“Dalla giustizia vendicativa a quella educativa”
«Il presidente Napolitano ha affermato: “La situazione delle carceri è gravissima, in gioco l’onore dell’Italia”. Un appello alle forze politiche che andranno a governare. C’è la vita da salvare di tante persone con storie precise e spesso vissuti drammatici. In particolare si pensi ai 55 bambini chiusi nelle carceri con le loro madri. Abbiamo parlato con le alte cariche del ministero della Giustizia dichiarando la nostra disponibilità piena ad accogliere tutte le mamme con i loro figli. Perché non si va avanti?».
È questo l’interrogativo che si è posto Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale dell’Associazione “Comunità” Papa Giovanni XXIII, riflettendo sul tema dell’emergenza carceri in corso nel nostro Paese. A tal proposito, già da anni, l’associazione romagnola sta portando avanti il progetto Cec, Comunità educante con i carcerati, con oltre 300 tra detenuti ed ex detenuti che hanno svolto e svolgono percorsi educativi nell’ambito dei quali la recidiva si abbassa dal 70% al 10%.
Un progetto che, a detta del responsabile, potrebbe estendersi al 20-30 mila detenuti, grazie al coinvolgimento della comunità esterna: «Anche i 1.400 detenuti – ha osservato Ramonda – con il “fine pena mai” del cosiddetto ergastolo ostativo aspettano risposte concrete, oggi. Con i tanti proclami fatti, abbiamo illuso detenuti, famigliari e il mondo dell’associazionismo. Il nostro fondatore don Oreste Benzi ci ha educato a non limitarci a dare risposte possibili, ma quelle che davvero rispondono al bisogno profondo dell’uomo. Certamente ad oggi l’amnistia che anche il presidente Napolitano auspica è necessaria, ma è una risposta che non risponde né al bene della società, né al bene delle persone ristrette. È necessario alzare lo sguardo».
Insomma, per la Comunità di don Benzi, il tempo dei proclami è finito: «Chiediamo che i politici del prossimo governo – ha concluso il responsabile della Comunità Giovanni XXIII – si mettano in dialogo con le forze vive della società e mettano fine alle tante ingiustizie fatte in nome della giustizia. È il tempo di passare davvero da una giustizia vendicativa ad una giustizia educativa».