Tre proposte per accogliere i profughi
«Non fermare il dibattito politico solo al livello della legislazione sull’immigrazione, perché c’è una questione più urgente: chiediamo che tutte queste morti non siano invano, perché avvenga un cambiamento utile e necessario: rivedere l’intero approccio europeo e italiano all’accoglienza di chi fugge da guerre e persecuzioni e predisporre dei corridoi umanitari, soprattutto per i profughi siriani, distribuendoli nei vari Paesi europei».
È questa la posizione della Caritas italiana – espressa da Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio nazionale immigrazione – che da Lampedusa, dove in questi giorni sono riuniti 40 rappresentanti di tutte le Caritas siciliane, avanza anche tre proposte concrete: «La rete diocesana delle Caritas – spiega Forti – è disposta ad accogliere 150/200 profughi che attualmente sono nel sovraffollato centro di Contrada Imbriacola; accogliere in albergo almeno le donne e i bambini; aprire dal mese prossimo un centro Caritas permanente a Lampedusa. È chiaro che andrà rivisto l’impianto del testo unico sull’immigrazione a partire dagli interventi della legge Bossi-Fini. Ma ora siamo in una situazione di emergenza internazionale che va affrontata con strumenti di carattere emergenziale. I canali umanitari al momento sono più urgenti».
E per quanto concerne l’Europa, domani sarà a Lampedusa il presidente della Commissione europea Barroso, al quale Forti chiederà di affrontare il tema delle frontiere esterne cruciale per il vecchio continente: «Non sia – conclude il responsabile dell’ufficio nazionale immigrazione – semplicemente delegato ai Paesi del Mediterraneo. La redistribuzione delle persone che arrivano in Europa aiuterebbe nel processo di corresponsabilità a livello europeo. Dove sta la solidarietà europea? Serve un piano europeo che non esiste. Si va avanti dicendo che i numeri non sono grandi e si lascia che rimanga un problema nazionale. Ma perché non farlo come Europa? Ci vuole più coscienza, a partire dall’Italia che per prima deve fare la sua parte».