“Il giudizio comincia adesso, avanti senza paura”
«Un mistero che ci sovrasta, che suscita timore e trepidazione, ma che se riflettiamo bene allarga il nostro cuore e diventa un grande motivo di consolazione e di fiducia». È il giudizio finale nelle parole di Papa Francesco che ieri, all’interno dell’udienza generale del mercoledì che tra la folla dei 27 mila fedeli in piazza San Pietro ha visto presente anche una rappresentanza dei Vigili del Fuoco di Pescara, ha iniziato l’ultimo ciclo di catechesi sulla professione di fede, commentando il “credo nella vita eterna”: «Quando pensiamo al ritorno di Cristo e al suo giudizio finale – spiega il Papa -, che manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena, percepiamo di trovarci di fronte a un mistero che ci sovrasta, che non riusciamo nemmeno a immaginare. Un mistero che quasi istintivamente suscita in noi un senso di timore e magari anche di trepidazione. Se però riflettiamo bene su questa realtà, essa non può che allargare il cuore di un cristiano e costituire un grande motivo di consolazione e di fiducia».
Da questo punto di vista, l’esempio citato dal Pontefice è la testimonianza quanto mai suggestiva delle prime comunità cristiane, che con l’acclamazione “maranathà” attestano che il Signore viene, il Signore è vicino: «È l’esclamazione – ricorda il Santo Padre – in cui culmina tutta la Rivelazione cristiana, secondo la quale se pensiamo al giudizio in questa prospettiva, ogni paura e titubanza viene meno e lascia spazio all’attesa e a una profonda gioia». Ma il giudizio, non è qualcosa di lontano: «Il giudizio è già in atto, nel corso della nostra esistenza – sottolinea Papa Bergoglio -, ed è pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente ed operante in Cristo oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi».
Con queste parole, il Papa ha spiegato che qui entra in gioco la nostra responsabilità: «Il Signore Gesù – prosegue Papa Francesco – si è donato e continua a donarsi a noi, per ricolmarci di tutta la misericordia e la grazia del Padre. Se noi ci chiudiamo in noi stessi, all’azione di Gesù siamo noi stessi che ci condanniamo, siamo condannati da noi stessi. La salvezza è aprirci a Gesù e Lui ci salva: se siamo peccatori, gli chiediamo perdono, e andiamo con la voglia di essere buoni, lui ci perdona, ma per questo dobbiamo aprirci a Gesù, che è più forte di tutte le cose. Gesù è grande, è misericordioso, perdona ma tu devi aprirti, e aprirsi significa pentirsi, lamentarsi delle cose buone che non abbiamo fatto».
Altrimenti, si correrebbe un rischio: «Siamo noi quindi – ammonisce il Santo Padre – che possiamo diventare giudici di noi stessi, autocondannandoci all’esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli, con la profonda solitudine e tristezza che ne consegue. Non stanchiamoci di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti, per pregustare fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio, che nella vita eterna contempleremo in tutta la sua pienezza. Sarà bellissimo! Avanti, pensando a questo giudizio che comincia adesso, che è cominciato, facendo sì che il nostro cuore sia aperto a Cristo, alla sua salvezza. Avanti senza paura, perché l’amore di Gesù è più grande, e se chiediamo perdono per i nostri peccati, lui ci perdona».
A margine dell’udienza generale, in Vaticano, è quindi giunta la notizia dell’assegnazione del titolo di personaggio dell’anno a Papa Francesco, da parte della rivista “Time magazine”: «La cosa non stupisce – commenta Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana – data la risonanza e l’attenzione vastissima dell’elezione del Papa Francesco e dell’inizio del nuovo pontificato. È un segno positivo che uno dei riconoscimenti più prestigiosi nell’ambito della stampa internazionale, sia attribuito a chi annuncia nel mondo valori spirituali, religiosi e morali e parla efficacemente in favore della pace e di una maggiore giustizia. Quanto al Papa, per parte sua, non cerca fama e successo perché fa il suo servizio per l’annuncio del Vangelo dell’amore di Dio per tutti. Se questo attrae donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento: se questa scelta “dell’uomo dell’anno” significa che molti hanno capito, almeno implicitamente, questo messaggio, egli certamente se ne rallegra».