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Sinodo: “Se il Papa approva il documento finale è magistero ordinario”

"Ad animare quest’opera di rinnovamento - precisa il Papa - dev’essere la ferma convinzione che tutti i Pastori sono costituiti per il servizio al Popolo santo di Dio, al quale essi stessi appartengono in virtù del sacramento del Battesimo. Di qui la necessità, per i vescovi, di mettersi in ascolto del “sensus fidei” del “popolo di Dio”, previa una consultazione quanto più possibile capillare dei fedeli"

Lo ha affermato Papa Francesco nella nuova costituzione apostolica “Episcopalis communio” diffusa oggi

Papa Francesco interviene all'Assemblea generale dei vescovi italiani

Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il documento finale diviene partecipe del magistero ordinario del successore di Pietro. È una delle novità contenute nella costituzione apostolica “Episcopalis communio” di Papa Francesco sul Sinodo dei vescovi, diffusa oggi: «Ricevuta l’approvazione dei membri – si legge nell’articolo 18 a proposito della conclusione del processo sinodale -, il documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione. Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro».

Da qui un’altra precisazione fatta da Papa Francesco:  «Qualora poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa – precisa –, il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato. In questo caso il documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme a quella dei membri. Per quanto riguarda l’approvazione del documento finale, Francesco invita a ricercare «nella misura del possibile l’unanimità morale».

Card. Lorenzo Baldisseri, segretario Sinodo dei vescovi

Ma non è detto che, a conclusione del Sinodo, venga pubblicata un’esortazione post-sinodale dedicata alle conclusioni: «La prassi – spiega il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi – è che il documento finale dell’Assemblea sinodale venga consegnata al Santo Padre. Quello che accadrà, non lo so. Non possiamo sapere se dopo ci sarà l’esortazione apostolica. Il Papa è libero completamente. Fino ad oggi c’è sempre stata».

Già Paolo VI, ricorda Francesco nella Costituzione apostolica, stabilì che il Sinodo dei vescovi «avrebbe avuto normalmente funzione consultiva, offrendo al Romano Pontefice, sotto l’impulso dello Spirito Santo, informazioni e consigli circa le varie questioni ecclesiali», ma al tempo stesso «avrebbe potuto godere anche di potestà deliberativa, qualora il Romano Pontefice avesse voluto conferirgliela».

Anche dopo la pubblicazione del Codice di diritto e del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, il Sinodo dei vescovi ha continuato a evolversi gradualmente, fino all’ultima edizione dell’Ordo Synodi, promulgata da Benedetto XVI il 29 settembre 2006: «In questi anni, contestando l’efficacia dell’azione sinodale di fronte alle questioni che richiedono un intervento tempestivo e concorde dei pastori della Chiesa – scrive il Pontefice –, è cresciuto il desiderio che il Sinodo diventi ancor più una peculiare manifestazione e un’efficace attuazione della sollecitudine dell’episcopato per tutte le Chiese. Tutti i pastori sono costituiti per il servizio al popolo santo di Dio, al quale essi stessi appartengono in virtù del sacramento del battesimo – ricorda Francesco, a proposito della natura del Sinodo – chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventar sempre più un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autoconservazione».

In base alla nuova costituzione apostolica, tra l’altro, secondo il tema e le circostanze possono essere chiamati all’assemblea del Sinodo anche alcuni altri, che non siano insigniti del munus episcopale: «Il ruolo dei quali – dispone il Santo Padre – viene determinato di volta in volta dal Romano Pontefice. Se lo ritiene opportuno, particolarmente per ragioni di natura ecumenica, il Romano Pontefice può convocare un’assemblea sinodale secondo altre modalità da lui stesso stabilite». Per quanto riguarda l’apertura del Sinodo ad altri membri che non siano vescovi, Francesco precisa che «occorre considerare in special modo il contributo che può venire da quanti appartengono agli Istituti di vita consacrata e alle società di vita apostolica».

All’Assemblea del Sinodo possono dunque essere invitati, senza diritto di voto: «Esperti, che cooperano con il Segretario Speciale in ragione della loro competenza sul tema dell’Assemblea del Sinodo – si legge nel documento -, ai quali si possono aggiungere alcuni Consultori della Segreteria generale; uditori, che contribuiscono ai lavori assembleari in virtù della loro esperienza e conoscenza; delegati fraterni, che rappresentano le Chiese e le comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica».

In determinate circostanze, secondo l’articolo 12, possono essere designati, senza diritto di voto, alcuni invitati speciali, cui si riconosce una particolare autorevolezza in riferimento al tema dell’assemblea del Sinodo. Inoltre, secondo il tema e le circostanze, in base all’articolo 21 la Segreteria generale del Sinodo può avvalersi di una Commissione per l’attuazione, formata da esperti: «Per l’approfondimento del tema e la redazione di eventuali documenti previ all’Assemblea del Sinodo – aggiunge Papa Francesco -, la Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi può avvalersi di una Commissione preparatoria, formata da esperti. Mentre nella fase che segue l’Assemblea, la Segreteria generale promuove per la propria parte, insieme al Dicastero della Curia Romana competente, l’attuazione degli orientamenti sinodali approvati dal Romano Pontefice».

I vescovi italiani riuniti nell’Aula del Sinodo

Insomma, questa costituzione apostolica rappresenta «una vera e propria rifondazione dell’organismo sinodale». Parola del cardinale Lorenzo Baldisseri, che per sintetizzare la portata della revisione normativa del Sinodo ha citato l’articolo numero 5, in cui Francesco scrive: «Ad animare quest’opera di rinnovamento dev’essere la ferma convinzione che tutti i Pastori sono costituiti per il servizio al Popolo santo di Dio, al quale essi stessi appartengono in virtù del sacramento del Battesimo. Di qui la necessità, per i vescovi, di mettersi in ascolto del “sensus fidei” del “popolo di Dio”, previa una consultazione quanto più possibile capillare dei fedeli».

Secondo Baldisseri, la Costituzione apostolica non si limita a richiamare la dottrina sulla collegialità episcopale: «Ma va oltre – sottolinea il porporato -, illustrando il ministero dei vescovi come servizio al Popolo di Dio nella pluralità di ministeri e carismi, configurando il Sinodo come espressione eloquente della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa».

Tra le novità, il segretario generale del Sinodo dei vescovi cita le “implicazioni ecumeniche” del Sinodo: «Da cui anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce – osserva -. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio Episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese. Papa Francesco si mostra convinto che, attraverso la debita valorizzazione della dimensione sinodale della Chiesa – che reclama il protagonismo di tutti i Battezzati, e al suo interno della dimensione collegiale dell’episcopato, che rilegge la dottrina sul primato in chiave comunionale – potrà finalmente avviarsi quella “conversione del papato” già auspicata da San Giovanni Paolo II e a cui i nostri fratelli ortodossi e protestanti guardano con vivo interesse».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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