Ambiente: “Aprire circoli Laudato si’ nelle parrocchie per tutelare il creato”
"La fede porta alla responsabilità e a promuovere sostenibilità – afferma don Bruno Bignami, direttore della Pastorale sociale Cei -. E la pastorale sociale deve essere uno spazio di confronto e buone relazioni, avendo come riferimento la Laudato si’"
“Tempo per il creato”, un progetto per il mese di iniziative sui territori che ogni anno fa seguito alla Giornata per la salvaguardia del creato, promosso dal Movimento mondiale per il clima. Da questa realtà è giunta la proposta di aprire nelle parrocchie dei Circoli Laudato si’, e degli animatori Laudato si’, già nati in alcune realtà, come per esempio ad Assisi.
Ne ha parlato oggi Cecilia Dall’Oglio, di Giustizia e Pace Europa, nel corso della mattinata conclusiva del quarto Seminario nazionale di Pastorale sociale, intitolato “Cercare un nuovo inizio, per una pastorale sociale capace di futuro: lavoro, giovani, sostenibilità”, rivolto in particolare ai direttori degli uffici di Pastorale sociale e alle associazioni interessate, che si è svolto a partire da mercoledì scorso a Treviso. “Tempo per il creato” nel 2018 ha generato 650 eventi in 60 Paesi, 55 eventi in Italia. Nel 2019 il tema sarà “La rete della vita”, si parlerà di biodiversità.
“Sviluppare progetti partecipativi, che siano un’occasione per coinvolgere e mettere in movimento le comunità” è quanto emerso dal laboratorio, dove si è insistito molto sulla necessità di stimolare le parrocchie a “sporcarsi le mani” su temi ambientali. Proposte concrete per le parrocchie sono emerse dal laboratorio coordinato da Andrea Stocchiero del Focsiv (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), che era chiamato a formulare proposte concrete per l’aggiornamento della “Guida per comunità e parrocchie ecologiche”.
Tra le riflessioni emerse, la maggiore conoscenza della Laudato Si’ e prendere coscienza di una vera conversione ecologica, attraverso buone pratiche e il coraggio della denuncia. Tra le iniziative ipotizzate: una mappa per leggere la realtà di ciascun territorio su ambiente (aria, acqua, inquinamento), società, legalità, lavoro, la valorizzazione delle esperienze territoriali, l’interazione con le associazioni e la tessitura di relazioni con le istituzioni, l’attivazione di percorsi ecumenici, un “festival delle buone pratiche”.
Quindi le conclusioni del direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale e i problemi del lavoro della Chiesa italiana, don Bruno Bignami: «La fede porta alla responsabilità e a promuovere sostenibilità – afferma -. E la pastorale sociale deve essere uno spazio di confronto e buone relazioni, avendo come riferimento la Laudato si’». Accompagnare le comunità diocesane e parrocchiali; prudenza, discernimento e competenza, per far maturare le realtà senza forzature; l’ambiente relazionale come soggetto, guardando all’ambiente come, appunto, “ambiente relazionale”: con Dio, con i fratelli, con noi stessi, con il creato.
Queste le priorità indicate da don Bignami, che ha sottolineato l’urgenza di maggiori sinergie con la Pastorale giovanile, con uno sguardo alla dimensione vocazionale: «La domanda è – s’interroga il presbitero -, cosa ci faccio io in questo mondo?». Poi ha ribadito la necessità di lavorare per progetti e non per uffici: «Senza che questo – precisa – sia uno slogan, bisogna cambiare stile». Per quanto riguarda alcune questioni specifiche, don Bignami ha parlato della necessità di dare priorità ai territori fragili e in corso di spopolamento e ha invitato a tenere viva l’attenzione per il Sinodo sull’Amazzonia.