Anche il vescovo una “carrozzina determinata”
Un esposto alla Procura della Repubblica di Pescara come gesto estremo per mostrare da un lato la condizione di estremo pericolo vissuta quotidianamente dai disabili, costretti sulle loro sedie a rotelle a muoversi in mezzo alla strada circondati da marciapiedi resi inaccessibili da buche o scivoli mai realizzati, e dall’altro per denunciare inefficienze, miopie e carenze riscontrate nei confronti di coloro che amministrano la città.
È questo l’annuncio clamoroso diffuso ieri da Claudio Ferrante, presidente dell’associazione “Carrozzine determinate Abruzzo”, a margine di una passeggiata empatica compiuta sulle strade e i marciapiedi che delimitano l’Ospedale Civile, tra via Paolini e via Fonte Romana, in compagnia dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti il quale, memore dei suoi trascorsi da accompagnatore di sofferenti e malati nei lunghi viaggi dell’Unitalsi, ha condiviso e sposato la causa di Ferrante e delle sue “Carrozzine determinate” sedendo anch’egli su una sedia a rotelle e provando ad accedere agli uffici della Asl o all’interno del nosocomio pescarese dribblando marciapiedi stretti, gradini, scivoli assenti o troppo ripidi e pericolosi, dovendosi infine arrendere a camminare sul ciglio della strada.
Ma a differenza di ieri, quando a scortare il pacifico e vivace corteo di protesta ripreso da giornali e televisioni c’erano gli agenti della Polizia Municipale, nell’anonima routine quotidiana i tanti disabili pescaresi vengono lasciati soli ad affrontare le insidie poste dalle barriere architettoniche: «Noi – ha spiegato Claudio Ferrante – viviamo tutti i giorni questa realtà e abbiamo voluto dimostrare per l’ennesima volta che non in una zona rurale di Pescara, ma in pieno centro non si cammina sui marciapiedi, non si entra negli ambulatori e negli uffici della Asl. Tutto questo è la dimostrazione che “siamo agli arresti domiciliari” perché le istituzioni commettono reati».
Parole forti, queste ultime, gravi accuse frutto di un’ennesima amara constatazione dei fatti di colui che in qualità di responsabile dell’Ufficio Disabili di Montesilvano, aveva già intrapreso un’aspra battaglia uscendone vincitore e rendendo la quinta città d’Abruzzo più accessibile, ad esempio nella disponibilità di parcheggi appositi o nell’accesso ai servizi, anche turistici, come la spiaggia. Ma nella confinante Pescara la situazione è ben diversa e ieri l’arcivescovo Valentinetti ha sperimentato in prima persona le situazioni di disagio provate dai portatori di handicap, restandone visibilmente turbato: «Non pensavo – ha ammesso monsignor Valentinetti – che le barriere architettoniche fossero così d’impedimento ai disabili per attraversare le strade o accedere ai luoghi pubblici, specialmente qui in ospedale. Per questo il mio vuole essere un messaggio forte, affinché tutte le barriere architettoniche esistenti vengano verificate e rese più accessibili a coloro che devono muoversi da casa o dai luoghi di lavoro, in seguito ad esperienze di sofferenza e malattia».
Un invito, quello del presule, apprezzato dal popolo delle carrozzine:«È stato – ha concluso il presidente di “Carrozzine determinate” – uno straordinario gesto di vicinanza quello compiuto dall’arcivescovo, ma la nostra battaglia non finisce qui, perché noi viviamo in una città come Pescara, che è una città-galera».