“Farebbe bene all’Italia un impegno diretto dei cattolici in politica”
"Il Papa - osserva lo storico Giovagnoli - esprime una presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo che i cattolici italiani non hanno ancora capitalizzato, traducendola in una proposta che possa essere utile per l’Italia"

«Farebbe bene all’Italia un impegno dei cattolici più diretto ed esplicito. Non in chiave confessionale, questo è chiaro. Attraverso la Democrazia Cristiana non si è concretizzato un legame tra Chiesa e Stato. È stata, piuttosto, l’adesione della Chiesa a un progetto storico. Oggi sarebbe fondamentale che i cattolici tornassero a impegnarsi, con quel di più che si portano come patrimonio morale, di coesione sociale e di moderazione umana».
Ne è convinto lo storico Agostino Giovagnoli, professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che in un’intervista all’agenzia di stampa Sir ha affermato: «Il Papa esprime una presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo che i cattolici italiani non hanno ancora capitalizzato, traducendola in una proposta che possa essere utile per l’Italia».
Del resto, a detta dell’accademico, il Paese soffre per le conseguenze della globalizzazione: «Sono temi su cui Francesco dice cose importanti e i cattolici italiani potrebbero attingere per offrire un contributo originale».
Quanto alla crisi della politica, secondo lo studioso, il problema non è tanto dare vita a una nuova formazione cattolica: «Ma capire – osserva Giovagnoli – se i cattolici siano disposti a costruire dei soggetti politici che siano solidi e rappresentativi della realtà italiana. Non in ottica confessionale, ma di un patrimonio che può diventare almeno una delle componenti fondamentali di un partito più vasto. Se poi si rendesse necessario creare un nuovo partito, nulla osterebbe. L’ultimo in senso classico era il Partito Democratico, che ha perso molta della sua compattezza e coesione. C’è un vuoto drammatico, una liquidità eccessiva della politica italiana che è preoccupante».