Sinodo: “Laici e presbiteri da formare insieme nella corresponsabilità”
"Il desiderio – conclude Roberta Fioravanti, referente del Cammino sinodale diocesano - è che il lavoro raggiunga tutte le comunità. Il lavoro dell’Assemblea sinodale diocesana è stato nuovamente un ascolto sinodale, un discernimento che abbiamo fatto insieme. È stato lo sviluppo del processo che stiamo vivendo e ci auguriamo che diventi oggetto di riflessione nelle nostre comunità"

Oggi si concluderà la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, in corso nell’Aula Paolo VI in Vaticano dal lunedì 31 marzo, con l’approvazione delle Proposizioni che rilanciano le scelte emerse nell’ambito del cammino comune svolto in tre ambiti: rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale, formazione dei battezzati alla fede e corresponsabilità nella guida della comunità. Queste Proposizioni verranno poi affidate al discernimento dei vescovi, i quali le riporteranno nelle Chiese locali. Non a caso, tra i mille partecipanti all’Assemblea, figura anche la delegazione della Chiesa di Pescara-Penne coordinata dall’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti e composta dai referenti sinodali diocesani Roberta Fioravanti, Loredana Reitano e Massimiliano Petricca.
Sono stati questi ultimi, nel corso del ritiro del clero diocesano che si è svolto lo scorso 18 marzo nel Centro pastorale di Cappelle sul Tavo, a fare il punto sul cammino sinodale svolto negli ultimi quattro anni. Un percorso impegnativo vissuto parallelamente da un lato con la riforma degli uffici pastorali di Curia e, dall’altro, con il confronto attraverso l’Assemblea sinodale diocesana e gli altri organismi di partecipazione.
LA RIFORMA DEGLI UFFICI PASTORALI DI CURIA DELLA CHIESA DI PESCARA-PENNE

Per quanto concerne i primi, c’è in corso un lavoro per renderli sempre più collaborativi tra loro e addentro alle dinamiche e alle esigenze ecclesiali del momento, uscendo dalla vecchia “pastorale degli eventi”: «Gli uffici rimarranno ancora – precisa l’arcivescovo Valentinetti, ma abbiamo trovato una modalità nuova di lavorare. Al centro degli Uffici di Curia, chiaramente, c’è il vescovo, poi c’è una funzione delegata che è quella del vicario episcopale per la Pastorale. Attraverso una serie di incontri, fatti non solo con i direttori degli uffici, ma anche con le equipe che lavorano con gli uffici, siamo arrivati a determinare un “sogno” per il rinnovamento della Curia, da cui sono nate alcune idee fondamentali. Abbiamo capito che gli uffici non possono più lavorare a compartimenti stagni, pastorale giovanile o familiare ad esempio, ma bisogna raccordare di più di lavoro. Poi abbiamo capito anche che gli uffici, in quanto tali, non devono più essere generatori di iniziative da far “cadere” in capo alle parrocchie, ma i recettori della situazione, affinché su di essa si possano poi programmare delle “sperimentazioni”».
Tutto questo è stato il frutto di un anno di lavoro, che ha consentito di maturare alcune consapevolezze: «Ha portato innanzitutto a chiederci – precisa il presule – quali sono le emergenze pastorali sulle quali riteniamo necessario intervenire. Partiamo dalla formazione. Non una formazione qualunque, ma la formazione di laici e presbiteri insieme in nome di una direzione battesimale che è la corresponsabilità. I laici impegnati nelle nostre comunità parrocchiali sono corresponsabili con noi del cammino che dobbiamo fare. Questa corresponsabilità ci aiuta ad andare avanti e, soprattutto, ci aiuta a mettere in atto percorsi formativi comuni. Non percorsi formativi solo di sacerdoti o solo di laici. Perché, oltretutto, formarci insieme ci dà la possibilità di lavorare insieme e farlo meglio».
Partendo da questo presupposto, sono stati istituiti tre tavoli di lavoro: «Il primo tavolo – annuncia l’arcivescovo di Pescara-Penne –, formato da membri diversi di tutti gli uffici che lavoreranno insieme, è quello della “corresponsabilità presbiteri-laici nella formazione“. Il secondo tavolo è quello delle “solitudini” a 360 gradi. Solitudini familiari, degli anziani, giovanili, psicologiche, spirituali, dei sacerdoti. Infine, il terzo tavolo è il più complesso essendo quello dei “nuovi linguaggi”. Perché si tratta di cambiare completamente il modello di linguaggio. Attenzione, quando dico linguaggio non mi riferisco solo al linguaggio parlato, o a quello di catechesi o di conferenze, ma al linguaggio globale in cui la nostra Chiesa vive e si edifica. Chiaramente coinvolge la liturgia e la carità, anche quest’ultima ha un suo linguaggio».
Tre tavoli di lavoro che, dunque, affiancheranno il lavoro degli uffici pastorali. Una novità che ha richiesto l’istituzione di altri organismi operativi: «Accanto al vescovo e al vicario episcopale per la Pastorale – precisa monsignor Tommaso Valentinetti -, lavorerà una segreteria pastorale che produrrà le linee guida e i materiali necessari; poi opererà uno staff, che dobbiamo ancora formare, il quale si occuperà delle giornate comuni e infine nascerà un’equipe di coordinamento, formata da un rappresentante di ogni tavolo e da un rappresentante della segreteria pastorale. A breve i tavoli vorrebbero interagire con le foranie per comprendere cosa – dal tessuto comunitario – viene chiesto alla diocesi. Naturalmente il percorso non si ferma qui perché, se dovesse emergere l’esigenza di aprire un altro tavolo di riflessione, lo faremo a tempo debito, con calma e pazienza».
Quest’ultima, tra l’altro, sarà più che mai la parola d’ordine di questo processo di rinnovamento ecclesiale: «Ci vorrà parecchio tempo – conferma il presule -. Ma, d’altra parte, a me non interessa vedere i frutti di questo travaglio, ma lasciarvi delle idee o perlomeno metterci insieme a camminare con delle idee. Poi chi verrà dopo di me, se vorrà, porterà avanti il cammino – magari con i correttivi del caso -, ma l’importante è comprendere che siamo in un cambiamento d’epoca, non in un’epoca di cambiamento. Perché altrimenti continueremo a mettere delle “pezze” e fino ad ora, purtroppo, siamo stati molto bravi a farlo, sia a livello diocesano che a livello parrocchiale… “Che facciamo per i giovani?” Facciamo l’iniziativa e poi non viene nessuno. “Cosa facciamo per i ragazzi? Facciamo l’iniziativa e poi non viene nessuno. Non funziona più così».
IL LAVORO DELL’ASSEMBLEA SINODALE DIOCESANA
Parallelamente a questo iter di riforma degli uffici pastorali di Curia ancora in atto, come detto, c’è poi stato il lavoro dell’Assemblea sinodale diocesana (composta dal vescovo, dal vicario generale, dal Consiglio presbiterale, dai vicari foranei, dai direttore degli uffici pastorali, dai membri dei nuovi tavoli pastorali, dal Consiglio pastorale diocesano, nonché dai componenti della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali e dai componenti dell’equipe sinodale diocesana) e dagli altri organismi di partecipazione: «Noi – ricorda Roberta Fioravanti, referente diocesana del Cammino sinodale – siamo arrivati alla prima Assemblea sinodale nazionale (che si è svolta dal 15 al 17 novembre 2024 presso la Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma) con uno strumento, i “Lineamenti”, che raccoglieva l’ascolto dei primi tre anni del cammino sinodale in Italia 2021-2024. L’Assemblea sinodale ha prodotto uno strumento di lavoro, riconsegnato alle Chiese locali per la conclusione della fase profetica – quella che si sta concludendo attualmente – che dopo questa seconda Assemblea sinodale nazionale, ci porterà alla conclusione di questo itinerario con l’approvazione del testo finale nell’Assemblea sinodale del prossimo 25 ottobre e la successiva Assemblea generale dei vescovi italiani di novembre».

Dunque quest’ultima fase di lavoro del Cammino sinodale diocesano, è ripartita dalla riflessione dello strumento di lavoro diviso in tre sezioni (il rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali; la formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita; la corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità) e composto da 17 schede di lavoro elaborate nella prima Assemblea sinodale: «A questo punto – ricostruisce la Fioravanti – ogni diocesi è stata invitata a scegliere una o più schede, attivando un discernimento degli organismi di partecipazione diocesani. Lo scopo di questo discernimento è stato l’individuazione di una larga convergenza su alcune delle proposte, per orientare il cammino diocesano e nazionale. Le diocesi erano invitate a inviare i loro contributi scritti. Il nostro contributo è stato mandato puntualmente entro il 2 marzo e precisamente il 26 febbraio. Di fronte a 17 schede, ci siamo chiesti su quali schede lavorare e poi come e con chi. Su questo punto l’arcivescovo Valentinetti non ha avuto nessun dubbio e ha immediatamente convocato, come aveva fatto anche lo scorso anno, l’Assemblea sinodale diocesana. Il 15 febbraio – giorno dell’Assemblea sinodale diocesana – eravamo presenti 100 delegati, divisi in 12 tavoli, che hanno deciso di lavorare su quattro schede dello strumento di lavoro».
Una selezione attuata per creare un collegamento con quelle che sono state le scelte pastorali operate nei tavoli di lavoro: «In modo – puntualizza la referente del Cammino sinodale diocesano – che la riflessione delle schede potesse confluire nel lavoro dei tavoli. Stiamo cercando di fare piccoli passi, ma coerenti. Abbiamo scelto la scheda 5 (Centralità e riconoscimento di ogni persona e accompagnamento pastorale), che si collega al tavolo delle solitudini, la scheda 10 (Rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana) in relazione al tavolo nuovi linguaggi, la scheda 11 (Discernimento e formazione per la corresponsabilità e per i ministeri dei laici) in riferimento al tavolo della formazione alla corresponsabilità presbiteri-laici e la scheda 16 (Ruolo delle Curie diocesane) sul ruolo delle Curie diocesane. Abbiamo prodotto la sintesi diocesana della fase profetica e per ognuna della quattro schede. In particolare su ogni scheda hanno lavorato 3 tavoli, ovvero 25 persone».
Da qui l’auspicio in riferimento a questo gran lavoro svolto, confluito nelle Proposizioni che verranno approvate oggi dalla seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia: «Il desiderio – conclude Roberta Fioravanti – è che il lavoro raggiunga tutte le comunità. Il lavoro dell’Assemblea sinodale diocesana è stato nuovamente un ascolto sinodale, un discernimento che abbiamo fatto insieme. È stato lo sviluppo del processo che stiamo vivendo e ci auguriamo che diventi oggetto di riflessione nelle nostre comunità. Affinché ciò avvenga, per ogni scheda abbiamo individuato delle convergenze, delle criticità e dei passi possibili».
Ecco la sintesi conclusiva delle quattro schede su cui si è confrontata l’Assemblea sinodale diocesana, che si è riunita lo scorso sabato 15 febbraio a Silvi marina:
SCHEDA 5 “Centralità e riconoscimento di ogni persona e accompagnamento pastorale”,
CONVERGENZE:
– a partire dalla comune dignità battesimale, portare il Vangelo nelle diverse situazioni di vita, per incontrare le sofferenze e le solitudini di tanti. È fondamentale che associazioni e movimenti della nostra diocesi inizino a collaborare davvero;
– rileggere le encicliche “Fratelli tutti” e “Amoris laetitia”, nonché l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”;
CRITICITA’
– indifferenza, pregiudizio e stereotipi, soprattutto nei confronti delle fragilità;
– cosa significa chiesa di uscita? Chi? Come? Con quali risorse? Cosa si intende? Perché questa parola, “Chiesa in uscita”, ultimamente veramente sta venendo fuori ovunque, ma siamo sicuri che abbiamo capito che cosa si intende per Chiesa in uscita? Questa può diventare una criticità se non abbiamo chiarezza sui termini;
– preoccupazione che l’apertura alle diversità indebolisca l’identità della Chiesa.
PASSI POSSIBILI
– Instaurare e coltivare relazioni autentiche;
– dare voce alle testimonianze e alle esperienze nel campo della cura della marginalità;
– fare rete tra le diverse parrocchie per operare in sinergia sul territorio.
SCHEDA 10 “Rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana”
CONVERGENZE
– Mettere insieme le diverse esperienze presenti nelle realtà parrocchiali, per il rinnovamento della proposta di catechesi;
– valorizzare la figura dell’uditore presso l’Istituto superiore di Scienze Religiose “Toniolo”;
CRITICITA’
– Timore di perdere la certezza che viene dalla catechesi sacramentale, seppure però la si riconosce in crisi;
– la difficoltà di ripensare la figura del catechista.
PASSI POSSIBILI
– Puntare ad una catechesi esperienziale, kerigmatica e mistagogica nel rispetto dei ritmi della vita;
– Creare spazi di lettura condivisa del territorio, a livello parrocchiale e diocesano, per attivare percorsi formativi utilizzando linguaggi nuovi;
– Imparare l’arte del dialogo, ad intra e ad extra, che sia presenza umile, parola chiara e appassionata;
– accoglienza della persona;
– curare l’accompagnamento spirituale.
SCHEDA 11 “Discernimento e formazione per la corresponsabilità e per i ministeri dei laici”
CONVERGENZE
– Valorizzazione dei presbiteri, dei laici, dei consacrati, che però siano veramente aperti e appassionati al cambiamento;
– l’Istituto superiore di Scienze religiose, visto come luogo di formazione comune di presbiteri e di laici;
– Associazioni e movimenti che operino fattivamente, ma insieme.
CRITICITA’
– I presbiteri che non lasciano spazio ai laici e mettono in atto azioni di governo non in linea con i tempi e le necessità reali;
– laici, clericalizzati, che vivono gli incarichi parrocchiali come un feudo;
– l’autoreferenzialità dei gruppi presenti in parrocchia e l’attaccamento al “si è fatto sempre così”.
PASSI POSSIBILI
– Vivere momenti di comunione e di discernimento insieme;
– educarsi al discernimento dei carismi delle singole persone della comunità, perché ognuno possa condividere il dono che gli è proprio e non semplicemente occupare un posto;
SCHEDA 16 “Ruolo delle Curie diocesane”
CONVERGENZE
– Necessità di un maggiore coordinamento tra la Curia e gli organismi di partecipazione;
– Leggere le domande che emergono dal contesto in cui si vive e si opera, cioè la nostra diocesi;
– Discernimento comunitario sui passi da compiere e in fase di verifica.
CRITICITA’
– Fatica di accogliere la dimensione del sogno e della profezia. L’assenza di una cultura della sinodalità che sta muovendo i primi passi adesso;
– la rigidità di alcune realtà e cammini ecclesiali nel lasciare i laici liberi nei confronti di nuovi modelli di compartecipazione;
– essere schiacciati più sull’organizzazione e gestione che sulla relazione crescita.
PASSI POSSIBILI
– Rinnovamento degli organismi di partecipazione, a partire dalla loro composizione. I membri siano scelti con maggiore attenzione e con maggiore consapevolezza del ruolo da svolgere;
– creazione di luoghi di pastorale integrata che superino la tradizionale ripartizione degli uffici, ad esempio i nuovi “tavoli pastorali”.

«Come vedete – osserva monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne -, il lavoro sostanzialmente è parallelo tra la riforma del lavoro pastorale diocesano – attraverso la Curia – e quello che è venuto fuori dal confronto. Vorrei sottolineare due elementi che nelle schede sono emersi più di altri. Innanzitutto l’apprezzamento del lavoro che si fa all’interno dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Toniolo” che, probabilmente, ha una vocazione più ampia di quella che prevede gli iscritti ad un processo formativo con esami e quant’altro. Quindi, forse, andrà ampliato per realizzare una formazione per tutti. Il secondo aspetto è questa apertura a 360 gradi, ancora prima delle associazioni di movimenti tra loro, delle parrocchie tra di loro. Non siamo abituati a farlo, bisogna dire la verità, ma dobbiamo provarci perché il cammino va in questa direzione».
IL SINODO DELLA CHIESA UNIVERSALE
Al di là del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, anche il Sinodo della Chiesa universale – che si è concluso nell’ottobre 2024 con la seconda sessione – sta per entrare nella sua fase attuativa: «Infatti – annuncia il presule – il suo documento finale sarà oggetto di un percorso di accompagnamento e valutazione. Quest’ultimo prevede che su alcuni punti, come ad esempio la riflessione sull’introduzione del diaconato femminile o sul rinnovamento della formazione dei presbiteri, si instaurino delle commissioni di lavoro».
Organismi che entreranno in funzione da subito, considerando i tempi di lavoro serrati resi noti dal cardinale segretario generale della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi Mario Grech, mediante una lettera inviata a tutti i presuli del mondo: «A maggio 2025, quindi tra due mesi – conclude l’arcivescovo Valentinetti – ci sarà la pubblicazione di un documento di sostegno per la fase attuativa, con implicazioni per il suo svolgimento. Cioè, questo Sinodo che la Chiesa universale ha tenuto, come si comincerà ad attuare nelle singole realtà diocesane come la nostra? Da giugno 2025 fino a dicembre 2026, inoltre, ci saranno dei percorsi di attuazione delle Chiese locali e dei loro raggruppamenti. Poi è previsto un Giubileo delle equipe sinodali e degli organismi di partecipazione ad ottobre 2025. Nel primo semestre 2027, quindi, ci saranno le assemblee di valutazione del lavoro fatto nelle diocesi. Nel secondo semestre 2027, inoltre, avranno luogo le assemblee di valutazioni nelle conferenze episcopali nazionali e internazionali, nelle strutture gerarchiche orientali e in altri raggruppamenti di chiese. Nel primo semestre del 2028 ci sarà l’Assemblea continentale di valutazione, mentre per giugno 2028 è prevista la pubblicazione dell’Istrumentum laboris per i lavori dell’Assemblea ecclesiale, la quale si svolgerà a ottobre 2028 in Vaticano».