Il Canto di Natale
Un film ispirato ad un celebre romanzo di C. Dickens, per lasciarci "infestare" il cuore dallo spirito natalizio.
Film-A Christmas Carol
(Il Canto di Natale)
Data: 2009
Genere: Fantasy, Animazione, Family
Regia: Robert Zemeckis
Attori: Jim Carrey;Colin Firth; Christopher Lloid.
Distribuzione: Walt Disney Studios
Durata: 96 Min
Formato: DISNEY DIGITAL 3-D
Quando le persone sono di cattivo umore verso se stesse, o verso gli altri, o verso qualcosa di molesto, generalmente tendono a resistere allo spirito natalizio; anzi, si applicano caparbiamente a scacciarlo in tutti i modi. Se non riesci a fare felice te stesso, perché sottoporti alla pena aggiuntiva di vedere gli altri felici? Se il cattivo umore dipende dagli eventi della vita, che accadono in modo alquanto imprevedibile, in nostro potere resta sempre il modo di reagire a quegli eventi e la facoltà di guardarli da una visuale più indulgente. Se le storie belle, e ben narrate, sono occasioni magiche offerte dalla vita per guardare noi stessi e gli altri in modo diverso, presentiamo un buon film con l’augurio che i più riottosi lascino entrare lo spirito natalizio da qualche pertugio tenero della loro vita. Perché qualche pertugio luminoso resta sempre.
Il film fantastico A Christmas Carol (Il Canto di Natale), prodotto nel 2009 dalla Walt Disney Studios e diretto da Robert Zemeckis con la partecipazione di Jim Carrey, realizzato in 3D utilizzando il “Performance capture” (una tecnologia che permette di riprendere gli attori con cineprese computerizzate per poi trasformarli in personaggi da animazione), è l’ultimo dei numerosi adattamenti cinematografici del romanzo breve di genere fantastico, A Christmas Carol, uscito per la prima volta nel 1843 ed entrato a far parte della serie dei The Christmas Book (Libri di Natale) di Charles Dickens (1812-1870). Il film, riproducendo fedelmente la storia di Dickens soprattutto nel gusto per il romanzo gotico e la finalità edificante, è adatto per un pubblico di adulti e adolescenti più che di bambini. Costruito sulla falsariga dell’exemplum medievale, il film racconta la storia di ri-nascita di un uomo per provocare in chi la guarda quello che si sta raccontando. Il racconto mira a generare ciò che racconta, e, a ben guardare, i temi sono profondamente cristiani: si parla di conversione, di pentimento e di peccato, del giudizio divino sulla vita dell’uomo e di amore per il prossimo. Chesterton ebbe un particolare amore per Dickens, considerandolo erede dell’antico umorismo cristiano inglese oltre che valida penna a servizio della denuncia sociale.
Il protagonista della storia, Ebenezer Scrooge, è un avido, ruvido ed egoista vecchio finanziere di cattivo umore verso se stesso, gli altri e lo spirito natalizio. «Chiuso come un’ostrica», pensa che il Natale sia una perdita di tempo e di guadagno al punto da rimproverare Dio stesso per il riposo festivo che penalizza il commercio. «Stupidaggini» e «fesserie» sono le parole con le quali egli risponde a tutti: a quanti per strada intonano un “Canto di Natale” o gli fanno gli auguri; al suo impiegato che chiede di esentarsi dal lavoro almeno la vigilia di Natale; all’affettuoso nipote Fred, che invano ogni hanno prega lo zio di cenare con la sua famiglia. Se potessi fare di testa mia, dice Scrooge indignato, «ogni idiota che se ne va in giro col buon Natale in bocca dovrebbe essere bollito nel suo pudding e poi sepolto con un paletto di agrifoglio conficcato nel cuore!». Scrooge è l’esempio di chi non riesce più a far felice se stesso a Natale, figuriamoci gli altri! Può un uomo così farsi pervadere dallo spirito natalizio, e rinascere alla solidarietà e alla gioia della vita?
Il film insegna che un uomo così, per rinascere, deve avere un’occasione e saperla afferrare anche se fosse sfuggente. L’occasione può essere offerta da un ricordo, un incontro, un’immagine o una parola che si manifestano inaspettatamente come fantasmi. A Scrooge si materializza il fantasma dell’amico e socio Marley, morto sette anni prima, attorniato da una catena forgiata di lucchetti, timbri, portamonete, assegni, ossia quel materiale che l’aveva tenuto schiavo in vita asservendolo al denaro e al lavoro. Punito per aver speso la vita pensando esclusivamente agli affari e mai al prossimo, Marley spiega che la sua vera
dannazione è vedere il bene che non ha fatto in vita e non poterlo più fare ed è questo che lo tiene lontano dalla luce di Dio. Marley si è rivelato a Scrooge per avvertirlo e per dargli un’occasione di salvezza: «Sono qui stanotte per avvertirti che hai ancora una possibilità di sottrarti al mio stesso destino. Scrooge deve morire al suo io e deve rinascere, e, per fare questo, sarà visitato da tre Spiriti». Come promesso, Scrooge sarà visitato dallo Spirito del Natale Presente, del Natale Passato e del Natale Futuro; i tre Spiriti lo spingeranno a riflettere su tutta la sua vita – a partire dall’infanzia – per capire che tipo di uomo è, quali sono le conseguenze delle sue scelte passate e che persona vuole veramente essere in futuro. In un certo senso, i tre Spiriti non sono altro che la voce della coscienza, il solo luogo in cui può avvenire la morte dell’uomo vecchio e la nascita dell’uomo nuovo. La visita degli Spiriti si consumerà nella Notte Santa, e il Canto di Natale può considerarsi il racconto della Notte Santa che ha cambiato la vita di un uomo. Alla fine del viaggio tra i fantasmi della coscienza, Scrooge avrà imparato questa lezione: «I cammini intrapresi dagli uomini prefigurano determinate conseguenze alle quali, se seguiti, condurranno. Ma abbandonati i cammini, le conseguenze cambieranno». Il cuore di Scrooge era avvizzito dall’egoismo e dall’avidità; proseguire per quel cammino lo avrebbe condannato a morire solo, disprezzato e dimenticato da tutti. Nella Notte Santa, Scrooge, si ravvede e comincia ad invertire il proprio cammino: dischiudendosi alla solidarietà e alla tenerezza verso gli altri salverà se stesso.
Si vestì con i suoi abiti migliori e se ne andò per le strade. Proprio allora la gente usciva […], e, camminando con le mani dietro la schiena, Scrooge guardava ognuno con un sorriso compiaciuto. Pareva insomma così irresistibilmente gentile che due o tre persone di buon umore gli dissero: “Buongiorno signore! Buon Natale a voi!”. Scrooge affermò spesso in seguito che, di tutti i suoni gioiosi che avesse mai sentito, per le sue orecchie quelli furono i più gioiosi. […]. Che una cosa simile possa essere detta anche di noi, di tutti noi! Dio ci benedica, ci benedica tutti!
Ognuno di noi, a causa degli eventi della vita, può essere di cattivo umore verso se stesso, verso gli altri, e, in questi giorni, anche verso lo spirito natalizio. Continuare a percorrere il cammino del risentimento e della solitudine moltiplicherà l’uno e l’altra, rendendo la nostra vita solo più pesante. Invertire il cammino, cambiare la prospettiva, aprendosi alla meraviglia e alla ricchezza che la vita offre, non cambierà il passato ma darà speranza al presente e salverà il nostro futuro. Là dove la vita non cambia, noi possiamo cambiare il modo di viverla.
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*Le citazioni sono tratte da: C. DICKENS, Canto di Natale, tr. it. a cura di D. SALA, Giunti Editore, Firenze 2005.
* Le illustrazioni, tratte dalla prima edizione del romanzo (1843), sono di John Leech.