Nel campo palestinese di Yarmuk si vive al di là del disumano
L'ONU chiede l'accesso umanitario al campo profughi palestinese: 3500 bambini rischiano di morire, i civili mancano di sufficiente cibo, acqua e forniture mediche.
La guerra in Siria, entrata nel suo quinto anno, in questi giorni sta concentrando tutto il proprio scempio nell’ormai spopolato campo palestinese di Yarmuk, situato a pochi chilometri dal centro di Damasco. Il campo risale al 1957, quando fu costruito per accogliere i palestinesi in fuga dalla guerra arabo-israeliana del 1948. Dotato di proprie moschee, scuole, uffici e ospedali, Yarmuk, prima era un luogo vivace, dominato dalla speranza; l’unico posto in cui i palestinesi avessero trovato rifugio, mantenendo una posizione neutrale nel conflitto siriano. Dal 2012, invece, Yarmuk è diventato teatro di scontri tra le forze del governo di Bashar al-Assad e l’opposizione armata. Prima della guerra era popolato da circa 150 mila persone mentre oggi ne conta poco meno di 20 mila.
A peggiorare ulteriormente la situazione è l’inserimento tra le forze lealiste di Assad e i ribelli, almeno dal 1° aprile, delle milizie dello Stato islamico (SI) e quelle del fronte Al Nusra, affiliazione siriana di Al Qaeda, che in cinque giorni di combattimenti, strada per strada, casa per casa, hanno ormai preso possesso del 90% del campo. Nel quadro confuso della crisi siriana l’alleanza tra Stato Islamico e Al Qaeda appare in qualche modo inedita – le due fazioni un anno fa erano in concorrenza e si combattevano aspramente – , ma è probabilmente dovuta a comuni strategie sul fronte di guerra. Infatti il campo di Yarmouk è a otto km dalla capitale, in una posizione decisamente strategica, e l’occupazione da parte dello SI è una premessa all’attacco di Damasco. Allo stesso tempo, i profughi vengono usati come scudi umani contro i bombardamenti aerei o di elicotteri dell’esercito siriano. Le fonti confermano che elicotteri governativi siriani bombardano postazioni jihadiste nel campo, situato alla periferia meridionale della capitale siriana, per rallentare l’avanzata dell’Isis. Allo stesso tempo, miliziani palestinesi opposti a Damasco e combattenti del Free Syrian Army combattono contro lo SI. Da Gerusalemme e da Gaza giungono gli echi di manifestazioni palestinesi di piazza contro l’Isis e i qaedisti.
Drammatica è la situazione umanitaria: secondo il funzionario dell’agenzia Onu per i Rifugiati (Unrwa), Chris Gunness, a «Yarmuk si vive al di là del disumano», senza acqua, medicine, cibo, in mezzo alle macerie e sotto le bombe. A riguardo, il 6 aprile, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso profonda preoccupazione per la drammatica condizione in cui verte il campo. Sempre qualche giorno fa, anche Saeb Erekat, esponente dell’Olp, Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha chiesto di salvare i rifugiati palestinesi chiusi nella trappola mortale in cui Yarmouk si è trasformato.
Almeno 3.500 bambini sono intrappolati all’interno del campo profughi palestinese di Yarmouk, con il rischio di essere uccisi o feriti, secondo quanto denuncia Save the Children. Le testimonianze degli operatori umanitari sul campo parlano di persone che giacciono in strada, senza la possibilità di essere soccorsi a causa dei combattimenti. Secondo fonti dell’organizzazione, nei giorni scorsi decine di medici volontari, operatori umanitari e civili, sono stati uccisi, rapiti o feriti. Molti risultano ancora dispersi. Secondo gli operatori umanitari, i bambini hanno bisogno di cibo, medicine e le loro necessità crescono disperatamente di ora in ora, senza che si possa raggiungere il campo profughi. I civili mancano di sufficiente cibo, acqua e forniture mediche. Gli ospedali all’interno di Yarmouk non possono più fornire assistenza sanitaria dopo essere stati distrutti negli ultimi attacchi e le forniture mediche si stanno esaurendo. Attualmente, spiega Save the Children, non ci sono strutture sanitarie che siano in grado di assistere la popolazione civile intrappolata all’interno del campo assediato e i civili feriti dovrebbero essere immediatamente evacuati dal campo per ricevere assistenza. I palestinesi in Siria non possono lasciare il paese, perché i confini per loro sono chiusi. Save the Children chiede alla comunità internazionale di sollecitare tutte le parti in conflitto a un cessate il fuoco che consenta di portare aiuti all’interno di Yarmouk e di evacuare i bambini e le famiglie ferite. Si potrebbe leggere anche in questa ottica la decisione del Governo di consentire l’evacuazione di circa 3000 palestinesi del campo accolti nei distretti di Tadhamon e Zahira.
La guerra siriana, unita all’offesa jihadista, continua ad ingrossare le fila di quelle migliaia di palestinesi per i quali lo status di “profughi” è da sempre una condizione permanente.