore degli ultimi deve essere sempre maggiore - sottolinea Carlo Masci, sindaco di Pescara - . Per quanto ci riguarda c'è. Noi investiamo 18 milioni di euro nel sociale al Comune di Pescara. Abbiamo 78 servizi che eroghiamo sul territorio alle persone che hanno bisogno. Lo facciamo attraverso le associazioni al terzo settore, quindi anche la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, tutte le associazioni che sono disponibili e danno un grandissimo aiuto a alla città, alle persone e a questo territorio"
È stata come sempre toccante e struggente il ricordo dei senza fissa dimora morti in strada a Pescara e non solo, reso ieri da centinaia di pescaresi che hanno partecipato alla santa messa – presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti e concelebrata dal parroco don Achille Villanucci – dedicata loro dalla Comunità di Sant’Egidio nella chiesa di San Giuseppe a Pescara: «Cari amici – introduce Gilberto Grasso, responsabile pescarese del movimento laicale -, benvenuti a tutti a questa celebrazione in cui vogliamo ricordare Modesta Valenti e, con lei, tanti altri uomini e donne che vivevano nelle strade della nostra città di Pescara e che oggi non sono più con noi. È da 30 anni che la Comunità di Sant’Egidio celebra questa memoria a Roma, come in tante altre città italiane ed europee dov’è presente, da quando Modesta morì sola, senza soccorsi, alla stazione Termini. Aveva 71 anni e viveva per strada, nei pressi della stazione dove si rifugiava la notte per dormire. Ed è qui che il 31 gennaio del 1983 si sentì male, ma l’autoambulanza si rifiutò di prenderla perché sporca e morì dopo poche ore in attesa che qualcuno si decidesse a darle soccorso. Oggi ricorderemo lei e tanti nostri amici di Pescara che sono morti strada in questi anni, che abbiamo conosciuto personalmente. Il primo è stato Emilio, di cui conserviamo viva la memoria. Aveva poco più di 40 anni, ma le sue condizioni di vita hanno peggiorato la salute fino al giorno della sua morte avvenuta l’8 febbraio del 2009. Faremo dunque memoria di ognuno di loro, pronunciando il nome e accendendo una candela perché vogliamo ricordarli per sempre come fratelli, uno per uno. Il fiore è l’immagine che avete trovato entrando in chiesa – ne era stato posato uno su di ogni posto a sedere. Saranno benedetti alla fine della celebrazione per conservare la memoria di questa giornata e non dimenticare chi soffre per la solitudine e l’indifferenza».
E un ricordo molto sentito, verso i senza fissa dimora morti in strada a Pescara, lo ha rivolto anche il presule nell’omelia: «La parola che colpisce di più in questa pagina del Vangelo or ora proclamata – premette l’arcivescovo Valentinetti – è proprio “convertitevi”. E la liturgia che stiamo celebrando con il fortissimo segno della memoria di coloro che purtroppo sono morti soli, abbandonati, in strada, è un grande richiamo alla conversione. Ma conversione da cosa? Dall’indifferenza perché, come avete ascoltato, molto spesso questi fratelli e queste sorelle muoiono nell’indifferenza, soli, abbandonati, magari qualcuno con turbe psichiatriche e anche incapace di accogliere un’ospitalità. Ce ne sono. E i fratelli della Caritas e i fratelli della Comunità di Sant’Egidio, e delle altre associazioni, ne conoscono parecchi. Ma l’importante è la memoria, perché essa ci libera dall’indifferenza. Oggi tutto sembra passare inosservato nell’indifferenza».
E quest’ultima sembra avvolgere l’umanità anche davanti la devastazione della guerra, giunta fino alle porte dell’Europa: «Nonostante i grandi richiami che ci sono anche alla dimensione della pace – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne -, si continua a fare la guerra. E tutti siamo, più o meno, edulcorati da un’indifferenza anche di fronte alle immagini più strazianti che possono venire dai teatri di guerra. Convertiamoci e rimaniamo attenti, con il cuore vigilante, perché il Regno di Dio si è avvicinato, il Regno di Dio è in mezzo a noi, è presente in mezzo a noi. E la conversione è in vista del fatto che c’è qualcuno, molto più grande di noi, molto più potente di noi, che non smette e non smetterà mai di proporre all’uomo, all’umanità, la sua alleanza».
Quindi un riferimento alle letture della prima domenica di Quaresima: «La prima lettura – ricorda monsignor Valentinetti -, la storia di Noè con l’arcobaleno che è segno dell’alleanza fra Dio e l’umanità, non solo fra Dio e Noè, ma fra Dio e l’umanità. Un’umanità che è amata nonostante le sue cattiverie e le sue perversioni, “Sarà il segno della pace fra il cielo e la terra e non distruggerò mai più ogni vivente che vive sulla faccia della terra”. Del resto, Mercoledì delle ceneri, abbiamo ascoltato San Paolo nel testo che ci dice, “Lasciatevi riconciliare con Dio”. L’iniziativa, anche della nostra conversione, è sua. Ma dobbiamo rispondere e avere una coscienza che per contemplare quell’alleanza, simboleggiata da quell’arco. Occorre fare un cammino nel deserto, molto spesso identificato non continuamente dalla nostra vita, dalla nostra esistenza».
Un deserto che attraversiamo tutti noi: «Certamente il deserto di questi fratelli che sono morti soli – puntualizza monsignor Tommaso Valentinetti -, il deserto di tanti altri fratelli che assistiamo continuamente. Ma vivono nel deserto, vivono nel deserto degli affetti, vivono nel deserto della famiglia, vivono nel deserto delle lacrime, vivono nel deserto dell’aridità, vivono nel deserto del bisogno e possono essere tentati. E noi, quando vogliamo arrivare alla conversione e siamo coscienti che dobbiamo attraversare un deserto, possiamo essere tentati, come Gesù è stato tentato. Perché attraversare il deserto non è facile, anzi è molto complicato, ma tant’è. Il cammino della nostra realtà è questo, con la coscienza che ci aspetta quell’alleanza, che ci aspetta quell’amore infinito, che ci aspetta quella partecipazione di un Dio che si è fatto uomo, perché l’uomo possa salire alla dignità divina. E la memoria di questi fratelli ci fa ricordare che oggi essi sono in Dio, sono nella dignità divina. E noi li amiamo, li rispettiamo e li ricordiamo. Amen».
Quindi, al termine della preghiera dei fedeli, il ricordo di ogni singolo senza fissa dimora che, negli anni, ha perso la vita a Pescara attraverso la pronuncia dei loro nomi e l’accensione di una candela: «Oh Signore – afferma Roberta Casalini, già responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio, nell’intenzione di preghiera -, che sei l’amico e il consolatore di ogni uomo, soprattutto di chi è povero, e non dimentichi nessuno dei tuoi figli, noi vogliamo pregarti per tutti i nostri amici che abbiamo conosciuto e amato nelle strade di questa città. Insieme a Modesta, oggi, ricordiamo Emilio, Michele, Cristian, Frank, Paolo, Cosimo, Silvio, Valentin, Kai, Barbara, Monica, Salvatore, Andrea, Ines, Mariagrazia, Elliot, Natalino, Ian, Antonio, Titina, Francesco, Giuseppe, Mohamed, Donato, Alfredo, Beate, Sandra, Bara, Domenico, Eduard, Andrej, Liberato, Giovanni, Adam, Beata, Matteo, Pavel, Leslav, Angelo. Con loro, Dominiq, Gabriele e Giacomo, di cui ricordiamo la grande amicizia. Signore, con dolore ricordiamo coloro che – negli ultimi due anni – sono morti in strada per il freddo e gli stenti. Laura, Angelo, trovati senza vita entrambi nel 2022 in angoli nascosti della nostra città. Aziz, che ha perso la vita il primo luglio 2022 in un furgone abbandonato, accanto ai luoghi di passeggio cittadino; un uomo di origine indiana, trovato privo di vita in una roulotte il 5 dicembre 2022; Giuliano, 32 anni, che ha perso la vita lo scorso giugno nei pressi della stazione centrale di Pescara; Macej Franciscek, morto per strada in un rifugio di fortuna lo scorso 16 settembre; Ruggero, trovato privo di vita in un luogo nascosto della città il 9 dicembre scorso. Oh Signore, ti preghiamo anche per tutti coloro di cui non abbiamo conosciuto il nome, di quelli che non abbiamo nominato, ma che tu ami e conosci uno ad uno. Tu che sei Pastore buono e vegli sulla vita di tutti, accogli e custodisci questi nostri fratelli nel tuo amore e concedici di non dimenticarli mai, in attesa di riunirci insieme nel tuo Regno dove la vita non finisce».
Al termine della santa messa, non è mancato un momento conviviale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio per i bisognosi pescaresi. E alla toccante liturgia eucaristica ha preso parte anche il sindaco di Pescara Carlo Masci che, a margine dell’appuntamento, ha fatto il punto della situazione in merito ai provvedimenti a sostegno degli ultimi in città: «L’impegno non manca per assistere gli ultimi – assicura il primo cittadino -. Noi dobbiamo esserci, perché le Istituzioni non possono mancare a queste iniziative, che sono iniziative di popolo, in cui c’è un grande sentimento, un grande trasporto. Noi dobbiamo pensare agli ultimi e io ripeto sempre che a Pescara nessuno deve essere lasciato indietro. Abbiamo una grande collaborazione tra il Comune e le associazioni del terzo settore di volontariato, che si concretizza poi in atti che si svolgono sul territorio attraverso un’assistenza continua. Lo facciamo con grande impegno, con grande dedizione, ringraziando tutti coloro che si mettono a disposizione in un momento difficilissimo della vita dell’uomo, della vita del mondo. Ma non dobbiamo mai dimenticare gli ultimi che, purtroppo, stanno aumentando sempre di più, perché noi siamo passati da 8.200 persone che il Settore sociale del Comune seguiva nel 2019 a circa 13.500 che oggi segue dopo il Covid. La pandemia è stata uno spartiacque incredibile, che ha purtroppo modificato la vita di molte persone e quindi l’impegno deve essere sempre maggiore. Per quanto ci riguarda c’è. Noi investiamo 18 milioni di euro nel sociale al Comune di Pescara. Abbiamo 78 servizi che eroghiamo sul territorio alle persone che hanno bisogno. Lo facciamo attraverso le associazioni al terzo settore, quindi anche la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, tutte le associazioni che sono disponibili e danno un grandissimo aiuto a alla città, alle persone e a questo territorio».
Tra l’altro, proprio recentemente, l’amministrazione comunale ha attivato progetti importanti per i percettori del reddito di cittadinanza e coloro che non possiedono un’abitazione: «Abbiamo fatto molti progetti importanti in questi anni e il co-housing è uno di quelli, attraverso il recupero e la riqualificazione delle case, degli immobili confiscati alla criminalità organizzata che sono stati messi a disposizione dei senzatetto. Devo dire che questo progetto hanno funzionato moltissimo è la cosa più bella è stata vedere persone che erano in mezzo alla strada, senza tetto, senza nessuna prospettiva di vita, aver recuperato una vita normale così. Per quanto riguarda gli ex percettori del reddito di cittadinanza, in questi giorni, abbiamo un bando per coinvolgere circa 100 persone in lavori di pubblica utilità sul territorio pescarese. Parliamo appunto di ex percettori di reddito di cittadinanza, ma anche di coloro con un Isee inferiore a 9.500 €. Quindi una platea abbastanza vasta che, in parte, percepisce l’assegno di inclusione, ma che potrà ampliarlo svolgendo dei lavori per conto del Comune di Pescara».