Giovani, missionari di “gioia”
Il palazzetto dello sport “Giovanni Paolo II” di Pescara ha ospitato, domenica scorsa, la IV giornata diocesana degli adolescenti. L’iniziativa, rivolta ai gruppi di giovani, dai 14 ai 23 anni, delle parrocchie della diocesi di Pescara-Penne, ha invitato i ragazzi a riflettere sul Vangelo di Matteo e sull’esigenza di essere “Missionari come Gesù è missionario”.
«Tutti siamo chiamati ad essere testimoni – ha spiegato don Valentino Iezzi, responsabile della pastorale giovanile della diocesi – anche i più giovani. Bisogna essere missionari di Gesù nei luoghi in cui viviamo, a casa, con gli amici e a scuola».
Più di duecento i ragazzi presenti, per la maggior parte dei paesi della provincia e dell’azione cattolica: «I ragazzi rispondono sempre bene – continua don Valentino – sono le parrocchie che a volte creano problemi. Per questo stiamo cercando di sensibilizzare a questo evento, certamente i parroci, ma ancora di più gli educatori che accompagnano e seguono i ragazzi nella formazione cristiana».
Tra danze, canti e festoni, i giovani presenti hanno sentito risuonare con forza un versetto biblico “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” e hanno potuto superare l’orizzonte delle proprie realtà attraverso la testimonianza di Mario Nuñes, del movimento giovanile missionario, e il “viaggio tra i verbi della missione”: «annuncio, evangelizzo, proclamo, amo» – sono i verbi coniugati al presente nell’incipit di Nuñes – che ha avuto la fortuna di sperimentarli nel movimento giovanile missionario e nella visita ad alcune comunità dell’america latina e dell’asia.
«La mia prima esperienza – ha raccontato Mario – l’ho fatta in Brasile, ma ho riscoperto il vero significato di essere educatore in Oriente, soprattutto in Thailandia, terra più nota per il turismo sessuale. Nel 2003, ho visitato un luogo di recupero per bambini, di 12-13 anni, violentati, nella maggior parte dei casi da europei che fanno scalo a Bangkok prima di raggiungere Hong Kong o Singapore».
Tappa per tappa il giovane “missionario” ha saputo tracciare i diversi volti della evangelizzazione: «è difficile essere cristiani in Cina – ha proseguito Nunes raccontando anche l’esperienza di sacerdoti che ha conosciuto – non ci si può limitare a portare la croce al collo, lì». E così in Terrasanta con tutte le sue contraddizioni e in Bangladesh:
«In Bangladesh mi sono reso conto di quanto le distanze tra le varie parti del mondo siano davvero labili. Infatti, ho incontrato e vissuto con ragazzi che sono diversi da voi forse solo per il colorito un po’ più scuro della pelle. Hanno sogni e aspirazioni, che non riescono ad esprimere tanto facilmente; ma ogni sera si riunivano per rendere grazie al Signore».
La testimonianza ha concluso la giornata con una certezza: «Quando ho iniziato i miei viaggi, portavo con me la convinzione che dovevo portare agli altri qualcosa. Poi, invece, sono stati i numerosi giovani che ho incontrato sul mio cammino a lasciarmi un dono importante: la gioia».