“L’Europa non abbia timore della Chiesa cattolica e delle Chiese cristiane”
"I valori portanti dell’Europa - precisa Bagnasco - devono avere un fondamento ed una garanzia. Ebbene, la dimensione trascendente, l’Assoluto, è il migliore fondamento e la migliore garanzia per una convivenza umana e non soltanto organizzativa. Vorremmo che l’Europa si lasciasse aiutare, ascoltasse quelle che sono le nostre sollecitazione di ordine morale, spirituale, culturale che vanno a difendere la persona umana. Non sono contro la felicità della persona. Dio non è contro la felicità, non è geloso della libertà dell’uomo. Tutt’altro, è il migliore garante"

È il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, il nuovo presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Ad eleggerlo, nello scorso fine settimana, sono stati i vescovi e i cardinali d’Europa riuniti a Monte Carlo per l’annuale Assemblea plenaria del Ccee. Il cardinale Bagnasco prende la carica lasciata dal cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest che ha guidato il Ccee per due mandati, dal 2006 al 2016.
Nella stessa sessione elettiva, sono stati eletti anche i due vice presidenti del Ccee, ovvero il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, e monsignor Stanislaw Gadecki, arcivescovo di Poznań e presidente della Conferenza episcopale polacca: «L’assemblea plenaria – si legge in un comunicato del Ccee – ha ringraziato i neo-eletti per la loro disponibilità e ha augurato un proficuo lavoro a servizio dell’evangelizzazione e della Chiesa in Europa. Nello stesso tempo, i partecipanti hanno ringraziato i membri della Presidenza uscente per il lavoro svolto per il bene della Chiesa e per la dedizione nel promuovere la comunione fraterna tra gli episcopati europei».
La nuova presidenza è entrata effettivamente in carica subito l’elezione: «Vorremmo dire all’Europa – dichiara il neo presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa -, di non avere timore della Chiesa cattolica e delle Chiese cristiane. Noi in Europa dobbiamo esserci, come cittadini e come vescovi, pastori. Vorremmo che l’Europa potesse e volesse contare sulla Chiesa innanzitutto nella persona dei loro pastori, ma anche delle comunità cristiane».
Quindi il primo messaggio all’Europa del nuovo presidente dei vescovi europei è di non avere paura della dimensione religiosa, perché non porta via nulla a ciò che è umano ma semmai lo fonda e lo garantisce: «I valori portanti dell’Europa – precisa Bagnasco – devono avere un fondamento ed una garanzia. Ebbene, la dimensione trascendente, l’Assoluto, è il migliore fondamento e la migliore garanzia per una convivenza umana e non soltanto organizzativa. Vorremmo che l’Europa si lasciasse aiutare, ascoltasse quelle che sono le nostre sollecitazione di ordine morale, spirituale, culturale che vanno a difendere la persona umana. Non sono contro la felicità della persona. Dio non è contro la felicità, non è geloso della libertà dell’uomo. Tutt’altro, è il migliore garante».
Il presidente della Conferenza episcopale italiana, ha poi affermato come l’Europa debba ripensare seriamente a sé stessa, ma non per cancellarsi: «Tutt’altro – puntualizza l’arcivescovo di Genova -, perché c’è bisogno ancora di più Europa. C’è bisogno, però, di un’Europa che è fondata su una base spirituale e morale capace di ispirare una identità culturale, alta, bella, secondo la sua tradizione e la sua storia. Il che non significa esclusione di qualcuno. Significa semplicemente capacità e possibilità di dialogo, avere qualcosa da dire per andare avanti. Secondo me, l’Europa deve offrire a tutti i suoi cittadini, vecchi e nuovi, compresi anche i tanti immigrati, non soltanto una organizzazione materiale, sociale, politica, economica, ma innanzitutto un patrimonio di valori spirituali alti che sono i suoi ma che non escludono nessuno».
Insomma, a detta del porporato, l’Europa ha una grande storia e una grande missione, che dovremmo riapprofondire e rimettere in gioco: «Ogni continente – conclude il cardinale -, come ogni Paese, ha qualcosa di peculiare da offrire al mondo intero. L’Europa deve riscoprire la propria missione. E in questo noi vorremo aiutare l’Europa. Il Papa accennava anche che l’Europa è un po’ stanca, un po’ vecchia, però non deve abbattersi e non si abbatte se non si ripiega su se stessa, chiudendo le proprie confini ma aprendosi. Aprirsi non significa perdere se stessi, ma mantenere se stessi in dialogo con tutti».