In Italia la crisi allontana i migranti
La recessione e la crisi hanno portato, in Italia, una diminuzione dei flussi migratori del 10% tra il 2009 e il 2010 e del 38% tra il 2007 e il 2010. È questo un dato che appare in controtendenza rispetto all’aumento registrato negli altri Paesi aderenti all’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. E anche in ambito occupazionale sono stati proprio i giovani immigrati ad aver più risentito della crisi. Infatti la disoccupazione, che nel 2011 ha colpito l’8% degli italiani, per gli immigrati è salita all’11,7%.
Tutto questo emerge dal Rapporto Ocse 2012 “International migration outlook”, presentato in settimana a Roma presso la sede del Consiglio nazionale economia e lavoro, alla presenza di esperti e politici di diversi schieramenti. A causa della crisi, perfino le migrazioni temporanee di lavoratori stagionali sono diminuite, nel 2010, del 20% rispetto ad una media del 4% nei Paesi Ocse. Nel 2011, invece, in Italia sono salite solo le richieste di asilo in seguito all’ondata di sbarchi provocati dalla “primavera araba”, arrivando così al settimo posto tra i Paesi Ocse, rispetto al tredicesimo posto nel 2009.
Nell’ultimo biennio, inoltre, sono aumentati anche gli studenti stranieri, che erano 66 mila nel 2009, seppur in numero inferiore alla media Ocse: «L’Italia – ha spiegato Jonathan Chaloff, membro della divisione migrazioni internazionali dell’Ocse – è uno dei pochi Paesi dove, nel decennio 2000-2010, il numero di persone che sono andate in pensione ha superato quello dei giovani entrati nel mondo del lavoro. Nel prossimo decennio questa tendenza peggiorerà, per cui la domanda di lavoro, nei Paesi Ocse, sarà minore rispetto all’offerta».
Nei Paesi Ocse, però, in seguito al calo generale degli anni precedenti, nel 2011 le migrazioni sono riprese tranne che in Italia: «È questo – ha sottolineato Giorgio Alessandrini, del Cnel – nonostante molti governi abbiano introdotto politiche maggiormente repressive. I giovani migranti senza lavoro sono una particolare fonte di preoccupazione, che necessita di una presa di posizione da parte dei governi». Nella classifica delle nazionalità dei migranti, al primo posto si afferma la Cina, che rappresenta il 10% dei flussi, seguita da India, Polonia e Romania ferme al 5%.
Ma non solo, perché a causa del calo della domanda da parte dei datori di lavoro, la migrazione di manodopera è diminuita, del 21% rispetto al totale, per cui la migrazione a scopo di ricongiungimento familiare è stata la principale categoria di ingresso nel 2010, con un 36% di flussi. Mentre le migrazioni per ragioni umanitarie hanno rappresentato solo il 6% dei flussi nell’Unione Europea e il 13% negli Stati Uniti. I dati dei richiedenti asilo rimangono dunque stabili, con la Francia che continua ad accogliere la maggior parte dei richiedenti asilo nel 2010, insieme a Stati Uniti e Germania.
Al contrario, gli studenti stranieri sono aumentati del 6%, corrispondenti a 2,6 milioni nei Paesi Ocse e nella Federazione Russa, e si spostano verso Stati Uniti, Regno Unito e Australia. Cina e India, insieme, raggruppano il 25% degli studenti stranieri: «Abbiamo bisogno di qualificare i flussi – ha concluso Natale Forlani, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – e di legare maggiormente la domanda e l’offerta di lavoro».