Disabilità: “Le periferie esistenziali sono persone concrete da includere”
"Il nostro obiettivo - sottolinea suor Veronica Donatello - è infatti cercare di costruire una società sempre più inclusiva, attraverso un’azione sinergica, concreta e sinodale che contrasti la cultura dello scarto, valorizzando l’uomo nella sua essenza, ispirato al Vangelo e alla cultura della vita"
Congregazioni, associazioni e movimenti cattolici attivi nella pastorale per diversamente abili si sono dati appuntamento stamani a Roma, per un incontro promosso sul tema dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, che intende raccogliere e mettere in rete le buone prassi finora messe in campo.
All’appuntamento ha preso parte anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo: «Le periferie esistenziali – esordisce il presule – non sono luoghi astratti e lontani, ma persone concrete. Oggi occorre avere il coraggio di fermarsi e guardare chi è oggetto di indifferenza e vittima della cultura dello scarto, cercando insieme le forme e i modi per rispondere con una carità ordinata. L’inclusione deve diventare sempre più azione concreta e sinodale per contrastare l’efficientismo anche attraverso la costruzione di sinergie tra esperienze in atto».
Il vescovo, ricordando come l’attenzione della Cei nei confronti dei disabili risalga al 1970, ha poi citato l’appello lanciato da Papa Francesco a tutta la Chiesa affinché esca verso le periferie geografiche ed esistenziali “ovvero in quei luoghi abitati da fratelli e sorelle che non sono al centro dell’interesse sociale e delle logiche di mercato”. A tal proposito, facendo riferimento ai dati Istat, monsignor Russo ha messo in luce un aspetto inquietante: «Sono 600 mila – denuncia – le persone in Italia che non hanno nessuno a cui chiedere aiuto. Solo una piccola parte vive infatti all’interno di strutture, cattoliche o non».
Da qui l’importanza del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, recentemente attivato con lo scopo di: «Sensibilizzare la comunità rispetto a queste situazioni – ribadisce il segretario generale della Cei -, per poi favorire una sinergia di forze ecclesiali e civili in grado di contrastare le criticità e dare qualità all’esistenza. Sapersi confrontare con le fragilità, permette di diventare momento di generatività per tutta la società».
Gli obiettivi concreti del nuovo servizio pastorale, li ha presentati la responsabile suor Veronica Amata Donatello: «In questa prima fase il nuovo Servizio della Cei – approfondisce la suora – si propone di mettersi in ascolto delle realtà carismatiche e dei territori, per comprendere insieme ad esse i segni dei tempi, cercando di far emergere quali sono oggi i bisogni e il volto delle persone con disabilità. C’è una dimensione giovanile, adulta e anziana, insieme alla famiglia, che la Chiesa è chiamata ad accogliere e valorizzare».
Il nuovo servizio Cei ha un ambito d’intervento ben preciso: «È chiamato – aggiunge Suor Veronica Donatello – a servire le diocesi, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti per dare un supporto alla vita ecclesiale delle persone con disabilità intese come soggetti a pieno titolo. Per questo presuppone anche un dialogo con gli altri uffici della Cei, ed intra ed extra ecclesiale. Il nostro obiettivo è infatti cercare di costruire una società sempre più inclusiva, attraverso un’azione sinergica, concreta e sinodale che contrasti la cultura dello scarto, valorizzando l’uomo nella sua essenza, ispirato al Vangelo e alla cultura della vita. L’augurio è che tornati a casa, provocheremo le nostre realtà perché Dio “punta su tutti o nessuno escluso” e ci dice “Siate santi”».
E anche il mondo scientifico, stamani, ha dato il proprio contributo sul tema: «Parlare di disabilità oggi – riflette Matilde Leonardi, della Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta – significa interrogarci su qual è la consapevolezza che abbiamo della nostre fragilità, soprattutto come società. A prevalere è infatti l’idea che se non funzioni più non servi. È questo il messaggio che politicamente risulta più facile, in nome di un efficientismo che non appartiene all’essenza dell’uomo».
L’esperta, parlando poi della disabilità in Italia, ha fatto presente come sia necessario un cambiamento culturale: «Non dobbiamo affermare – ammonisce – che qualcuno è degno di rispetto, tutela, diritti, perché disabile, ma in quanto persona. Si tratta di mettere in evidenzia che la dignità umana appartiene integralmente all’uomo malgrado sia malato, incapace di intendere e di volere. Solo con questa impostazione, le persone torneranno a essere persone e la disabilità cesserà di essere una variante. Perché una diagnosi non è sufficiente per discriminare». In tutto questo incide anche il contesto sociale: «Due persone con la stessa diagnosi, ma in contesti diversi – puntualizza la Leonardi -, possono avere un diverso livello di disabilità. Ciò che fa la differenza sono le relazioni».
Si è parlato, infine, di spiritualità delle persone diversamente abili: «La vita spirituale delle persone con disabilità – afferma Marco Bertelli, psichiatra e psicoterapeuta – è molto importante anche se spesso è trascurata a causa di un forte pregiudizio, che riguarda soprattutto coloro che hanno difficoltà cognitive, di consapevolezza, di introspezione». A detta dello psichiatra, questo dipende: «Da un’interpretazione errata della spiritualità – continua Bertelli – che passa per le capacità logiche deduttive, per quella che chiamiamo intelligenza, che in realtà è solo un costrutto».
Da questo punto di vista, il dottor Bertelli ha preso ad esempio il modello canadese ottimizzato dal professor Brown dell’università di Toronto: «Quello che esalta al meglio – constata – l’importanza della spiritualità nella qualità di vita generale delle persone con disturbi al neurosviluppo, anche di quelle che hanno maggiore compromissione cognitiva».
Da tutto questo arriva la conferma che la spiritualità appartiene a tutte le persone: «A prescindere dal grado o dal tipo di malattia – conclude – ed anzi rappresenta un’opportunità straordinaria per migliorare la qualità della propria esistenza. Ha un impatto enorme sulla salute fisica e sulle performance cognitive». Conseguentemente anche la fede gioca un ruolo fondamentale: «È una delle declinazioni più potenti della spiritualità», conclude lo psichiatra.