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I tuoi libri preferiti e tagga gli amici

Se la tua mente è ospitale, la lettura è un beneficio.

Per la serie ‘mal comune, mezzo gaudio sul social network’, da qualche mese su Facebook è comparso un altro tormentone a catena. Scarrelando tra un selfie in bagno-il compianto morto del giorno-il matrimonio del secolo di questo mese-la foto di una lasagna-un anatema in grassetto contro i soliti noti-la foto di ‘questa se la vedi struccata non la riconosci proprio’, mentre cerchi la frase di uno intelligente per davvero, per esprimere quello che senti in un tuo momento davvero intelligente, ecco, improvvisamente, che si ‘posterializza’ una richiesta del tipo:

 ELENCA I TUOI DIECI LIBRI PREFERITI E TAGGA ALTRI AMICI

 In un nanosecondo, da utente evoluto passi a uno stato emotivo simile a quello che provavi da primate scolarizzato: mentre il professore scorreva il registro con la sua Bic precaria, in cerca d’uno da interrogare, tu, rannicchiato in posizione fetale, con la testa calata nello zaino come fossi impegnato a cercare la pietra filosofale, ripassavi tutte le giustificazioni da sciorinare nel caso quella maledettissima penna si fosse fermata sul tuo nome. Proprio me, costui, doveva scegliere? E mo’ che faccio? Rispondere o non rispondere, pensi impugnando il mouse come fosse il teschio amletico; scegliere i dieci libri preferiti impegna, e noi, in fondo, si va su Facebook per cercare le cose impegnative degli altri – perché, non s’era capito? Così, sulle prime, fai un po’ il vago: per un giorno ti ritiri silente nel tuo avamposto a guardare gli altri, tanto c’è sempre Twitter, e nel frattempo su Facebook capiranno che pure tu hai una vita reale – si sappia. Volente o nolente, alla fine, si finirà tutti per scegliere una delle seguenti opzioni: 1) dico, sbrigativo, che non mi piacciono le “catene”: ho una tradizione di catena-victim che supporta la mia scelta, riceverò net-solidarietà e tornerò net-strategico alle cose impegnative degli altri; 2) non rispondo: il mistero paga, ed “io valgo”; al massimo ti rispondo in privato, così siamo in due a valere, e, se tutti e due stiamo nella mia lista amici, ci sarà un perchè; 3) cedo alla furia ‘ti devo di’ la mia, perché nessuno ti ha illuminato prima’, e giù fiumi di ermeneutiche con le citazioni di tutti i libri che ho letto per spiegare perché non ti voglio dire i libri che ho letto; 4) alla fine rispondo, perché in vita mia ho letto almeno su Wikipedia che cos’è la “net-etiquette”, e sono pronto ad immolarmi per la net-causa.

Se decidi di rispondere, scendi nell’agone: sei tu, da solo, contro tutte le liste compilate su Facebook. Senza averlo chiesto, ti ritrovi accerchiato da tutta la Bodleian Library; minacciato dalle fauci di Dostoevskij, Dante, Jane Austen, Virginia Wolf; dai ruggiti di Joyce, Shakespeare, Goethe, Lewis e Tolkien. Ci fosse qualcuno che dica di aver letto Faletti, nonostante tra i ‘morti del giorno’ di Facebook sia stato compiantissimo; ci fosse un Fabio Volo, che è diventato padre e, in fondo, scrive perché gli serve una casa più grande; ci fosse un Dan Brown, ché un momento di debolezza ce l’hanno tutti e pure da quello s’impara; ci fosse uno, ma dico uno, che almeno sul comodino abbia Cinquanta sfumature di grigio da esibire; che sull’autobus abbia letto qualcosa di meno impegnativo di Cime tempestose, tipo un libèllo umoristico, tra un tormento e l’altro. Anche la sottoscritta, quando ha deciso di rispondere, pronta a immolarsi sull’altare net-etiquette, intendeva scendere nell’agone con una lista pari a quella degli altri combattenti – con orgoglio. Pensa e ripensa, lima e arrotonda, gonfia e sgonfia, la mia prima lista competitiva è stata questa:

1) La Stele di Rosetta

2) Il Codice di Hammurabi

3) La Bibbia di Gutenberg

4) L’etica d’Aristotile tradotta in lingua vulgare fiorentina et commentata per Bernardo Segni

5) La Secchia poema eroicomico d’Androvinci Melisone

6) Trattato della pittura di Lionardo da Vinci: ridotta alla sua vera lezione sopra una copia a penna di mano (Gaetano Vascellini)

7) Li scrittori della Liguria, e particolarmente della Marittima (Raffaele Soprani)

8) Brevi nozioni di fortificazione passeggera ad uso dei Sott’Ufficiali di Fanteria (Angelo Paolini)

9) Appunti sull’individualità dell’etrusco (Carlo Battisti)

10) La ceramica greca di spina e quella di felsina. Affinità e differenze (Paolo Enrico Arias)

Sì, chiaramente, si tratta del parto visionario dettato da un’egolatria raccapricciante; solo un momento, giuro, perchè, sfamato l’ego, ho cancellato tutto e mi sono fermata a pensare.

Ho pensato che, in fondo, i miei libri preferiti non sono altro che le idee accolte nella mia vita, dalle quali non mi sono più separata, di alcune proprio innamorata. Nella nostra vita ospitiamo non solo persone, ma idee, verso le quali dobbiamo imparare a preparare un’accoglienza autentica. Se pensiamo bene, l’elenco dei nostri libri preferiti non è altro che la storia – ancora in atto – del nostro sviluppo intellettuale. Le idee, come le persone, possono arricchire, disturbare, sono una benedizione ma anche una maledizione. Le idee racchiudono possibilità e sfide sovrumane; non sai dove possano portare, e, per questo, devi imparare ad accoglierle bene. Un modo sbagliato di accogliere le idee è quello che chiameremo “ossessione di controllo”; così come facciamo con le persone, spesso rifiutiamo tutte le idee che non possiamo controllare, cioè quelle che non saziano e confermano il nostro ego: non sopportiamo idee ragionevoli ed oneste diverse dalle nostre, idee che escludano la possibilità di certezze e modi di conoscenza diversi dai nostri, o che ci parlino di argomenti che non conosciamo bene, e che perciò faremmo meglio a lasciare a chi è più informato di noi. Un altro modo sbagliato di accogliere le idee lo chiameremo della “resa incondizionata”: come accade con le persone alle quali permettiamo tutto, anche con le idee si può incorrere nel rischio di non assumersene la piena responsabilità, di rifuggire dal duro lavoro di pensare a fondo, dal confronto coraggioso con l’altro, piuttosto ricercando scappatoie in formulette del tipo “tutto è relativo”, “ciascuno è libero di pensare come vuole”. Se riflettiamo, a tutti capita di oscillare tra le suddette posizioni: a volte, siamo paladini delle nostre idee dall’alto della migliore turris eburnea; altre, siamo arrendevoli guru dell’“apertura mentale”. Si può trovare un equilibrio tra l’“ossessione di controllo” e la “resa incondizionata”? Si può praticare una vera accoglienza delle idee, aprire la mente a idee diverse, mantenendo integra la nostra identità intellettuale? In gioco non è la nostra “cultura”, ma la nostra esistenza: nessuno di noi sarebbe quello che è senza la trama di idee accolte nella propria vita, ancor più senza quelle che non ha accolto. È difficile trasmettere e comunicare le idee carpite nei libri, sempre con il rischio di fraintendere gli autori, di non cogliere le loro autentiche intenzioni, e, una volta accolte, di usarle in un modo diverso dalle intenzioni originarie dell’autore. Per accogliere veramente le idee, come le persone, si dovrebbe far posto sempre allo “straniero” – a quelle idee che ci disturbano ed esigono il nostro impegno – , ma senza lasciare che lo “straniero” se ne approfitti, mettendo in chiaro che certe idee non siamo disposti ad accettarle perché violano il nostro spazio interiore. Si può sperare di raggiungere questo equilibrio? Nessuno ha una formula per riuscirci, pensiamo, perché non esiste persona che abbia idee solo ed esclusivamente coerenti e razionali, e non abbia ospitato anche pregiudizi, fideismi, personalismi, abbagli in genere. Agostino dice che «tutto il beneficio della lettura» consiste in quella specie di fruttuoso errore che facciamo quando «dallo scritto di un altro si comprende qualcosa di vero che l’autore stesso non aveva compreso» (Agostino, De utilitate credendi, 4,10). Il migliore metodo di lettura, secondo Agostino, è quello di avere sempre un ‘pregiudizio positivo’ sulle intenzioni e il carattere dell’autore, sentendosi poi liberi di riorganizzare nella nostra mente ciò che ne abbiamo tratto durante l’infinito viaggio alla ricerca della verità. Un suggerimento autorevole, per restare in equilibrio tra “ossessione di controllo” e “resa incondizionata” alle idee.

Queste ultime riflessioni sul beneficio della lettura le ho riorganizzate nella mente, sperando di aver ben compreso le intenzioni di Maria Poggi Johnson, contenute nel suo sapiente libro Amor m’accolse. L’ospitalità al cuore della vita (Marietti, Genova, 2014). A proposito, questo libro è entrato nella mia vera lista dei libri preferiti al posto della “Stele di Rosetta”.