Addio alla storica libreria Filograsso
“Tutto al 50% per cessazione attività”. Poche e fredde parole scritte su di un cartello, che da qualche giorno campeggia sulle vetrine, annuncia l’imminente chiusura della storica libreria Filograsso in viale Pindaro a Pescara. Così, a seguito dall’inattesa e sconvolgente chiusura della prestigiosa e blasonata libreria Costantini di Corso Vittorio Emanuele, la città adriatica perde un altro pezzo pregiato dell’editoria abruzzese.
Ovviamente sulla decisione di indurre Sara Filograsso a svendere tutti i libri e chiudere dopo 60 anni di attività, molto ha influito la scomparsa del fondatore nonché suo marito Gabriele Filograsso, venuto a mancare due anni fa, ma resta un dato di fatto la crisi che sta spazzando via sempre più librerie dal passato glorioso, ma senza futuro: «Innanzi tutto – spiega Marco Solfanelli, presidente dell’Associazione editori abruzzesi – paghiamo lo scotto di una mancanza cronica di lettori i quali, però, non trovando più nelle piccole librerie una disponibilità elevata di opere, si rivolgono alle grandi catene o acquistano online».
È stato proprio l’avvento del web, con la sua immediatezza, a certificare l’obsolescenza delle tradizionali librerie: «Ciò – sottolinea Solfanelli – ha reso inutile partire dai paesi per raggiungere la grande città, dove tra l’altro non si trova parcheggio, quando si può spuntare un buon prezzo ordinando un libro su Internet».
Per la stessa ragione, è poi cambiata anche la reazione psicologica dell’utente al momento dell’acquisto: «Oggi – osserva il presidente dell’Associazione editori abruzzesi – si acquista d’impulso. Quando subentra l’idea di cercare una lettura, ci si connette, la si trova e la si compra al posto di recarsi personalmente in libreria e, magari, aver già cambiato idea».
Ma a sancire la condanna a morte delle librerie, come tutti le conosciamo, resta sempre l’economia: «Se in un negozio di abbigliamento – conclude Marco Solfanelli – il prezzo di un articolo può essere raddoppiato o triplicato, in libreria le opere hanno un prezzo imposto con sconti da applicare, che spesso rappresentano il solo margine di utile però vanificato».