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“Non serve eroismo, ma la santità feriale nell’accoglienza di un fratello”

La santità - spiega monsignor Valentinetti - è la meta della vita, è la meta del credente. Oserei dire, con uno sforzo teologico un po' ardito, che è la meta dell'uomo che corrisponde nella verità alla sua umanità e nella sua umanità riesce a trovare la via della fede, la via della risposta al Signore che chiama. Dunque è una grande consolazione. Possiamo aspirare a questa santità. Anzi, Dio la sta stampando nella nostra vita e nella nostra storia"

Lo ha affermato l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la santa messa di Ognissanti nella parrocchia della Beata Vergine Maria Stella Maris di Pescara

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia della santa messa di Ognissanti

È stato un forte invito a vivere la santità feriale, quella della “porta accanto”, il messaggio rivolto ai credenti dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti in occasione della santa messa che ha presieduto, venerdì 1 novembre nella parrocchia della Beata Vergine Maria Stella Maris di Pescara, nella solennità di Ognissanti nonché Giornata della santificazione universale promossa dal Movimento Pro Sanctitate, che ha animato la liturgia eucaristica: «Una giornata – ricorda il movimento in apertura di celebrazione – ideata e promossa fin dal 1957 dal servo di Dio Guglielmo Giaquinta. Siamo invitati a rivolgere il nostro sguardo a tutti gli uomini e le donne che hanno contribuito con l’amore a cambiare il corso della storia. Quelle dei Santi sono vite che brillano come stelle nel corso dei secoli. Questi sono esempi di una umanità libera, autentica e vitale. Guardando loro non possiamo non ricordare che per ogni uomo Dio ha tracciato una strada di santità. Guardando loro non possiamo non vedere la santità come risposta di cambiamento in un mondo lacerato da conflitti e ingiustizie».

Quindi uno sguardo all’imminente Giubileo: «“Pellegrini di speranza, costruttori di pace” – aggiunge il Pro Sanctitate – è la riflessione che il Movimento propone quest’anno. Vogliamo accogliere l’invito di Papa Francesco per l’anno giubilare che sta per iniziare, quello di tenere accesa la fiaccola della speranza – che ci è stata donata – e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Seminare speranza significa impegnarsi a costruire la pace. Come ci ricorda Papa Francesco, tutto ciò sarà possibile se saremo capaci di recuperare il centro di fraternità universale. Se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani. Sia la Giornata della santificazione universale occasione per rinnovarci nella preghiera e nella comunione con Gesù, speranza che non delude».

Quindi è stato l’arcivescovo Valentinetti, nell’omelia, ad approfondire il senso e il valore di questa solennità riprendendo le letture del giorno: «La parola di Dio di questa divina liturgia, nello svolgersi delle tre letture – osserva il presule -, ci presenta tre aspetti della santità. Il primo aspetto, il libro dell’Apocalisse, la grande contemplazione di San Giovanni Apostolo di quella moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua, che portava palme nelle mani e che cantavano un canto nuovo al trono di Dio e all’agnello… “Amen, lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli e secoli, Amen”. Il testo è sicuramente influenzato dalla vicenda dei primi cristiani. L’autore del libro dell’Apocalisse scrive intorno al 100-110 dopo Cristo e già i cristiani erano stati perseguitati da parte dell’impero romano e non solo da parte di quest’ultimo. Molti avevano subito il martirio. Ecco perché avevano lavato le loro vesti rendendole candide il sangue dell’agnello. Ecco perché portavano palme nelle mani, la palma del martirio. Ma sicuramente il testo non è restringibile solo a quel tempo, a quelle persone che hanno vissuto quella vicenda umana e quella testimonianza cristiana, ma è rapportabile a ogni tempo della storia. Tutti conosciamo il mistero della santità, sia per i tanti altri martiri che si sono succeduti in due millenni e più di cristianesimo fino ad oggi, e i santi per la loro vita semplice, ma anche per la loro vita eroica, dedita al Signore, dedita all’amore di Dio e all’amore dei fratelli. Dunque, il primo quadro è la contemplazione di questo mistero della santità, che si scrive nella vita di tanti fratelli e di tante sorelle».

I fedeli presenti nella Parrocchia della Beata Vergine Maria Stella Maris di Pescara

Il secondo aspetto l’arcivescovo di Pescara-Penne l’ha estrapolato dalla seconda lettura, la prima lettera di San Giovanni Apostolo: «Se ci sono dei santi – s’interroga monsignor Tommaso Valentinetti -, possiamo essere santi? La santità è dono. La santità viene dal cielo. Il germe della santità, nella nostra vita, è stato messo nel battesimo, per tanti di noi confermato nella Cresima e negli altri sacramenti dell’impegno nella vita cristiana. Ma è dono, è dono del Signore, è dono che chiede corrispondenza, che chiede risposta. È una santità che ci è data gratuitamente e gratuitamente dobbiamo rispondere al Signore che ci farà simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è. Ecco il mistero della santità, che si dipana nel tempo e nella storia della nostra vita, in una continua ricerca per arrivare a quel giorno in cui il Signore si manifesterà e noi saremo simili a Lui. E noi saremo così come Egli è. Non è impossibile. Non è una meta irraggiungibile. È la meta della vita, è la meta del credente. Oserei dire, con uno sforzo teologico un po’ ardito, che è la meta dell’uomo che corrisponde nella verità alla sua umanità e nella sua umanità riesce a trovare la via della fede, la via della risposta al Signore che chiama. Dunque è una grande consolazione. Possiamo aspirare a questa santità. Anzi, Dio la sta stampando nella nostra vita e nella nostra storia».

Infine il terzo “quadro”, rappresentato dalla pagina del Vangelo: «La bellissima e notissima pagina delle Beatitudini – sottolinea l’arcivescovo Valentinetti -. Chi è santo? Ma forse, molto spesso, siamo abituati a leggere le vite dei santi, dove si mettono in evidenza l’eroicità di questi fratelli e di queste sorelle. Ma Papa Francesco, ultimamente, ci ha detto che forse ci dobbiamo accorgere della santità del fratello e della sorella della porta accanto. Una santità feriale, una santità del diuturno (che si protrae a lungo), una santità del quotidiano. Una santità che passa attraverso le piccole grandi cose e le piccole grandi scelte delle beatitudini. La beatitudine della mitezza, la beatitudine della misericordia, la beatitudine della purezza, la beatitudine dell’essere operatore di pace. Quanto ce ne sarebbe bisogno, di questi tempi, di operatori di pace! Stiamo assistendo agli operatori di violenza, agli operatori di guerra, agli operatori di odio, agli operatori di fabbricanti di armi. Ma il mondo, secondo le accezioni peggiori che si voglia dire, rigetta queste dimensioni della vita cristiana. Le rigetta e le considera debolezza, le considera insignificanza. Quando si parla di misericordia, quando si parla di accettazione di un mistero che è la sofferenza nella propria vita e nella propria esistenza, ci si dice che siamo incompetenti, che forse siamo ingenui, che forse siamo scemi. Ma è la santità della ferialità, è la santità della porta accanto, è la santità di cui molto spesso non ci accorgiamo, ma che pur passa dentro la vita di tanti fratelli e di tante sorelle».

Quindi l’auspicio finale del presule: «Che il Signore ci conceda la coscienza di questa santità – invoca monsignor Valentinetti -. Ci conceda la coscienza di questa verità. Non eroismi inutili, ma quotidianità feriale, nell’accoglienza, nello sguardo sereno di un fratello con il fratello, di una sorella con la sorella, del perdono reciproco all’interno della famiglia, di una purezza di vita semplice e soprattutto in una capacità educativa nei confronti dei giovani che devono accogliere l’idea che non è la violenza che può risolvere i problemi, ma è l’amore, è la verità, è la gioia, è la pace, è la serenità che può dare sviluppo ad una vita integrata, ad una vita piena di gioia e di verità. Che il Signore ci faccia contemplare questi tre quadri di santità e ci dia la grazia di immergere il nostro cuore in quel cuore della Santa Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, l’unico tre volte santo, a cui sia gloria, lode, onore ora e sempre, nei secoli dei secoli, amen».

Al termine della santa messa, il Movimento Pro Sanctitate ha presentato la propria iniziativa solidale annuale: «La santità – affermano i componenti -, per essere vissuta nella sua totalità, deve abbracciare anche gesti di fraternità condivisa. Come per gli altri anni, anche quest’anno abbiamo pensato ad un gesto che diventa un segno per raggiungere più persone e annunciare la chiamata alla santità. All’interno del progetto “Un girasole per te”, abbiamo realizzato delle penne il cui ricavato delle offerte donate sarà devoluto all’associazione “Da.pa.du”, che promuove lo sviluppo sociale e assistenza umanitaria nel Burundi».

About Davide De Amicis (4522 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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