Bambini: un decalogo per l’alimentazione sana

L’avversione di molti bambini verso alcuni tipi di alimenti, in genere frutta e verdura, se troppo accentuata può portare a forme di obesità anche gravi. Al tempo stesso, selettività (scelta mirata di alcuni alimenti da mangiare) e neofobia (paura di entrare in contatto con nuovi cibi) possono innescare disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia.
Lo hanno spiegato gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che sabato hanno promosso un incontro, dedicato alle famiglie di bambini con difficoltà nell’alimentazione, dal titolo “Mio figlio non mangia: come posso fare?”, nel quale è stato presentato un decalogo di consigli pratici per gestire il problema. La selettività alimentare è un disturbo che riguarda circa il 30% dei bambini, con il picco d’incidenza intorno ai 2-4 anni (13%). Come rivela uno studio condotto su un campione di bambini da 1 a 3 anni, il 38% consuma le pappe davanti alla tv, il 25% non mangia a tavola con mamma e papà e 1/3 dei genitori obbliga i propri figli a finire il pasto. Sul versante nutrizionale, invece, l’indagine ha evidenziato eccessi nell’apporto di proteine animali che possono portare allo sviluppo di obesità.
Gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù, quindi, hanno preparato un decalogo per garantire ai bambini una alimentazione varia e completa: «Innanzitutto – illustrano – tutta la famiglia deve cercare di avere lo stesso tipo di alimentazione; gli alimenti devono essere riproposti più volte, compresi quelli non graditi dal piccolo, ma cucinati in maniera differente; gli adulti non devono costringere il bambino ad assaggiare un alimento con forza. È importante anche che l’orario del pasto sia rispettato, così come viga il divieto di mangiare giochi e tv. Necessario, poi, organizzare un percorso di familiarizzazione col cibo, perché il rifiuto di alcuni alimenti si accompagna spesso al rifiuto ad assaggiare; per portare i ragazzi a provare il sapore di un cibo è necessario stimolarne la curiosità attraverso i sensi: dalla conoscenza alla sperimentazione».
Da un punto di vista psicologico, inoltre, sono importanti anche altre tre mosse: «Portare il bambino a fare la spesa – aggiungono i medici del Bambino Gesù -, coinvolgerlo mentre si cucina e assaggiare insieme, dopo aver preparato insieme il piatto». Infine, l’ultimo trucco per far diventare la cucina una festa: «Prendere un cappellino da chef – concludono – e rendere partecipe il bambino. Il tempo giocherà a favore di tutta la famiglia».