“Costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio, segno di unità”
"Sono stato scelto senza alcun merito - afferma Papa Prevost - e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia"

Con l’imposizione del Pallio, da parte del cardinale protodiacono Domimique Mamberti, e la consegna dell’Anello del Pescatore, effettuata dal cardinale Luis Antonio Tagle, a Papa Leone XIV – nell’ambito della Santa messa di inizio Pontificato celebrata stamani in piazza San Pietro, alla presenza delle delegazioni dei capi di stato e di governodi tutto il mondo – quest’ultimo oggi diviene ufficialmente successore di San Pietro e pastore universale della Chiesa. Il Pallio e l’Anello del Pescatore sono due dei simboli più evocativi del papato: il Pallio, realizzato con lana di agnelli e pecore e decorato con cinque croci rosse, rappresenta il Buon Pastore, l’immagine di Cristo che prende sulle spalle la pecorella smarrita. L’Anello del Pescatore, invece, raffigura San Pietro con la barca e la rete, richiamando la missione evangelizzatrice del Papa, chiamato a “pescare” anime per il Regno di Dio. Il suo nome evoca direttamente la figura di San Pietro che, da pescatore, rispose alla chiamata di Gesù per diventare “pescatore di uomini”.
Quindi 12 rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti del mondo: tre cardinali, Leo, Spengler e Ribat; un vescovo, monsignor Luis Alberto Barrera, un presbitero, un diacono e due religiosi, suor Oonah O’Shea (presidente dell’Unione internazionale delle superiore maggiori), e padre Arturo Sosa (preposito generale della Compagnia di Gesù), più una coppia di sposi e due giovani, sono stati chiamati a compiere l’atto di obbedienza al nuovo Pontefice.
Nella successiva omelia, il Santo Padre ha avviato la sua riflessione con una citazione di Sant’Agostino: 《“Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”. In questi ultimi giorni – esordisce il Papa -, abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso. La morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano come pecore senza pastore. Proprio nel giorno di Pasqua, però, abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e lo custodisce come un pastore il suo gregge》.
Quindi il Pontefice ha fatto un riferimento al Conclave: 《Arrivando da storie e strade diverse – osserva Papa Leone -, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia. Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia》.
In seguito, il neo Sommo Pontefice ha individuato due parole chiave, prendendo spunto dall’episodio evangelico – al centro della liturgia eucaristica odierna – del Lago di Tiberiade, luogo in cui Gesù aveva avviato la missione ricevuta dal Padre: 《Amore e unità – indica Leone XIV, sintetizzando i compiti affidati al successore di Pietro -. Queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù. Pescare l’umanità per salvarla dalle acque del male e della morte. Passando sulla riva di quel lago, aveva chiamato Pietro e gli altri primi discepoli a essere come Lui pescatori di uomini; e ora, dopo la risurrezione, tocca proprio a loro portare avanti questa missione. Gettare sempre e nuovamente la rete per immergere nelle acque del mondo la speranza del Vangelo, navigare nel mare della vita perché tutti possano ritrovarsi nell’abbraccio di Dio》.
A tal proposito, il 267° Papa della Chiesa cattolica ha approfondito maggiormente i compiti relativi all’esercizio del ministero petrino: 《A Pietro – ricorda Papa Leone – è affidato il compito di amare di più e di donare la sua vita per il gregge. Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma sempre e solo di amare come ha fatto Gesù. E se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate. Al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro. Tutti, infatti, siamo costituiti ‘pietre vive’ (1Pt 2,5), chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito e nella convivenza delle diversità》.

Successivamente, Papa Prevost è tornato a citare Sant’Agostino “La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo”, per esprimere il suo “primo grande desiderio”, che vorrebbe fosse condiviso da tutti: 《Una Chiesa unita – auspica il Papa -, segno di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: “guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo siamo uno!”. E questa è la strada da percorrere insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace. Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo》.
Infine il Pontefice ha rilanciato: 《Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! – esorta Leone XIV -. La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci. Se questo criterio “prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?” – aggiunge il Papa, citando la Rerum Novarum -. Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia interrogare dalla storia e che diventa lievito di concordia per l’umanità》. Questo il profilo tracciato dal Santo Padre della comunità ecclesiale chiamata ad affiancarlo: 《Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti – invita Leone XIV -, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda》.