“Giovani, abbiate il coraggio di impegnarvi per la buona politica”
"Beato il politico che non mette paura – sottolinea l'arcivescovo Valentinetti – , perché in tal caso quest’ultimo non sa fare il suo mestiere. Il politico dev’essere il mediatore delle positività, non il persecutore delle negatività, mettendo paura alla gente"
«Cari giovani, è il vostro momento, abbiate il coraggio di cominciare a pensare che qualcuno di voi deve impegnarsi in politica». È l’appello al rinnovamento lanciato sabato sera dall’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, alla quattordicesima edizione della Marcia per la pace dal tema “La buona politica al servizio della pace”, tratto dal messaggio scritto da Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace del primo gennaio scorso.
I circa mille partecipanti all’evento organizzato dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne, in gran parte giovani espressione delle associazioni e dei movimenti ecclesiali presenti in diocesi, si sono radunati in piazza Salotto a partire dalle 18.30 animati dalla band musicale della Pastorale giovanile, che ha poi lasciato spazi alla riflessione introduttiva sulla buona politica curata dal procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila David Mancini, intervistato dal vice direttore della Caritas diocesana Corrado De Dominicis, quale osservatore super partes delle dinamiche politiche attuali.
La prima riflessione del magistrato è stata incentrata su cosa voglia dire per un uomo impegnarsi nella costruzione della casa comune, facendo una buona politica: «È una cosa che viene anche abbastanza spontanea – esordisce Mancini – perché, ad esempio, ogni lunedì nel mio comune viene raccolta la plastica e se io, invece, conferisco l’umido ho già fatto una cattiva politica. Ho fatto quest’esempio sciocco, perché non è necessario pensare a gesti eclatanti per parlare di bene comune e costruire una buona politica per la comunità. Bastano tante piccole cose, tanti piccoli passi, basta guardare l’altra persona con una mano tesa o quantomeno capire quale situazione si ha davanti. Come magistrato penso che uno degli errori più gravi che possiamo commettere è pensare che in tutti i fascicoli, gli incartamenti che ci passano davanti, ci siano questioni teoriche. Lì dentro ci sono delle persone, uomini, donne e bambini, che richiedono un’attenzione, un approfondimento, una disponibilità. Questo è il senso di tendere la mano con lo sguardo aperto, senza pregiudizio che nella vita comune degli uomini e delle donne e in quella professionale di ognuno di noi, credo sia una nebbia che non ci permetta di capire la vera essenza del concetto di “carità politica”. Essa va intesa come presenza della persona all’interno della comunità, per apportare qualcosa per dare un contributo, essere una presenza attiva per donare all’altro qualcosa che serve per costruire la comunità».
Nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, il Papa ha individuato anche i vizi della politica, identificandoli nella corruzione, nell’appropriazione indebita dei beni pubblici, nell’arricchimento illegale, quando le persone vengono strumentalizzate, quando avviene la negazione dei diritti, giustificando il potere con la forza, quando non c’è una democrazia limpida e si sfruttando persone e risorse a fini personali. Da qui la domanda su come, davanti a questi vizi, siamo chiamati a creare degli strumenti di contrasto da utilizzare come buona politica: «La politica – osserva il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila – è un qualcosa che occorre a ciascuno di noi e c’è tanta buona politica, altrimenti si rischia di distruggere una casa e distruggendola, non sappiamo più dove andare. Noi tutti abbiamo bisogno della politica intesa come costruzione di una casa comune. È chiaro che poi ci sono tanti vizi e problemi che dobbiamo affrontare, come la corruzione che non riguarda solo la politica e a L’Aquila, dove lavoro, dopo il terremoto tanta gente privata è stata corrotta, perché ha chiesto e ottenuto benefici e contributi per i quali non aveva titolo. Sono tanti i temi toccati da Papa Francesco, ma forse c’è un collegamento fra tutti loro. La demonizzazione della politica, l’odio verso il diverso, la xenofobia, la non accettazione dell’altro sono tutti argomenti legati da una sfiducia, da una mancata apertura, da una mancata disponibilità a capire e ad andare oltre, che diventa un atteggiamento di comodo il quale, a volte, sfocia in un atto di deresponsabilizzazione. Detto questo, bisogna costruire tutti insieme degli strumenti che siano in grado di contrastare le situazioni negative e i reati, quando ci sono, le forme di criminalità che a volte avvengono anche dietro di noi e che spesso siamo tentati di non vedere, non denunciando ciò che potremmo denunciare e a non resistere a quello a cui potremmo resistere. Ed ecco che il richiamo di Papa Francesco, è teso a fidarci l’uno dell’altro, ad aprirci all’altro e ad essere vigili su quello che succede all’interno di noi e al di fuori di noi».
L’ultima domanda è stata incentrata su come mantenere in equilibrio la divisione dei poteri, garantita dalla Costituzione, con la politica che rischia di venire demonizzata dai media e dalla loro ricerca dello sensazionalismo: «Sulla Costituzione c’è scritto tutto – ricorda il magistrato -. Se siamo capaci di insegnare o di ricordare ai nostri ragazzi più giovani da dove viene la Costituzione, com’è stata formata, quali spargimenti di sangue ci sono stati dietro quei 139 articoli che sono veramente scritti con gli sforzi e i sacrifici dei nostri nonni, questo è certamente un indirizzo fondamentale. Grazie a questa carta sappiamo cosa deve fare il potere legislativo, come lo deve fare e come lo deve fare bene; sappiamo cosa significa governare e come governare nel rispetto degli altri poteri; sappiamo coma la magistratura deve fare il suo ruolo senza travalicare gli spazi che la Costituzione stessa gli ha riconosciuto. Nella prima parte della Costituzione, quella dei diritti e delle libertà fondamentali, noi troviamo la ricetta. Quando abbiamo 20 minuti di tempo, andiamo a leggere i primi 20-25 articoli della carta costituzionale, vediamo cosa c’è scritto e forse qualche risposta alle domande che ci stiamo facendo la troviamo. C’è la risposta del partecipare, dell’informare e dell’informarsi (altrimenti non si potrà conoscere la verità) e il riconoscimento della libertà propria esattamente nel momento in cui vengono riconosciute le libertà dell’altro». Quindi l’invito finale rivolto ai partecipanti alla marcia, in particolare ai più giovani: «Abbiate sempre – conclude David Mancini – un sogno nel cassetto».
Successivamente c’è stata la partenza della Marcia per la pace vera e propria, con il tradizionale corteo guidato dal lungo striscione che ha dapprima attraversato Corso Umberto, per poi transitare attraverso Corso Vittorio Emanuele, piazza Duca d’Aosta, ponte Risorgimento, piazza Unione e via Conte di Ruvo per poi giungere all’interno della Cattedrale di San Cetteo dove la riflessione è proseguita, a cura delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, con la lettura di passi del messaggio di Papa Francesco e di meditazioni, alternate a preghiere e testimonianze, come quella legata all’esperienza di cittadinanza attiva vissuta dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro: «Stiamo vivendo una bella esperienza di approfondimento dell’enciclica Laudato si’ – racconta il direttore don Antonio Del Casale – e dopo il convegno che abbiamo organizzato, con la presenza del sindaco di Assisi, abbiamo continuato a confrontarci su temi legati all’ambiente, concentrando la nostra attenzione sul Parco D’Avalos attraverso l’iniziativa “Più parco più vita”. Così abbiamo chiesto che all’interno del parco, non transitino più le automobili, riacquistando spazio verde. Il Comune di Pescara ha accolto questa nostra richiesta, inserendo nel piano di assetto il recupero dello spazio adesso occupato dalle strade che uniscono San Silvestro all’università. Quello spazio tornerà ad essere parco riacquistando la sua forma originale, mentre le strade passeranno sul limite esterno, che è davvero una garanzia di vita per tutti. Inoltre, stiamo focalizzando l’attenzione anche sul fiume Pescara dedicato al quale, tra maggio e giugno, dedicheremo un’iniziativa di sensibilizzazione alle tematiche legate al suo inquinamento, ma anche alla possibilità che possa essere davvero una fonte di vita e di gioia per tutti».
Ma il momento più atteso è stato quello in cui è intervenuto l’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, riflettendo e traendo spunti sul tema del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace: «La buona politica è al servizio della pace – afferma il presule, citando il tema del messaggio e della Marcia per la pace -, ma perché? Mi sono fatto questa domanda. Perché è ora che facciamo un salto di qualità. Come credenti dobbiamo chiedere ad ognuno di noi, personalmente, atteggiamenti di pace che costruiscono la pace, la fraternità, il servizio reciproco, l’accoglienza, il far cadere le diffidenze, le paure, le paure, quello che urla dentro di noi e che molte volte è la volontà della non accoglienza. E ancora il far cadere il giudizio gratuito e sempre molto superficiale verso chi sbaglia o che porta un fardello molto pesante nella propria vita e nella propria esistenza. Penso alle prostitute, a chi commette delitti efferati. Ebbene, la pace si costruisce sempre quando ognuno di noi trova appuntamenti di riconciliazione con tutti, senza riserve».
Ma, secondo l’arcivescovo Valentinetti, questo non basta: «Dobbiamo chiedere a chi ci governa – sottolinea –, e aspirare a mandare a governare persone, che abbiano a cuore questi sentimenti e, se necessario, sporcarci le mani perché è ora di finirla di dire che la politica è sporca. Certo, la politica può essere anche venire sporcata da qualcuno, ma di per sé non è sporca. Diceva San Paolo VI che “la politica è la forma più alta di carità”. Chi vuol vivere veramente la carità, chi vuol vivere veramente il bene per gli altri lo può fare personalmente, ma deve farlo anche mettendosi al servizio delle strutture pubbliche, affinché cerchino il bene comune e la pace».
Da qui l’appello rivolto ai tanti giovani presenti di impegnarsi per realizzare una buona politica: «Dovete trovare il coraggio e la forza – esorta l’arcivescovo di Pescara-Penne – di testimoniare questi valori su cui avete riflettuto questa sera, dentro la storia della nostra città, della nostra provincia, della nostra regione, della nostra patria, perché non ne possiamo più di atteggiamenti politici che neghino questi valori. E allora è il caso di rimboccarsi le maniche, riprendendo la capacità di mettersi al servizio del bene comune, al servizio gli uni degli altri, per crescere insieme e portare avanti quelle idee che Papa Francesco ci ha suggerito nel messaggio. Lui parte da un principio fondamentale evangelico che conoscete molto bene, “Se uno vuole essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. “Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regionale, nazionale e mondiale – aggiunge monsignor Valentinetti, citando San Paolo VI – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità”».
Un altro dei problemi grandi che, a detta del presule, impediscono l’affermarsi della pace è il disarmo: «Avete più sentito parlare di disarmo, di smantellamento degli arsenali nucleari? – interroga l’arcivescovo Valentinetti – Oppure in questi ultimi giorni il nostro “magnifico” presidente degli Stati uniti d’America Donald Trump, ha detto che ci vuole un sistema di difesa addirittura stellare per difendere la sua grande nazione? Questo, fratelli e sorelle, non porta da nessuna parte, porta agli equilibri del terrore, della paura, che abbiamo pensato di poter smantellare, cioè la pace costruita sulla tensione delle armi. La pace non si può costruire sulla tensione delle armi, si può costruire con il disarmo. Diceva l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini “Smantellate gli arsenali delle armi e riempite i granai dei popoli e delle nazioni”. Ma vi sembra che i granai dei popoli dell’Africa e del Sud America, siano riempiti di grano o non sono saccheggiati continuamente, purtroppo, dal mondo dell’opulenza, dal mondo del Nord?.
Così, secondo l’arcivescovo è necessario assumersi una responsabilità che vada oltre l’azione emotiva: «Per costruire – invita -, con gli uomini di buona volontà e con gli uomini che tengono al servizio al bene comune, una pace vera e duratura. E allora, bisogna realmente riorganizzare la nostra vita, la nostra esistenza, la nostra capacità di metterci al servizio della casa comune e del bene comune». Il modello da seguire, da questo punto di vista, può essere quello rappresentato dalle “beatitudini del politico”, proposte dal cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002, fedele testimone del Vangelo:
Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo; beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità;
beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse;
beato il politico che si mantiene fedelmente coerente;
beato il politico che realizza l’unità;
beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale;
beato il politico che sa ascoltare;
beato il politico che non ha paura.
Monsignor Tommaso Valentinetti ha ripreso quest’ultima beatitudine: «Beato il politico – precisa – che non mette paura, perché in tal caso quest’ultimo non sa fare il suo mestiere. Il politico dev’essere il mediatore delle positività, non il persecutore delle negatività, mettendo paura alla gente». Infine, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha ancora una volta citato il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace “Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scadenza elettorale, ogni tappa della vita pubblica costituisce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferimenti che ispirano la giustizia e il diritto. Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza”.
Da qui l’augurio finale: «Cari fratelli e cari amici, buon lavoro e buon impegno a tutti». Alla fine dell’evento ad ognuno è stato consegnato un mattone di cartone, ognuno dei quali riportava il nome di un valore necessario per realizzare una buona politica al servizio della pace. Così, mattone dopo mattone, è stata eretta una casa comune per ricordare e rilanciare l’impegno di tutti per realizzare una buona politica al servizio della pace. Una pace da costruire e per questo, ogni partecipante ha ricevuto come gadget un portachiavi con appeso un mattoncino.