“La gravidanza non è una patologia”

In Italia una donna su tre, il 29%, per mettere al mondo un figlio fa ricorso al taglio cesareo, che in quasi la metà dei casi, il 43%, si rivela inappropriato.
Hanno fatto scalpore i dati diffusi ieri dal ministero della Salute a seguito di un’indagine dei Nas relativa a 78 diverse strutture ospedaliere pubbliche e private: «Certamente – ha spiegato Maria Luisa Di Pietro, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e bioeticista – il grido d’allarme del ministero è nato dalla spesa, visto che il taglio cesareo ha costi più elevati, ma non è questa l’unica valutazione. A fronte, infatti, di costi elevati, il parto cesareo introduce, nell’ambito di una realtà che potrebbe preferibilmente svolgersi in modo naturale, un intervento chirurgico che espone a un rischio maggiore sia la madre sia il bambino».
Ad esclusione delle situazioni indicate nelle “Linee guida” emanate recentemente dal ministero, secondo l’esperta, il parto naturale è sempre preferibile. Un altro sintomo della “medicalizzazione della gravidanza”, considerata come una patologia e non come un evento naturale, è il ricorso sempre più frequente all’anestesia epidurale: «Nessuna esclusione pregiudiziale, ha precisato la ricercatrice – riguardo a questa pratica, a patto però che quello della donna sia realmente un consenso informato e che tale anestesia venga eseguita da un’équipe medica adeguatamente preparata».