“Convertitevi per non finire all’inferno”
«Convertitevi». Con questo imperativo perentorio, ripetuto per tre volte, come un “filo rosso” che lega le parole di oggi a quelle pronunciate dai suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Papa Francesco ieri ha concluso il suo breve ma intenso discorso, pronunciato al termine della veglia di preghiera per le vittime di tutte le mafie, presso la parrocchia romana di San Gregorio VII, organizzata da Libera (l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti), alla vigilia dell’odierna diciannovesima Giornata della memoria e dell’impegno contro la mafia che si sta svolgendo a Latina.
Alla veglia erano presenti circa un migliaio di familiari delle vittime della mafia, in rappresentanza dei circa 15 mila che hanno subito la perdita di un loro caro per mano mafiosa, tra cui spiccavano i parenti di don Pino Puglisi, la famiglia di don Giuseppe Diana, Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani (agente di scorta del giudice Giovanni Falcone) e Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso. Dunque il Papa ha rivolto un breve, ma intenso appello volto ad invocare la conversione degli affiliati mafiosi: «Sento – afferma a braccio il Santo Padre, concludendo il suo intervento – che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, ai protagonisti, agli uomini e alle donne mafiosi: per favore, cambiate vita! Convertitevi, fermatevi di fare il male! Convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio, per il vostro bene! La vita che avete fatto fino adesso – denuncia il Pontefice – non vi darà piacere, gioia, felicità. Il potere, il denaro che avete adesso, tanti affari sporchi, tanti crimini mafiosi… Il potere sterminato non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, per non finire nell’inferno! È quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Avete avuto un padre e una madre, pensate a loro: piangete un po’ e convertitevi».
Poco prima Papa Bergoglio aveva ringraziato i parenti delle vittime per la loro presenza: «Grazie perché non vi siete chiusi – riconosce il Papa – ma vi siete aperti, siete usciti per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, soprattutto per i giovani». Infine, il Santo Padre ha espresso un auspicio per contrastare e vincere il fenomeno mafioso: «Il desiderio che sento – conclude il Santo Padre – è di condividere con voi una speranza: che il senso di responsabilità che abbiamo vinca sulla corruzione. I comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi e prenda il posto dell’iniquità. So che voi sentite forte questa speranza e voglio condividerla con voi. È un cammino che richiede tenacia e perseveranza».
Sulla stessa del Papa linea anche don Luigi Ciotti: «Per contrastare la mafia – sottolinea il fondatore di Libera – è necessario uno scatto da parte di tutti, per ridare alle persone speranza, dignità e virtù. Servono politiche sociali, posti di lavoro, investimenti sulla scuola. Soprattutto, serve una politica veramente al servizio del bene comune». Oltre al rafforzamento della confisca e all’uso sociale dei beni della mafia, per don Ciotti, occorre tutelare, incentivare il percorso coraggioso dei testimoni di giustizia, che antepongono la voce della coscienza ai rischi della denuncia. Quindi un ulteriore invito rivolto alla collettività: «Non si può – ricorda don Ciotti – essere cittadini a intermittenza. Non si può essere cristiani da salotto, come ci dice Papa Francesco».