“Grazie Laurino, se Dio vuole, ci vediamo in Paradiso”
"Era un personaggio quasi mitico - racconta monsignor Valentinetti - e mi rimase impresso per come si chinava verso i fratelli e le sorelle, che vivevano la loro vita su di una carrozzina"

«Grazie Laurino, se Dio vuole, ci vediamo in Paradiso». Con queste parole semplici e dirette, ieri pomeriggio, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha dato l’ultimo saluto a uno dei suoi più fedeli e stimati collaboratori: il diacono permanente don Laurino Circeo, spentosi martedì all’età di 90 anni presso l’Ospedale clinicizzato di Chieti dov’era ricoverato da pochi giorni.
Un ultimo e caloroso saluto a cui si sono uniti decine di sacerdoti che hanno concelebrato il rito delle esequie presiedute dall’arcivescovo, oltre a centinaia di fedeli che hanno gremito la Cattedrale di San Cetteo per celebrare una vita spesa per gli altri.
Don Laurino Circeo infatti, oltre ad essere stato primo diacono permanente diocesano, è stato insieme alla moglie Angela guida di molte famiglie pescaresi, divenendo poi anche docente di religione e direttore della Pastorale scolastica diocesana.
Ma il servizio che ha amato di più e che l’ha visto operare fino all’ultimo è stato quello al fianco dei malati e dei disabili nell’Unitalsi, di cui Circeo fu presidente pescarese e infaticabile accompagnatore dei sofferenti nei pellegrinaggi presso i santuari internazionali di Lourdes, Fatima, Loreto e in Terra santa: «Pellegrinaggi – ricorda Federica Bucci, attuale presidente dell’Unitalsi pescarese -, dove il tuo invidiabile senso dell’umorismo ci accompagnava in tutte le nostre attività. Ma il tuo pellegrinaggio non è finito, ne è cominciato un altro per me e per te col tuo sguardo dal cielo».
E proprio in uno dei tanti pellegrinaggi, a bordo di un treno bianco dell’Unitalsi, nel 1970 un Valentinetti seminarista diciottenne conobbe per la prima volta Laurino Circeo: «Era un personaggio quasi mitico – racconta il presule – e mi rimase impresso per come si chinava verso i fratelli e le sorelle, che vivevano la loro vita su di una carrozzina».
Per loro, don Laurino Circeo condusse battaglie da precursore in difesa dei loro diritti: «Fin dal 1960 – sottolinea l’arcivescovo Valentinetti -, si batté per la realizzazione degli scivoli per far salire e scendere le carrozzine dai marciapiedi».
Quindi, per un attimo, la commozione e i sentimenti hanno preso il sopravvento nell’omelia: «Che questa pagina del Vangelo che lui ha messo in pratica – afferma monsignor Valentinetti, parlando a braccio – sia quella che gli spalanchi le porte del Paradiso. Sono convinto che da martedì lassù si sta facendo una bella festa, prima di tutto la moglie Angela, ma le porte del Paradiso non gliel’ha aperte San Pietro quanto piuttosto i tanti fratelli che Laurino aveva accompagnato. Questo non è il pastore che parla, ma il cuore che vuole il suo sfogo».
E al temine della funzione, ha emozionato l’assemblea la lettura di una lettera che don Circeo aveva scritto in occasione del suo novantesimo compleanno, lo scorso 16 dicembre, divenuta poi un testamento spirituale: «Signore – scrive don Laurino -, mi hai voluto al servizio della Santa Chiesa chiamandomi al ministero diaconale. Tanti fratelli dell’Unitalsi mi hai posto accanto e nei santuari della Madre li ho accompagnati. Con loro e per loro pellegrino mi sono fatto, per rendere più saldo nella fede il patto. Al compimento di questi 90 anni, con gioia e gratitudine, ti rendo lode altissimo onnipotente buon Signore».