Ricostruzione e mazzette: “Si faccia piena verità”
Attraverso una lettera aperta firmata da monsignor Tommaso Valentinetti, presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana, i vescovi d’Abruzzo e Molise intendono fare chiarezza sul ruolo delle diocesi nella ricostruzione post-sismica. Dopo avere espresso apprezzamento e fiducia nei confronti di Magistratura e Forze dell’ordine i presuli, infatti, si dichiarano disponibili ad offrire la propria collaborazione: «Perché – scrive monsignor Valentinetti – si faccia piena verità sulle notizie, comparse sulla stampa, che lasciano intravedere inquietanti manovre speculative e disgustosi giri di mazzette».
Nel testo della lettera, i vescovi hanno innanzi tutto chiarito i loro intenti riguardo al loro ruolo nelle procedure sulla ricostruzione: «La nostra richiesta – si legge nella missiva – di vedere riconosciute le diocesi abruzzesi come “soggetti attuatori”, indirizzata alcuni mesi fa alla Presidenza del Consiglio dei ministri, è giuridicamente legittima e operativamente corretta, come è dimostrato dal fatto che questa stessa titolarità è stata pacificamente attribuita alle chiese delle Marche, dell’Umbria e dell’Emilia Romagna, colpite da analoghe calamità naturali, ed è unicamente diretta a garantire alla comunità ecclesiale la possibilità di partecipare – come è suo diritto – ai tavoli di concertazione, dove vengono elaborate e prese le decisioni che riguardano il patrimonio ecclesiastico, di proprietà delle diocesi».
L’intento, a detta della Conferenza episcopale abruzzese e molisana, è poter disporre di regole meglio definite e più certe in grado di determinare con chiarezza modalità, entità e tempi dei finanziamenti erogati per la ricostruzione del patrimonio ecclesiastico: «Se la domanda fosse stata accolta – aggiungono i vescovi della Ceam – avremmo rinunciato all’assegnazione degli incarichi e alla gestione diretta dei finanziamenti stanziati come anche delle successive cantierizzazioni».
Di qui la richiesta di una nota che prevedesse la possibilità di attivare specifiche convenzioni con altri enti: «Il fatto che – sottolinea monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e presidente della Ceam -, a nostra insaputa, siano stati messi in atto – come sembra – tentativi di strumentalizzare a fini disonesti la nostra richiesta, costituisce un atto grave che ci offende profondamente e suscita la nostra indignata riprovazione».
Ma al di là di tutto, nell’ipotesi che la richiesta di diventare “soggetti attuatori” non venisse accolta, i presuli ritengono urgente lo studio di nuovi percorsi normativi, più adeguati e articolati di quelli attuali per consentire una rapida e trasparente ricostruzione degli edifici sacri (di proprietà delle diocesi), e si dicono certi dell’estraneità di monsignor D’Ercole, incaricato a seguire l’iter procedurale della pratica: «Estraneità – sottolineano i vescovi – ad ogni manovra criminosa che potrebbe essere stata architettata alle sue spalle. La legge deve essere attuata a tutto campo e fino in fondo: perciò, chiunque abbia compiuto reati va perseguito, nessuno escluso, anche se nessun indagato può essere giudicato colpevole prima di essere condannato da un legittimo tribunale».