“A L’Aquila il sisma ha prodotto dipendenze da alcol e gioco d’azzardo”
Dal 2007 al 2012, infatti, la spesa pro-capite nel gioco d’azzardo nella provincia de L’Aquila è aumentata del 73%, dove le slot machine sono più presenti in Italia con 13,2 gli apparecchi ogni mille abitanti e 32,8 ogni dieci chilometri quadrati. Un report della Asl aquilana evidenzia che i ragazzi di 11 anni cominciano a bere alcol, mentre quelli di 13 hanno le prime esperienze con la marijuana: "Di fronte alla tragedia - spiega Maurizio Fiasco, sociologo - ci aspetteremmo un risparmio e una restrizione delle spese in questo settore. Ma nella città troviamo delle spiegazioni. In primo luogo la perdita degli spazi, testimoni della memoria, che dopo la catastrofe del terremoto non sono stati ricostruiti. La resilienza della popolazione, inoltre, è stata arrestata con progetti di ricostruzione mai attuati e soluzioni dannose come le famose New Town"
«Il 6 aprile verranno ricordate la tragedia e le vittime del terremoto de L’Aquila, un momento necessario per fermarci e ricordare. Ma il giorno dopo dobbiamo rimboccarci le maniche, continuare a vivere puntando l’attenzione su quello che il terremoto ha prodotto: dipendenze da alcol e gioco d’azzardo. L’obiettivo della giornata del 7 sarà quindi quello di tutelare i più giovani, prime vittime di questi fenomeni».
Lo ha affermato lunedì Alberto Carlo Anfossi, segretario della Scuola internazionale “Etica & Sicurezza” dell’Aquila, intervenuto durante la presentazione della giornata di studio e riflessione sui traumi e le dipendenze provocate dal terremoto di sette anni fa, in programma per il 7 aprile prossimo presso gli stabilimenti della casa farmaceutica Dompé, nel capoluogo abruzzese.
Dal 2007 al 2012, infatti, la spesa pro-capite nel gioco d’azzardo nella provincia de L’Aquila è aumentata del 73%: «Nel corso della giornata di studio – preannuncia il fondatore della scuola -, dialogheremo con tutti, con le numerosissime scuole ma anche con gli anziani, altre vittime di questo disagio fortemente avvertito».
La crescita nella provincia aquilana della diffusione e della dipendenza da gioco d’azzardo secondo Maurizio Fiasco, sociologo e presidente dell’Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio), dovrebbe generare un allarme.
In base ai dati illustrati lunedì in una conferenza stampa a Roma, organizzata dalla Scuola internazionale “Etica & Sicurezza” de L’Aquila, la spesa pro-capite è passata da un valore di 780 euro nel 2007 ai 1335 del 2012: «Sono dati questi controintuitivi – sottolinea Fiasco -, perché di fronte alla tragedia ci aspetteremmo un risparmio e una restrizione delle spese in questo settore. Ma nella città troviamo delle spiegazioni. In primo luogo la perdita degli spazi, testimoni della memoria, che dopo la catastrofe del terremoto non sono stati ricostruiti. La resilienza della popolazione, inoltre, è stata arrestata con progetti di ricostruzione mai attuati e soluzioni dannose come le famose New Town».
Secondo il sociologo, inoltre, gli aquilani non vanno stigmatizzati: «Perché il fenomeno della dipendenza da gioco – spiega il presidente dell’associazione Alea – è nazionale. Si tratta di una sorta di narcosi, perché il moderno gioco industrializzato di massa pretende di ricevere una grande quantità di tempo dal giocatore per contabilizzare la perdita di reddito. È basato infatti su una reiterazione delle gratificazioni, che nell’arco della giornata spingono l’individuo a giocare nuovamente».
Fenomeni che in Abruzzo, purtroppo, si registrano abitualmente: «Nel territorio abruzzese – rimarca il sociologo – sono state aumentate le occasioni di gioco, grazie a provvedimenti ad hoc dopo il terremoto che hanno abolito i coefficienti fra installazione e superficie di slot machine. Addirittura sono state messe nelle tendopoli. E infatti oggi l’indice di esposizione in rapporto alla densità di popolazione, vede L’Aquila al primo posto nella regione».
Inoltre, da una ricerca effettuata su tre indicatori di esposizione, la provincia dell’Aquila risulta la più “invasa” in assoluto dalle slot machine: «Sono 13,2 – precisa il presidente dell’Alea – gli apparecchi ogni mille abitanti e 32,8 ogni dieci chilometri quadrati (rispetto alla media italiana pari a 6,1, ndr). Più in generale, si osserva che l’intera regione, l’Abruzzo, rivela un consumo di gioco d’azzardo per persona ben al di sopra della media nazionale, con 1.416 euro pro-capite».
La conferma del trend allarmante arriva dai dati del Sert dell’Asl di Avezzano, Sulmona e L’Aquila. Mentre gli utenti che hanno fatto ricorso al Sert per uso di droghe è, dal giorno del terremoto, diminuito, quelli che lo hanno fatto per abuso di alcol è cresciuto in maniera importante. Si è passati dai 111 del 2009 ai 156 del 2014, con un aumento vicino al 40%.
Il numero di pazienti che, nell’ultimo biennio, ha deciso di intraprendere un percorso terapeutico è passato dai 26 del 2014 ai 36 dello scorso anno, con un aumento percentuale di quasi il 40% anche in questo caso: «In una realtà piccola come la nostra – conclude Daniele Spaziani, psichiatra e responsabile del Sert – si tratta di una crescita rilevante. Ognuna di quelle persone vive un microcosmo abitato da sofferenze e dolore».
Il Sert ha fatto sapere di aver potenziato la propria attività di prevenzione intervenendo, in particolare, su ragazzi e adolescenti attraverso incontri di prevenzione con oltre 200 studenti.
Ma lo shock da cui tutto è partito, e che continua a creare disagio, resta sempre il sisma del 6 aprile 2009: «Subito dopo il terremoto – rileva Francesca Pompa, presidente di One Group, la società che insieme alla Scuola di “Etica & Sicurezza” ha organizzato la giornata del 7 aprile presso gli stabilimenti Dompé per parlare del fenomeno delle dipendenze nel capoluogo abruzzese – c’è stato nella popolazione aquilana un desiderio di riscatto, uno spirito che lo ha contraddistinto. Ma dopo sette anni, oggi si avverte ancora di più la mancanza della città, il senso della comunità non c’è e nemmeno gli spazi fisici, perché non si può passeggiare a piedi o nel centro storico dove ogni volta piango per la perdita della nostra identità».
Nella conferenza stampa di lunedì, è stato illustrato un report della Asl aquilana in cui viene evidenziato che i ragazzi di 11 anni cominciano a bere alcol, mentre quelli di 13 hanno le prime esperienze con la marijuana: «Proprio per questi dati, abbiamo coinvolto tutte le scuole – conclude la presidente di One group – perché i disagi sono reali. La giornata del 7 infatti sarà rivolta ai giovani a cui vogliamo dare un messaggio di speranza. Speriamo che iniziative simili si ripetano, perché la gente de L’Aquila ne ha bisogno per ricompattarsi. In particolare i più giovani non hanno più luoghi di aggregazione se non locali dove si beve».