La Giornata Mondiale del Rifugiato al tempo del Covid-19
“La notizia del lockdown ha sconvolto tutti, privandoci delle nostre abitudini quotidiane”. Una preoccupazione comune, quella che racconta Valeria Luciani, operatrice della Caritas diocesana Pescara-Penne, ricordando i giorni di “clausura” vissuti nei centri di accoglienza del sistema SIPROIMI (già SPRAR), gestiti dall’ente diocesano in convenzione con il Comune di Pescara.
«Innanzitutto è stato importante – racconta Luciani – comunicare ai beneficiari dell’accoglienza la situazione sanitaria e la necessità di prendere le adeguate precauzioni. Il primo step è stato organizzare incontri di formazione con l’ausilio dei mediatori, affinché i ragazzi e le ragazze in accoglienza, avessero l’opportunità di capire bene come comportarsi. In secondo luogo, sono stati promossi diversi laboratori interni; ispirandosi a quanto veniva raccontato in tv, i beneficiari hanno coniato lo slogan “Restiamo a Lapedream (nome del progetto di accoglienza, ndr) andrà tutto bene” realizzando cartelloni con messaggi positivi e di auguri per l’Italia nelle loro rispettive lingue. Nel corso della permanenza nella struttura – continua l’operatrice Caritas – abbiamo intensificato le ore di insegnamento della lingua italiana e sono stati attivati corsi online con i nostri volontari, bloccati anche loro nelle loro abitazioni».
Con la chiusura resasi necessaria, si è interrotto bruscamente il contatto con il mondo esterno, indispensabile per la realizzazione di una rete di integrazione e inserimento sociale, obiettivo primario delle attività di accoglienza.
«Il tempo a disposizione – illustra Cinzia Sidonio, operatrice nel centro di accoglienza per le donne – ha dato la possibilità alle beneficiarie di confrontarsi, conoscersi, prendersi del tempo per loro stesse, rimodulare i propri obiettivi e riconoscere i propri progetti presenti e futuri. Ognuna di loro ha chiesto di incrementare la ricerca attiva di lavoro e invio curriculum, ha chiesto di poter riprendere con le attività formative e ha fatto sì che questo tempo diventasse fonte di arricchimento personale e per il proprio futuro».
La preoccupazione più grande è stata rivolta ai propri familiari nei rispettivi Paesi di origine sia per la questione sanitaria, sia per esigenze di natura economica poiché, non avendo potuto svolgere alcun lavoro, non hanno avuto l’opportunità di inviare denaro a casa, sostegno decisivo per le famiglie.
«Per noi è stato significativo vedere come le ragazze si sono rese disponibili ad aiutare la mensa Caritas nella preparazione dei pasti da asporto – continua Sidonio – avendo così l’occasione di mettere il loro tempo a disposizione delle tante famiglie in difficoltà che hanno richiesto aiuto durante questo periodo di emergenza».
L’accoglienza gestita dalla Caritas Pescara-Penne consiste in 15 posti per donne e 20 per gli uomini, un piccolo spaccato del mondo dei rifugiati che l’ultimo rapporto dell’UNHCR (Global trends 2019) presenta, con quasi 80 milioni di persone costrette a lasciare le proprie terre per trovare rifugio in uno stato estero o all’interno del loro Paese. Un incremento considerevole rispetto all’anno precedente, quando erano 70,4 milioni.