La buona scuola deve tutelare la libertà di scelta educativa
La proposta di prevedere una detrazione fiscale sulle rette degli studenti che frequentano le scuole pubbliche paritarie.
La riforma “Buona Scuola” arriva oggi al consiglio dei ministri, come previsto la scorsa settimana. Renzi ha annunciato ieri sera che, per definire gli interventi dedicati alla scuola, il Governo varerà un disegno di legge – chiedendone l’approvazione in tempi certi – e non più l’annunciato decreto. Sperando le assunzioni promesse per settembre potranno concretizzarsi più agevolmente, resta da vedere se nel ddl entreranno ancora importanti questioni previste nel decreto, come la riforma dell’infanzia (un unico percorso educativo da 0 a 6 anni), interventi legati alla disabilità e al sostegno, un testo unico nuovo in materia di normativa scolastica, misure per il diritto allo studio.
Un discorso a parte, sul quale avrebbe dovuto pronunciarsi il decreto legge, merita la proposta lanciata giorni fa dal sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi di far approvare una detrazione fiscale per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole pubbliche paritarie. Bisogna ricordare, a proposito, che con la legge 62/2000 del ministro Berlinguer, le scuole private paritarie fanno parte del sistema pubblico: sul piano giuridico le scuole paritarie sono equiparate a quelle statali. Nel linguaggio comune, invece, si tende spesso a identificare “pubblico” con “statale”, e stigmatizzare le “scuole private” come scuole “confessionali” o “non qualificate”. Nel sistema scolastico italiano, bisogna ricordarlo, esistono scuole pubbliche “statali” (gestite dallo Stato); scuole pubbliche paritarie (sottoposte al controllo statale per quanto riguarda requisiti strutturali e ordina mentali); scuole private non paritarie iscritte ai registri regionali (non possono rilasciare titoli di studio con valore legale) e infine le scuole straniere, comunitarie e non, operanti sul territorio nazionale. Le scuole pubbliche paritarie, a loro volta, rappresentano un panorama molto eterogeneo per qualità e quantità di proposte: scuole gestite da enti locali (Comuni, Province); enti religiosi e enti privati laici come fondazioni, associazioni, cooperative; scuole che adottano metodi didattici alternativi, come le montessoriane o le steineriane; le scuole bilingui, le scuole internazionali, con offerte formative molto qualificate, o le scuole che tutelano le lingue minoritarie.
Gli studenti delle scuole paritarie sono un milione e mezzo, per 13 mila istituti e 100 mila docenti. Ogni studente delle statali costa all’Italia 6800 euro, mentre uno delle paritarie 450. Le scuole paritarie dell’infanzia, per la mancanza di disponibilità di posti nelle scuole pubbliche statali (gestite dallo Stato), svolgono un ruolo fondamentale per le famiglie che altrimenti vedrebbero i figli esclusi dall’accesso ad un percorso formativo pubblico, nel senso di “comunitario”. Le scuole paritarie, in sintesi, costituiscono una risorsa imprescindibile, tanto per gli utenti quanto per gli operatori. Bisogna uscire da valutazioni viziate da posizione ideologiche, per portare a compimento la legge Berlinguer del 2000: riconoscere realmente alle famiglie la libertà di scelta educativa, che è nulla se non si riconosce loro anche la possibilità di accedere economicamente a tutte le offerte previste dal nostro sistema educativo. Lo Stato permette ai cittadini di detrarre dalle imposte le spese che gli stessi sostengono direttamente per servizi di interesse generale (dalla sanità agli asili nido). Solo le spese scolastiche non sono ancora detraibili, pertanto le famiglie (circa un milione oggi) che scelgono le scuole paritarie pagano due volte il servizio scolastico (con le imposte e con la retta)». Oggi le famiglie che scelgono di optare per una scuola pubblica paritaria ma non statale sono sottoposti ad una doppia imposizione, quella della tassazione generale e quella delle rette.
Per questo motivo, la proposta del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, di far approvare una detrazione fiscale per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole pubbliche paritarie, è stata ben accolta da molti, che aspettavano dal decreto legge “Buona Scuola” un pronunciamento. Oltre all’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc) e la Compagnia delle Opere – opere educative, che hanno reso noto un comunicato in cui salutano positivamente il progetto, ben 44 deputati della maggioranza hanno inviato al premier Renzi una lettera aperta ( qui il testo) in cui chiedono che la libertà scolastica diventi una realtà concreta con la possibilità di ottenere la detrazione fiscale: «Non sono in causa solo l’esercizio dei principi di libertà e di sussidiarietà, il superamento di inaccettabili discriminazioni, il legame con la scuola europea, ma talora lo stesso diritto allo studio, dato che in alcuni territori rurali e di montagna la scuola paritaria può costituire l’unica offerta formativa, con evidenti rischi di dispersione scolastica. Sono passati già 15 anni dall’approvazione della Legge Berlinguer che ha riconosciuto in Italia un unico sistema nazionale dell’istruzione pubblica, composto da scuole statali e paritarie. Purtroppo, a tale affermazione di principio non ha fatto ancora seguito l’adozione di strumenti concreti per favorire la parità scolastica».
Sostenere la detrazione fiscale per le suole pubbliche paritarie significa: sostenere il diritto per le famiglie di libertà alla scelta educativa; favorire il pluralismo dell’offerta formativa; riconoscere il diritto allo studio per tutti, che deve essere indipendente dal controllo dello Stato. Infine, evitare che i fuoriusciti dalla scuola paritaria per ragioni economiche rifluiscano nel circuito delle scuole pubbliche statali, riducendo le già scarse risorse, sarebbe anche un notevole vantaggio economico per lo Stato.
Se fino a ieri si sperava che i decreti su “La Buona scuola” recepissero la proposta della detrazione fiscale per le scuole pubbliche paritarie, oggi dobbiamo accontentarci di un disegno di legge.