Ascensione: “Ci lascia il mandato di annunciare che il Signore è vicino”
"Il Vangelo - ricorda l'arcivescovo Valentinetti - va messo sul comodino sul comodino, perché ogni sera si legge una pagina di Vangelo, tutte le sere, in modo tale che si ascolta il Signore che parla e si ascolta che cosa Lui ci vuole dire e che cosa Lui vuole da noi e cosa chiede a noi. Sapete, a noi chiede una parola essenziale, amore, voler bene, perdonare, essere capaci di condivisione, di unità. Quella stessa parola di San Paolo agli efesini, “l'unità della comunità, l'unità della Chiesa”

Ieri l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha presieduto la santa messa, nella solennità dell’Ascensione di Gesù, presso il Santuario del Cuore Immacolato di Maria a Pescara. Una liturgia eucaristica, quella concelebrata dal parroco padre Albert Sedogu, nell’ambito della quale ha anche impartito il sacramento della Cresima su di alcuni giovani.
Quindi, nell’omelia, la spiegazione di questa solennità: «Che cos’è l’Ascensione di Gesù al cielo? – s’interroga il presule -. Qualcuno potrebbe dire “Ma Gesù è risorto… Nel momento in cui è risorto è già questo il momento dell’Ascensione”. Infatti per 40 giorni appare, ma non sta con i discepoli così come negli anni precedenti. Allora, per comprendere questo evento dell’Ascensione, abbiamo dovuto comprendere qual è stato uno dei problemi con cui la comunità cristiana si è dovuta confrontare immediatamente. Gesù era solo vero uomo o solo vero Dio? Oppure Gesù era contemporaneamente vero uomo e vero Dio? Che era vero uomo non c’erano dubbi… Aveva mangiato con i discepoli fino all’ultima cena, aveva parlato, aveva predicato, aveva operato miracoli, segni. Aveva curato tanti malati, aveva perdonato dei peccati nella sua autorevolezza, ma la sua divinità come la si poteva dimostrare? Ecco la sua divinità nasce da questo racconto dell’Ascensione, che troviamo all’inizio del testo degli Atti degli apostoli e troviamo poi alla fine dei vangeli. Tenete ben presente che i Vangeli non sono stati scritti subito dopo la morte e la risurrezione di Gesù, ma sono passati svariati anni perché potessero essere scritti. E allora, la testimonianza che Gesù era veramente vero Dio e vero uomo. Vero Dio perché “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Cioè, Gesù torna nella condizione primordiale, che l’evangelista San Giovanni, se lo ricordate bene, descrive all’inizio del suo Vangelo “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio”. Nulla è stato fatta senza di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. Cioè questa divinità che scende, questa divinità che sale. San Paolo dice molto bene “discese e ascese”».
Da qui la dimensione della divinità, che viene sottolineata attraverso la teofania: «La manifestazione potente di Dio – spiega l’arcivescovo Valentinetti -. Già l’antico testamento aveva visto delle teofanie. Pensate a Mosè sul Monte Sinai, a Elia rapito in cielo su di un carro di fuoco, pensate a Melchisedech di cui non si è saputo più nulla della sua vita e della sua morte. Dunque l’elemento della teofania sottolinea che c’è Dio che opera, che c’è Dio che agisce e c’è Dio che è presente, e in Gesù c’è tutta l’umanità e tutta la divinità. Ecco perché la Chiesa celebra l’Ascensione, ma quest’ultima lascia un mandato alla luce di quello che accadrà 10 giorni dopo, cioè il dono dello Spirito Santo, quello che accadrà fra poco per voi carissimi giovani, carissimi ragazzi».
Quindi l’arcivescovo di Pescara-Penne, rivolgendosi primariamente ai giovani cresimandi, ha ricordato quale fosse questo mandato: «Annunciate, predicate e siate testimoni – esorta l’alto prelato -. Due mandati. Ognuno, così come ci ha detto San Paolo gli efesini, con il suo compito, ognuno con il suo dono, ognuno con il suo carisma. Ma annunciate che il Signore è vivo e che tornerà nella gloria, che il Signore è il Signore della nostra vita. E soprattutto testimoniate il suo amore in mezzo alla storia, dentro la vita di tutti i giorni. Lo Spirito Santo che state per ricevere serve proprio a questo, ho aggiunto la parola “serve” ma è efficace, affinché siate capaci di dire anche voi una parola di testimonianza al Signore Gesù. E per dire questa parola di testimonianza, penso che i catechisti ve l’abbiano suggerito, ce l’avete un Vangelo a casa? Dove l’avete messo questo Vangelo? In che posto della casa? In libreria? No, va messo sul comodino sul comodino, perché ogni sera si legge una pagina di Vangelo, tutte le sere, in modo tale che si ascolta il Signore che parla e si ascolta che cosa Lui ci vuole dire e che cosa Lui vuole da noi e cosa chiede a noi. Sapete, a noi chiede una parola essenziale, amore, voler bene, perdonare, essere capaci di condivisione, di unità. Quella stessa parola di San Paolo agli efesini, “l’unità della comunità, l’unità della Chiesa”».
Da qui l’auspicio dell’arcivescovo Valentinetti: «Ecco, questa sera io prego per voi, carissimi giovani – conclude -, perché possiate vivere intensamente questo momento, ma voi pregate per il catechista o i catechisti che vi hanno accompagnato. Pregate per i pastori di questa comunità, per il parroco e i suoi collaboratori, e per la comunità perché si esprima questo senso di annuncio e di testimonianza. E pregate anche per me, perché io possa essere capace di continuare ad annunciare con franchezza e con verità la Parola del signore e possa continuare ad operare per il bene della nostra Chiesa, amen».
Oggi, in occasione della memoria liturgica della Madonna di Fatima, alle 18 verrà celebrata una santa messa nel Santuario della Divina Misericordia, al termine della quale verrà portata in processione attraverso le vie della parrocchia l’effige mariana.