Ragazzi: “Portatori di speranza naturali le cui intuizioni ci guidano”
"Il sogno del missionario dell’Acr - sottolineano Annamaria Bongio e Claudia D'Angelo - è ancora quello che è stato tracciato più di 50 anni fa e ha a che fare con il protagonismo dei ragazzi. Crediamo fortemente che i ragazzi oggi possano e debbano essere accolti e valorizzati dentro questa dimensione come discepoli missionari e, in quanto tali, apostoli nelle nostre comunità. Sono una presenza che ci restituisce una bella testimonianza di vita e di fede, che è ricchezza per tutta la comunità"

Si è svolto nelle giornate di sabato 22 e domenica 23 febbraio scorsi a Montesilvano (Pescara), presso il “Grand Hotel Montesilvano”, il Seminario nazionale dell’Azione cattolica dei ragazzi (Acr), dal tema “Spoiler – I piccoli, profeti di speranza nella comunità”, che ha visto la partecipazione di incaricati regionali, responsabili diocesani e parrocchiali, oltre a membri d’equipe, educatori e assistenti spirituali giunti da tutta Italia. Parole chiave dell’appuntamento sono state “profezia e speranza”, per comprendere innanzitutto come – all’interno della relazione educativa – sia possibile rileggere il protagonismo dei ragazzi in chiave profetica, essendo loro un segno di speranza nella Chiesa. A margine dell’appuntamento, per La Porzione.it e Radio Speranza InBlu, abbiamo voluto approfondire questi argomenti con la responsabile nazionale Acr Annamaria Bongio e con la vice responsabile nazionale Acr (originaria della Diocesi di Teramo-Atri) Claudia D’Angelo.
Cosa significa e come si fa ad essere profeti di speranza nella comunità attraverso il protagonismo dei ragazzi?
«L’Azione cattolica dei ragazzi da sempre si fa promotrice del protagonismo dei piccoli e, anche in questo tempo, vuole portare avanti la riflessione sul protagonismo dei bambini e dei ragazzi. Crediamo che ogni bambino e bambina, ogni ragazzo e ragazza, con le loro domande possano darci delle prospettive di impegno essendo profeti dentro questa società, per costruire una Chiesa e una società a misura di persone. Quindi il tentativo di questo seminario è stato proprio quello di riportare al centro della riflessione degli educatori di tutta Italia il protagonismo dei piccoli, che possono dire qualcosa ancora oggi a tutti quanti noi, aiutandoci a tracciare un po’ le strade su cui costruire questa società».
Profezia e speranza sono due parole chiave perché da un lato stiamo vivendo la stagione del Sinodo, il cammino sinodale prima della Chiesa universale con quello della Chiesa italiana ancora in corso, e dall’altro il Giubileo “Pellegrini di speranza e l’Acr, come il resto dell’Azione cattolica e delle associazioni e movimenti ecclesiastici, vive queste due dinamiche. Allora, innanzitutto per quanto riguarda il Sinodo, come vi vedete all’interno di questo processo di cambiamento della Chiesa e qual è il vostro ruolo?

«Il desiderio di voler collocare questo appuntamento in questi giorni, in questa stagione specifica che la Chiesa sta vivendo, era proprio dettato dal fatto di voler aiutare gli educatori che hanno partecipato a questo appuntamento formativo a riflettere rispetto a quello che è il cammino che le Chiese in Italia – e la Chiesa universale – stanno facendo. Per quanto riguarda il cammino sinodale, le Chiese in Italia stanno andando verso quella che è la conclusione della fase profetica, che comincerà a restituirci un po’ i primi frutti di questo lavoro, i quali poi avranno bisogno di essere espressi dentro quella che è la vita delle nostre comunità, con un occhio di particolare riguardo per i nostri ragazzi. Si dice che il Sinodo ci chiamerà ad alcune conversioni, che toccheranno – speriamo profondamente – la vita dei piccoli. Certamente una conversione grande a cui il Sinodo ci richiama, è quella di una formazione che sia integrale e quindi anche qui quella che è la proposta formativa dell’Acr, che si basa su una catechesi appunto esperienziale che vive dentro la dinamica del rapporto tra vita e fede, è chiamata ad essere rinnovata in modo molto forte, convinto e significativo. Un’altra chiave di lettura sicuramente è legata alla dimensione della comunità, che dev’essere fortemente riscoperta, dentro la quale i nostri ragazzi stanno. Non dev’essere quel luogo che serve a trattenerli dentro una dimensione, ma un’occasione di accompagnamento per i ragazzi che vivono l’esperienza associativa. Quindi formazione integrale e comunità».
Si parla tanto di sogno missionario. In questo Sinodo, tutte le parrocchie d’Italia stanno elaborando il proprio “sogno missionario” per elaborare una proposta formativa migliore e più adeguata ai tempi. Allora qual è il sogno missionario dell’Acr?
«Il sogno del missionario dell’Acr è ancora quello che è stato tracciato più di 50 anni fa e ha a che fare con il protagonismo dei ragazzi. Crediamo fortemente che i ragazzi oggi possano e debbano essere accolti e valorizzati dentro questa dimensione come discepoli missionari e, in quanto tali, apostoli nelle nostre comunità. Sono una presenza che ci restituisce una bella testimonianza di vita e di fede, che è ricchezza per tutta la comunità».
Siamo anche nel Giubileo e i ragazzi sono chiamati ad essere portatori di speranza, pellegrini di speranza. Qual è il percorso da compiere affinché possano esserlo al meglio?
«Probabilmente più che di un percorso si tratta di un impegno, perché i bambini e i ragazzi sono naturalmente portatori di speranza. Alle volte non viene dato loro spazio. Quindi il percorso è per giovani-adulti che, all’interno della comunità, possono creare spazi di protagonismo per i piccoli, dove mettersi in ascolto reciproco e lasciarsi anche guidare da quelle che sono le loro intuizioni».
Immancabili gli appuntamenti del Giubileo riservati ai ragazzi: quali sono e come li vivrà l’Associazione?
«Il Giubileo è un’occasione per tutta la Chiesa, quindi anche i bambini e i ragazzi partecipano all’interno delle loro comunità nei momenti che le singole diocesi vivranno andando anche a Roma. In particolare, per i più piccoli, ci saranno il Giubileo degli adolescenti (dal 25 al 27 aprile) e il Giubileo dei bambini (dal 30 maggio all’1 giugno), che rientrerà all’interno del Giubileo delle famiglie. Noi siamo pronti ad accogliere i bambini e i ragazzi che parteciperanno ai Giubilei degli adolescenti e delle famiglie, per vivere insieme questo momento straordinario della vita della Chiesa. Come Acr, tra l’altro, saremo presenti nelle piazze e nelle vie di Roma che saranno dedicate all’animazione formativa di questi appuntamenti. Per cui i ragazzi e gli educatori dell’Acr che parteciperanno al Giubileo, ci ritroveranno lì insieme ai bambini e ai ragazzi di tutto il mondo che vi prenderanno parte».
Per concludere… Il triennio associativo è cominciato da poco e state ancora scaldando i motori: quali sono gli orizzonti verso cui punta l’Azione cattolica dei ragazzi e verso cui questi ultimi – attraverso l’accompagnamento degli educatori e dei responsabili – protendono?
«Questo seminario è stato il primo appuntamento del triennio, che guarda verso un po’ l’orizzonte e le prospettive che ci siamo dati. Ci sembrava che questo tema, legato alla profezia e alla speranza, potesse essere proprio significativo per tracciare proprio un po’ quella che è la traiettoria del triennio stesso. Abbiamo tanti appuntamenti ancora da vivere. Certamente lavoreremo tanto sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili, ma anche sul tema della comunità educante e quindi anche dell’accompagnamento degli educatori. Così come continueremo a lavorare, ovviamente, anche sul protagonismo dei ragazzi. Il tutto in modo sinodale, perché siamo un’associazione di giovani, adulti, bambini e ragazzi – l’Acr è un’articolazione associativa che raccoglie nelle sue riflessioni non solo i bambini e i ragazzi, ma anche i giovani e gli adulti – quindi tutto quando detto lo vivremo in modo sinodale, associativo e unitario».