"Non è un cambio di passo del Papa - commenta Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, intervistato dall’agenzia di stampa Sir -, ma è ciò che la Chiesa dice da sempre. L’accoglienza va fatta in maniera seria, la prudenza è necessaria perché si ha a che fare con delle persone e non dei pacchi. La cautela è necessaria, per evitare accoglienze indiscriminate in realtà che non sono oggettivamente in grado di rispondere, impegnando di più, invece, chi ha la possibilità di accogliere. Ciò significa pianificare e fare una politica sostenibile per tutti, bisogna saper leggere il territorio e mettere in campo tutte le forze necessarie"
"Davanti a questi dati e nel 75° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la quale ha fatto da presupposto a un riscatto morale e sociale dell’Italia nel Dopoguerra – osserva don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana -, ricordiamo l’esortazione del Concilio Vaticano II alla libertà e alla dignità di ogni persona bisognosa “Non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia”. E ancora “Si eliminino non soltanto gli effetti ma anche le cause dei mali” (AA 8). Un ammonimento valido per l’oggi, perché non siano i poveri, gli ultimi, gli emarginati e gli indifesi a pagare il prezzo più alto della crisi"
"La Croce di Cristo - osserva il Papa - è come un faro che indica il porto alle navi ancora al largo nel mare in tempesta. La croce di Cristo è il segno della speranza che non delude; e ci dice che nemmeno una lacrima, nemmeno un gemito vanno perduti nel disegno di salvezza di Dio"
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