“Digiuno dal gossip, elemosina del perdono e preghiera per convertirci”
"Io credo – esorta l'arcivescovo Valentinetti – che dovremmo rifarci un decalogo di comportamento per la conversione della nostra vita in questa Quaresima e fare propositi di maggiore santità. E se non riusciamo a farlo esteriormente facciamolo interiormente, perché il Signore che vede nel nostro cuore ci possa ricompensare"
La Quaresima è “il giorno della salvezza, in cui il Signore ci soccorre”. Citando un verso della lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi ieri sera, nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, l’arcivescovo Valentinetti ha introdotto la sua omelia pronunciata nella santa messa presieduta nel mercoledì delle Ceneri, che ha imposto sul capo dei concelebranti e dei fedeli presenti: «Dobbiamo ringraziare il Signore – esordisce il presule -, perché ci concede di vivere un’altra Quaresima che è un tempo favorevole. Ci dà la possibilità, ancora una volta, di conoscere profondamente la nostra vita e i nostri peccati, per farne penitenza ed emendarli. Un tempo opportuno che, di anno in anno, torna sempre nella nostra vita così come tutti i tempi favorevoli di conversione e di penitenza. Ma questa sera, alla luce della Parola di Dio, mi sono domandato “Che cosa significa per noi, per me, per la mia Chiesa, per i miei sacerdoti, per voi, carissimi laici, lacerarsi il cuore e non le vesti, ritornare al Signore nostro Dio che è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, che non tiene conto del male che ha minacciato?”. E la risposta è, ancora una volta, la parola del Vangelo “Preghiera, digiuno, elemosina”. Questa è la via maestra per un cammino di conversione. Da secoli, ormai, la Chiesa proclama che in questo tempo di Quaresima le opere di digiuno, una preghiera più intensa e soprattutto l’elemosina, sono elementi fondamentali per ritornare al Signore per lasciarci riconciliare con Dio. Ma basta? Basta l’elemosina? Basta un tempo di adorazione fatta con maggiore intensità? Basta il digiuno dalle carni il venerdì o addirittura il digiuno di oggi? O forse dobbiamo chiederci qualcosa in più?».
A questa domanda l’arcivescovo ha risposto approfondendo cosa significa digiunare, in maniera più approfondita, nella nostra anima: «Un digiuno che, forse – constata monsignor Valentinetti -, difficilmente facciamo e che molto spesso ci è un po’ ostico, il digiuno dal chiacchiericcio e dal pettegolezzo dal quale, molte volte, serpeggia anche la calunnia. E sì, perché poi questo accade inevitabilmente, automaticamente, e così si propalano parole e notizie su persone, su fatti, su fratelli e sorelle che magari sono totalmente ignari di quello che si sta dicendo di loro e, purtroppo, ne subiscono le conseguenze. Forse, così come Papa Francesco ci ha invitato al digiuno dai social, molto probabilmente dobbiamo chiederci se proprio questi mezzi, molte volte, non sono solo causa di tanto chiacchiericcio e di tanto pettegolezzo, ma qualche volta anche di calunnia. Del resto, basta vedere cosa sta succedendo con questa particolare e un po’ complicata storia del coronavirus, che sta fomentando la paura. Chi è che sta fomentando la fatica ad affrontare questa difficoltà? Questi mezzi, perché sono nutriti di pettegolezzi, di sentito dire, sono nutriti di giudizi che non stanno né in cielo né in terra. Ma quando ne fanno le spese le persone, quando ne fanno le spese le comunità, quando ne fanno le spese le situazioni della vita, fratelli, è un peccato grave che tutti dobbiamo emendare».
La seconda azione da applicare è quella dell’elemosina: «E quale elemosina dobbiamo fare e farci? – s’interroga l’arcivescovo di Pescara – Penne -. L’elemosina della misericordia. Oggi vige la legge della divisione, dell’odio, dell’esclusione, dell’“io sono, tu non sei”. Non è questa la parola del Vangelo, dobbiamo farci l’elemosina delle misericordia, l’elemosina del perdono vicendevole. Dobbiamo avere il coraggio di questa realtà perché, sapete, è indubbiamente importante dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, ospitate i pellegrini e via di questo passo. Ma quanto è importante un atto di misericordia, un atto di perdono, un atto di riconciliazione, la carità di un amore vicendevole. Altrimenti ci laceriamo il cuore a parole. Ma perché, in particolare, questi due elementi ci lacerano il cuore? Perché perdonare non è stato mai facile e facile non sarà. Ma la misericordia do Dio ci ricostruisce in pienezza, così come abbiamo ascoltato da San Paolo».
Infine, l’ultima azione da vivere è quella della preghiera: «Quale preghiera? – si chiede ancora il presule – Le nostre “devozioncelle”? Le nostre paturnie spirituali? O forse la preghiera della Chiesa? La preghiera della Chiesa costante, che entra nella nostra vita. Ma ci vengono più facili le nostre piccole-grandi paturnie spirituali e non una preghiera solida, fondata sull’ascolto della Parola di Dio, fondata sulla preghiera della liturgia delle ore, dei salmi così come la Bibbia li ha sempre pregati, così come la Bibbia ce li consegna. E ancora la preghiera che è celebrazione eucaristica domenicale e in questo tempo di Quaresima, se fosse possibile, l’eucaristia quotidiana. Su questa preghiera, unita a tanto silenzio, a tanta adorazione, a tanto ascolto e a tanto silenzio. Il silenzio, la preghiera è soprattutto silenzio. Dice il Vangelo “Non fate preghiere per farvi vedere, non muovete le labbra per muovere le labbra, ma vivete la preghiera nell’intimità del cuore”. Addirittura dice “Chiudetevi nella vostra stanza per andare a pregare e a meditare”. Certo è molto più facile vivere “devozioncelle” strane, che magari gratificano la nostra sensibilità e la nostra psicologia, che non vivere una preghiera robusta, fatta di ascolto, di silenzio, di meditazione, di lode e di ringraziamento al Signore».
Quindi, l’arcivescovo Valentinetti ha espresso un monito conclusivo: «Io credo – esorta – che dovremmo rifarci un decalogo di comportamento per la conversione della nostra vita in questa Quaresima e fare propositi di maggiore santità. E se non riusciamo a farlo esteriormente facciamolo interiormente, perché il Signore che vede nel nostro cuore ci possa ricompensare».
Al termine della celebrazione eucaristica, l’arcivescovo Valentinetti ha dato l’appuntamento a lunedì 9 marzo, alle 21 presso il Santuario della Divina Misericordia di Pescara, per partecipare agli annuali esercizi spirituali rivolti a tutta la comunità diocesana, che si ripeteranno ogni sera fino a venerdì 13 marzo.