“Ogni parrocchia accolga migranti”: entusiasti i parroci pescaresi
"L’appello del Papa - precisa don Marco Pagniello, direttore della Caritas pescarese - va accolto, ma il terreno va preparato. C’è bisogno di capire innanzi tutto chi si vuole accogliere: dietro il profugo transitante si celano tutte le questioni giuridiche dello status da riconoscere, se rifugiato o richiedente asilo, e bisognerà organizzarsi"
«Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia di migranti, incominciando dalla mia diocesi di Roma». Con questo invito, rivolto domenica in occasione dell’Angelus pronunciato in piazza San Pietro, Papa Francesco ha nuovamente scosso la Chiesa chiedendo alla comunità cristiana uno sforzo ulteriore, per ospitare chi fugge da guerra e povertà.
Un’esortazione, questa, immediatamente fatta propria dalla Conferenza episcopale italiana: «Grande gratitudine – replica il cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei – verso il Santo Padre, che come sempre ci precede nella via del Vangelo e ci indica come tradurre la parola del Signore nelle situazioni più concrete, in questo caso quella dei migranti».
E anche nella Chiesa locale pescarese, l’appello del Papa è stato subito accolto favorevolmente: «È senz’altro – commenta l’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti – una proposta molto positiva».
Del resto, negli ultimi mesi, il capoluogo adriatico si è già ampiamente distinto per la sua inclinazione all’accoglienza, ben incarnata dalla Caritas diocesana che da sola accoglie 125 profughi nelle sue strutture e ora, si rende disponibile a realizzare questa nuova missione: «Rilanciamo l’invito – annuncia don Marco Pagniello, direttore della Caritas pescarese – alle famiglie e agli istituti religiosi. Tutti coloro che avessero locali adeguati disponibili, si facciano sentire e noi li supporteremo in tutto attraverso l’intervento della Prefettura o dei Servizi centrali».
Ma i facili entusiasmi non dovranno prendere il sopravvento, rispetto alle norme e ai criteri da rispettare per fronteggiare al meglio questa nuova, eventuale, ondata di arrivi: «L’appello del Papa – precisa don Marco – va accolto, ma il terreno va preparato. C’è bisogno di capire innanzi tutto chi si vuole accogliere: dietro il profugo transitante si celano tutte le questioni giuridiche dello status da riconoscere, se rifugiato o richiedente asilo, e bisognerà organizzarsi».
Ma tra i parroci c’è già fermento, per tramutare le parole in fatti: «Sono pronto a procedere – afferma convinto don Francesco Santuccione, abate di San Cetteo – e, dopo averne parlato con l’arcivescovo, potrei già mettere a disposizione un appartamento di proprietà parrocchiale o, in alternativa, prenderne uno in affitto che poi coprirebbe la parrocchia stessa. La nostra è la chiesa madre di Pescara, ed è giusto che si muova per prima anche in vista dell’Anno santo della Misericordia che ci vedrà aprire la porta santa diocesana».
E chissà che i migranti non trovino casa anche in pieno centro: «Quella del Santo Padre – osserva monsignor Vincenzo Amadio, vicario generale dell’arcidiocesi e parroco di San Pietro apostolo – è una proposta splendida, che risveglia le coscienze, ma richiederà tempo per l’attuazione. Dovrò parlarne in Consiglio pastorale e poi, nel caso, cercare case sfitte ma Pescara centro non si spende meno di 700 euro mensili».
Intanto a Penne, tutto questo è già realtà: «Era necessario – conclude don Giorgio Moriconi, vicario episcopale per la Pastorale e parroco di San Domenico -, che la Chiesa si svegliasse in questo senso. Nella nostra casa canonica, abbiamo già due stanze pronte per accogliere due ghanesi in attesa dello status di rifugiato politico».