Il lavoro: uno strumento d’integrazione
Con il suo tripudio di colori, lingue, etnie e tradizioni ieri la Festa dei Popoli, alla sua terza edizione svoltasi all’interno del Parco di Villa Sabucchi, è tornata per invitare i pescaresi a compiere un viaggio alla scoperta di una Pescara diversa, multietnica e multiculturale, grazie alla presenza di numerose comunità straniere 17 delle quali presenti ieri con i loro stand ricchi di oggetti della propria tradizione da raccontare ai visitatori. “Il mondo, un arcobaleno di culture”, questo il titolo dell’evento organizzato dalla Caritas dell’arcidiocesi di Pescara-Penne che in apertura ha subito ospitato un interessante momento di confronto, un convegno dal tema “Immigrazione e lavoro: crisi e opportunità” che ha sottolineato l’importanza del lavoro per una vera integrazione degli immigrati nella nostra società.
Un appuntamento, quello di ieri, strettamente legato alla conclusione del Progetto “Fi.lo” Formazione per inclusione, lavoro e orientamento che, attraverso corsi di italiano, autoimprenditorialità, managament, preparazione di un curriculum vitae, di un business plan e la frequentazione di stage formativi, ha preparato gli immigrati ad operare con il nostro sistema legislativo ed organizzativo: «Abbiamo connotato il convegno a questo progetto – ha spiegato don Marco Pagniello – perché come Caritas non vogliamo limitarci a dare un pasto alle persone, ma vorremmo fare che queste persone abbiano la dignità, il coraggio e la forza di camminare da soli, ma tutto questo passa attraverso il lavoro».
E l’inclusione socio-lavorativa degli extracomunitari, che scelgono l’Italia e Pescara per dare un futuro alle loro famiglie, può essere solo una risorsa per il nostro territorio:«Quello che dobbiamo portare avanti è il principio dell’accoglienza nella legalità, aiutando a valorizzare la diversità intesa come risorsa – ha esortato Maria Grazia Palusci, assessore all’Associazionismo del Comune di Pescara -. Spesso vediamo l’immigrato come un concorrente che ci porta via il lavoro, in realtà non è così, ma è l’idea culturale che va cambiata e in tal senso stiamo lavorando». Va detto che l’Abruzzo, comunque, in base ai dati ha già dimostrato di essere un territorio accogliente: «Gli stranieri – ha confermato Paolo Martocchia, giornalista ed esperto di immigrazione – nella nostra regione sono 80mila, 43mila donne e 37mila uomini, e il 27% di loro sono titolari di imprese, un vero toccasana per la nostra crescita».
Ma la Festa dei Popoli, come detto, è anche scoperta delle tradizioni e così non è mancato il pranzo multietnico, presso il ristorante “I sapori del mondo”, con le prelibatezze di ogni Paese: dal senegalese riso con carne e vermicelli ai rumeni mici con mostarde e pane tradizionale, passando per l’insalata russa, il marocchino cocus con frutti di mare, i mongoli e cinesi ravioli al vapore e il dominicano riso con salsicce e insalata di avocado. Dalle 15:30, spazio ai laboratori interculturali per adulti e bambini di Capoeira, lingua araba, percussioni africane e altro ancora che alle 18 hanno lasciato il posto alla preghiera ecumenica, presieduta dall’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti, che ha fatto da preludio alla festa finale “Il Circolo dei continenti”, condotta da Arianna Ciampoli e Federico Perrotta.