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Tsunami in Indonesia: 600 mila bambini sono in ginocchio

«Molti bambini – aggiunge - hanno perso i loro cari e tutto ciò che era loro familiare . Hanno bisogno di protezione e di ritrovare un senso di normalità, il prima possibile. Stiamo lavorando con le autorità per riunire i bambini non accompagnati e separati con le proprie famiglie, sostenere l’alimentazione dei bambini in età da allattamento e dei bambini piccoli, fornire acqua pulita attraverso il trattamento mobile dell’acqua. Sono ore fondamentali. Senza elettricità e con le strade bloccate, moltissimi bambini sono a rischio e senza alcuna protezione».

A lanciare l’allarme sono Unicef Italia e Save the Children

Intervenire immediatamente al fine di procurare beni di prima necessità per aiutare concretamente il popolo indonesiano, colpito da un devastante terremoto e tsunami il 29 settembre scorso.

È questo l’allarme lanciato congiuntamente da Unicef Italia e Save the Children impegnate in prima linea nella calamità naturale che ha messo in ginocchio l’Indonesia e, precisamente, la città di Palu sull’isola di   Sulawesi , riducendo in condizioni di assoluta povertà più di 1,5 milioni di persone di cui 600.000  bambini, un terzo dei quali ha perso davvero tutto. Il punto della situazione è affidato a Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia: «Il numero delle vittime-afferma – in costante aggiornamento, cresce di ora in ora: si teme per le condizioni dei bambini che, in queste ore, vivono in un vero e proprio inferno. È sconvolgente. Bisogna intervenire subito, è una catastrofe».

Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia

«Molti bambini – aggiunge – hanno perso i loro cari e tutto ciò che era loro familiare . Hanno bisogno di protezione e di ritrovare un senso di normalità, il prima possibile. Stiamo lavorando con le autorità per riunire i bambini non accompagnati e separati con le proprie famiglie, sostenere l’alimentazione dei bambini in età da allattamento e dei bambini piccoli, fornire acqua pulita attraverso il trattamento mobile dell’acqua.
Sono ore fondamentali. Senza elettricità e con le strade bloccate, moltissimi bambini sono a rischio e senza alcuna protezione».

In questa catastrofe, come già detto, è coinvolta attivamente anche Save the Children che mediante Tom Howells, direttore operativo di Save the Children in Indonesia , descrive la disastrosa situazione.

«Stiamo ricevendo – afferma – sempre più segnalazioni di bambini che sono rimasti separati dai loro genitori nel caos della fuga, mentre gli edifici crollavano e le onde dello tsunami spazzavano via case e negozi. Purtroppo, molti bambini hanno perso i genitori nel disastro. Tutto ciò è straziante. Questi bambini stanno subendo traumi e angosce inimmaginabili, che nessun bambino dovrebbe mai provare. Alcuni di loro hanno già trascorso tre notti all’addiaccio o in ripari di fortuna, con scarso accesso a cibo, cure mediche e supporto psicologico. I bambini sono spesso i più colpiti da disastri come questo e dalle gravi conseguenze che ne derivano, è quindi fondamentale fornire loro immediato supporto fisico e psicologico».
Un team del partner locale di Save the Children Yayasan Sayangi Tunas Cilik (Ystc) ha raggiunto Palu, capitale di Sulawesi ed epicentro della crisi, dopo un viaggio di circa 800 chilometri via mare e via aerea, da Makassar, nel sud dell’isola. Gli operatori distribuiranno subito beni di prima necessità. Nei prossimi giorni saranno inoltre attivati degli ‘Spazi a misura di bambino’, per offrire ai minori un luogo sicuro e protetto, al riparo dal caos circostante.

 «In questo momento – conclude Howells – c’è urgente bisogno di cibo, acqua e materiali per costruire rifugi temporanei, mente alcune persone tornano a vedere ciò che resta delle loro abitazioni e si trovano di fronte a quello che senza dubbio sarà un lungo percorso per tornare alla normalità. L’accesso alle zone colpite continua però a essere una delle principali sfide nella risposta umanitaria, con infrastrutture chiave come strade, ponti e aeroporti che sono inservibili o hanno subito gravi danni. Al momento, pertanto, è impossibile conoscere la reale entità del disastro e il bilancio dei morti potrebbe aggravarsi nei prossimi giorni».