Banco alimentare Abruzzo: “La carità non va in quarantena”
"Gli enti convenzionati – commenta Antonio Dionisio, presidente del Banco Alimentare dell’Abruzzo – possono venire a ritirare il cibo in tranquillità, così come le aziende agroalimentari possono continuare a consegnare quello da recuperare. In questo momento particolare, non deve rallentare né tanto meno fermarsi la filiera della carità"
«La carità non va in quarantena». È il messaggio che arriva dal Banco Alimentare dell’Abruzzo, che in questi giorni di emergenza non ha affatto sospeso le sue attività. La distribuzione di cibo agli enti che assistono i bisognosi della regione, infatti, non si è fermata e sono state adottate tutte le misure necessarie per effettuarla in sicurezza: dalla distanza di sicurezza di un metro alla segnalazione dell’arrivo ad un volontario predisposto all’ingresso, dall’attesa per il carico all’esterno del magazzino all’interno del furgone evitando assembramenti all’accesso di un ente per volta, passando per la disinfezione delle persone chiamate a transitare in ufficio fino all’obbligo di dispositivi di sicurezza personale.
Tutto questo per garantire cibo alle 30 mila persone assistite in Abruzzo, anche in questo difficile momento di emergenza sanitaria mediante la rete di 177 enti convenzionati: «Gli enti convenzionati – commenta Antonio Dionisio, presidente del Banco Alimentare dell’Abruzzo – possono venire a ritirare il cibo in tranquillità, così come le aziende agroalimentari possono continuare a consegnare quello da recuperare. In questo momento particolare, non deve rallentare né tanto meno fermarsi la filiera della carità. Noi continuiamo a fare la nostra parte con passione e amore per il prossimo. Il nostro grazie a quanti continuano a sostenere la nostra opera, come la Conferenza Episcopale Italiana che ha devoluto a tutta la rete nazionale del Banco Alimentare mezzo milione di euro provenienti dai fondi dell’8 per mille. Siamo a disposizione della Protezione civile e degli enti preposti per collaborare in un’ottica di bene comune».