L’Emporio della Solidarietà da cinque anni in lotta contro la povertà
"L’Emporio della Solidarietà - ricorda don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana - è un’opera segno della Chiesa diocesana di Pescara-Penne, che aveva scelto di farsi prossima alle famiglie in difficoltà economica, augurandosi di chiuderlo in due o tre anni. E invece…"
«L’Emporio della Solidarietà è un’opera segno della Chiesa diocesana di Pescara-Penne, che aveva scelto di farsi prossima alle famiglie in difficoltà economica, augurandosi di chiuderlo in due o tre anni. E invece…». E invece, l’auspicio inizialmente espresso dal direttore della Caritas pescarese don Marco Pagniello, si è infranto contro la realtà di crisi economica che non ha smesso di attanagliare le famiglie pescaresi e il supermarket solidale, attivo nei locali dell’ex Circoscrizione di via Rubicone donati dal Comune, ha compiuto cinque anni celebrati ieri nel salone Don Gustavo Britti di via Rio Sparto con un convegno dal tema “Emporio. Esperienza di solidarietà familiare”.
Del resto i dati, impietosi, parlano da soli con merci erogate per un valore complessivo di 609.021,38 euro a 1.231 nuclei familiari, avente ognuno una tessera a punti per fare la spesa gratuitamente in un periodo di tempo limitato: «L’Emporio – spiega Federica De Lauso, del Centro studi di Caritas Italiana – è un supermercato che prende in carico famiglie in situazioni di povertà non cronica, e in un tempo compreso mediamente tra 0 e 6 mesi, aiutandole ad essere maggiormente autonome e responsabili oltre che a combattere la crisi con spirito positivo».
Tra l’altro nel solo anno 2014 l’Emporio della Solidarietà, promosso dalla Caritas diocesana e gestito dall’associazione Cuore Caritas, ha sostenuto 230 nuclei familiari per un totale di 706 adulti e 45 neonati, anche se l’anno nero è stato il 2012 quando sono state distribuite 406 tessere di spesa, rispetto alle 200-260 tessere distribuite negli altri anni. E gli sfortunati clienti del supermercato sono sempre più i nostri vicini della porta accanto, scivolati nella povertà dall’ex ceto medio: «Riguardo alla nazionalità degli utenti – conferma la De Lauso – prevalgono gli italiani, al 78,3%, nelle fasce d’età comprese tra i 35 e i 44 e tra i 45 e i 54 anni: le età centrali più penalizzate dalla crisi del mercato del lavoro».
Per questo, l’Emporio della Solidarietà non può permettersi di chiudere a Pescara rilanciando, al contrario, la propria azione in uno stile rinnovato. Ne è l’esempio il progetto “Si può fare”, finanziato dal Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali: «Abbiamo svolto sei corsi – racconta Lucia Cilli, coordinatrice del progetto – per dare nuovi strumenti alle famiglie per la gestione del bilancio familiare, oltre che ricette alimentari da preparare con gli alimenti dell’Emporio».
Il progetto, tra l’altro, si è concluso ieri con la consegna di un appezzamento agricolo di 100 metri quadri l’uno, in Strada del Pantano, a dieci famiglie che potranno coltivarlo a proprio beneficio: «Oltre al pesce – sottolinea monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne – vogliamo fornire anche la canna e la lenza alle famiglie per consentire a loro stesse di pescare in quanto l’Emporio, oltre che da un moto di solidarietà, nasce ugualmente da un moto di dignità».
E se da un lato, l’obiettivo futuro è quello di rendere le famiglie sempre più autonome e responsabili, dall’altro è anche quello di rieducarle alla relazione: «Il vero problema di una famiglia – denota Giordano Barione, responsabile dell’Ufficio di Pastorale familiare dell’Emilia Romagna – è l’incapacità ad affrontare i problemi, ed è qui che entrano in gioco le relazioni. È necessario innanzi tutto ascoltare gli altri, ma per farlo bisogna prima ascoltare sé stessi. Un’altra grande difficoltà che abbiamo è poi quella di non lasciarci aiutare, ma se anche Gesù si è fatto aiutare dal cireneo a portare la croce, anch’io posso farmi aiutare».
E le relazioni, fin dal principio, si giocano sull’accoglienza. Un atteggiamento, quest’ultimo, per certi versi dimenticato sul quale l’arcivescovo Valentinetti ha lanciato una sfida: «Sto sentendo – denuncia il presule – troppe parole cattive sulla logica dell’accoglienza, tante soluzioni immaginato e poi ridotte a slogan elettorali sulla pelle di colore che bussano alla nostra porta».
A tal proposito monsignor Valentinetti, ha citato il titolo di un articolo giornalistico secondo il quale sarebbe utopistico fermare la migrazione dei popoli: «Qui – avverte l’arcivescovo – si gioca quello che siamo: la nostra cultura, la nostra fede e il nostro futuro. Il futuro di una società che diventi un luogo di accoglienza reciproca».
La seconda sfida lanciata è invece quella di aumentare la testimonianza cristiana nel mondo, a partire dalla missione pescarese in atto nella diocesi albanese di Sapa: «Ma lungi da noi – precisa monsignor Tommaso Valentinetti – realizzare una presenza che vuole esportare la nostra cultura, perché su questo abbiamo già fatto molti errori in passato, portando invece una testimonianza di quello che può essere la dimensione della fede e la dimensione della Chiesa».
Mi si è aperto il cuore sapere che riuscite a dare aiuto a tante persone in maniera elegante e dignitosa in modo che nessuno possa sentirsi diverso. Il vostro Pastore “che conosco benissimo” vi sta formando insieme ai sacerdoti molto bene all’amore per gli altri, per i fratelli in difficoltà,no c’è cosa più bella adoperarsi per chi ha bisogno, è un’esperienza che ho fatto e continuo a fare nel mio piccolo e mi dà immensa gioia sapere che in molti si prendono cura di chi in questo momento è meno fortunato di qualche altro. Il Signore vi benededica e vi dia sempre il Suo aiuto per continuare la Sua opera di salvezza e di amore.