Pace: “Eliminare le ideologie, o riportarle al confronto, per aspirarvi”
"Che la morte di tanti innocenti nelle foibe -auspica monsignor Valentinetti -, che la morte di tanti innocenti nei campi di concentramento, che la morte di tanti innocenti ancora oggi nella storia dell'umanità, ci possa dare la capacità di un sussulto di civiltà e un sussulto di ricordo e di memoria. Ma non solamente per ricordare, ma quanto perché dal ricordo possiamo avere le vere lezioni della storia"

È stata una celebrazione eucaristica intensa, quella presieduta ieri mattina dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, in occasione del Giorno del ricordo delle vittime delle foibe. In una chiesa dello Spirito Santo a Pescara gremita da rappresentanti delle istituzioni – Comune e Provincia di Pescara – e dalle Forze dell’ordine, il presule ha esordito con un primo pensiero sulla giornata commemorativa: «In cui ricordiamo – afferma l’arcivescovo – tutti coloro che hanno perso la vita in modo tragico e anche in modo violento e perverso. Ma oggi (ieri per chi legge) è anche la memoria di Santa Scolastica. Non so se riuscite a collegare, ma Santa Scolastica era la sorella di San Benedetto, il fondatore dell’Europa. Se c’è un evento o ci sono alcuni eventi che hanno avvilito l’Europa, ecco questi sono questi eventi che purtroppo non possiamo dimenticare, ma dobbiamo ricordare».

Quindi nell’omelia, un primo riferimento alla Parola di Dio, per poi tornare a riflettere sulla Giornata del ricordo: «La Parola del Signore che stai proclamata – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne – ci suggerisce un grande pensiero di equilibrio, di pace, di serenità, perché nel libro della Genesi si racconta l’inizio della creazione, più volte sottolineata una volta realizzata “E Dio vide che era cosa buona”. Se voi andate avanti nella lettura, quando Dio arriva alla creazione dell’uomo e della donna, non dice “E vide che era cosa buona”, ma “e vide che era cosa molto buona”. Cioè Dio si compiace di questa creazione, si compiace di questa umanità. Poi la pagina del Vangelo (Mc 6,53-56, che narra l’arrivo di Gesù e dei discepoli nella città di Gennèsaret), invece, ci parla dell’attenzione che Gesù ebbe nei confronti di tutti. Nel momento in cui la gente lo riconosce, tutti si avvicinano a Lui perché è Colui che può dare salvezza, che può dare serenità, che può dare salute, che può dare pace. E quanti lo toccavano venivano, attenzione, non si dice “venivano guariti”, ma “venivano salvati”. Cioè venivano guariti, oltre che fisicamente, anche interiormente. Ma questa creazione e questa presenza benefica di Gesù, chi l’ha rovinata?».
Da qui l’interrogativo di monsignor Valentinetti: «Purtroppo l’uomo non è stato degno di quel “E vide che era cosa molto buona”. L’uomo, nei secoli, nei millenni, ha vissuto situazioni drammatiche, difficili da interpretare e da capire, se non nelle logiche e nelle dimensioni della storia. Ma l’uomo è vittima sempre, purtroppo, di una grande “malattia”. Ogni uomo ha le sue idee, ed è bene che ogni uomo abbia un’idea bella e positiva da portare avanti, ma il pericolo più terribile è quando l’idea diventa ideologia. E, nella fattispecie della memoria e del ricordo che stiamo vivendo e della memoria che abbiamo vissuto pochi giorni fa (nel Giorno della memoria per le vittime della Shoah del 27 gennaio), purtroppo l’idea è diventata una terribile ideologia, che è quella che distrugge e che mette l’uomo contro l’uomo. È quella che non gli dà la possibilità di instaurare dialoghi di pace, di ritrovare la serenità della creazione perduta o dell’appartenenza e del desiderio di essere salvati».
Quindi la riflessione sulla ricorrenza in memoria degli infoibati: «E purtroppo – precisa monsignor Tommaso Valentinetti -, lo dico con rammarico, situazioni come quella della realtà della Giornata del ricordo, deplorevoli, deplorevolissime, si stanno ripetendo. Sembra che l’uomo abbia smarrito il ricordo, sembra che l’uomo abbia smarrito la memoria. E sembra che i potenti di questa terra non siano capaci o non vogliono essere pronti a sgombrare la mente dall’ideologia, a sgombrare la mente dalla connivenza con l’ideologia e la tecnocrazia, a sgombrare la mente dalle potenze finanziarie delle mani di pochissimi che oggi governano il mondo, per ridare speranza a un’umanità che ha bisogno di sperare. Il Papa ieri (la scorsa domenica per chi legge) ce l’ha ricordato ancora una volta con un filo di voce, per le sue difficoltà respiratorie, ma con un filo di voce continua a dire che “i popoli della terra aspirano alla pace”. E per aspirare alla pace, bisogna eliminare le ideologie o, perlomeno, riportarle al confronto delle idee per trovare le strade di convivenze pacifiche e cordiali. Che la morte di tanti innocenti nelle foibe, che la morte di tanti innocenti nei campi di concentramento, che la morte di tanti innocenti ancora oggi nella storia dell’umanità, ci possa dare la capacità di un sussulto di civiltà e un sussulto di ricordo e di memoria. Ma non solamente per ricordare, ma quanto perché dal ricordo possiamo avere le vere lezioni della storia. Amen».