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L’ultima beffa dell’inclusione: mai più diploma di terza media per i disabili intellettivi?

Il diritto all'inclusione deluso ed eluso tanto da una "riforma del sostegno" praticamente inesistente quanto da un "decreto di valutazione" fortemente penalizzante per i ragazzi disabili. C'è da sperare che il Parlamento non ratifichi queste decisioni.

Se la Legge 107/15 della Buona scuola fosse una matrioska di decreti e decretini, come ultima “sorpresa” troveremmo lo Schema di Decreto sulla valutazione (Atto di Governo n. 384: Schema di Decreto Legislativo recante norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato). Approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, il decreto appare gravemente penalizzante per gli alunni disabili intellettivi, autistici e pluri minorati, perché toglie loro la possibilità di conseguire il diploma di licenza media sostenendo prove differenziate e introduce il concetto di equipollenza, finora valido solo nella scuola secondaria di secondo grado. L’esame del Primo Ciclo – già Esame di Licenza Media –, fino ad oggi, prevedeva prove differenziate «idonee a valutare il progresso dell’alunno in rapporto alle sue potenzialità e ai livelli di apprendimento iniziali» (DPR 122/09, articolo 9), considerate equivalenti a quelle ordinarie ai fini del superamento del diploma. Le prove differenziate sono preparate in base ad un Piano Educativo personalizzato (PEI), sulle basi delle effettive capacità dell’alunno con disabilità, per permettergli di sostenere una prova d’esame, anche se adattata alle proprie possibilità, e conseguire il diploma. Secondo il nuovo decreto di valutazione, invece, restano solo le prove equipollenti che richiedono all’alunno di raggiungere gli obiettivi nazionali. Se l’alunno disabile non supera le prove equipollenti, non potrà avere il diploma ma solo l’attestato di frequenza.

Se fosse ratificato dal Parlamento, il decreto di valutazione rappresenterebbe un passo indietro verso l’integrazione scolastica costruita a fatica in questi decenni, e già compromessa dalla recente “riforma del sostegno”, un’altra matrioska, contenuta questa volta nel Decreto sull’inclusione della Buona Scuola. La “riforma del sostegno” ha deluso famiglie, associazioni, insegnanti, perché non realizza molti obiettivi attesi, primi tra tutti, la formazione più specializzata degli insegnanti di sostegno e la stabilità di ruolo necessaria per garantire continuità didattica. Come se non bastasse, si è anche innalzato il tetto massimo del numero di alunni in presenza di un compagno disabile da 20 a 22, per altro senza porre alcun limite alle possibili “eccezioni”.

A rendere più sconcertante e paradossale l’ingiustificato “pugno di ferro” verso gli alunni disabili, che segna un deciso passo indietro verso il diritto all’inclusione, c’è l’ultima matrioska del decreto di valutazione, ovvero la riforma degli esami di maturità, che sembrerebbe invece “semplificare” alcune “rigidità” introdotte dalla riforma Gelmini: non servirà più la sufficienza in tutte le materie ma basterà la media del “sei” per l’ammissione; meno prove scritte ma più crediti; eliminata la terza prova; il test Invalsi svolto durante il quinto e valutato lo stesso per l’ammissione. Insomma: non tutte le matrioske sono uguali.

E se non bastassero le sorprese, ultima matrioska delle matrioske, leggendo bene il decreto si rileva che le stesse prove differenziate – eliminate per conseguire il diploma di terza media – sono invece ritenute valide ai fini del conseguimento dell’esame di maturità. Come è possibile?

Non è da escludere, a questo punto, che la matrioska della Buona Scuola sia un pasticciaccio brutto e che il Decreto di valutazione possa presentare errori di redazione. Alla fine, c’è da augurarsi che il Decreto approvato dal Governo la settimana scorsa presenti “banali” errori e che qualcuno se ne accorga in fase di ratifica al Parlamento. Altrimenti, se il Governo ha pensato di migliorare l’inclusione azzerando le conquiste di anni e anni di lotta per integrazione scolastica, e il Parlamento riterrà giusto ratificare queste decisioni, almeno spieghino il perché a noi che ci siamo persi “matrioska” dopo “matrioska”.