“Vorrei ci fosse meno bisogno della Caritas, curandoci più gli uni gli altri”
"Grazie! - afferma Corrado De Dominicis - Senza l’accoglienza e l’attenzione dei tanti parroci che accompagnano il prezioso servizio di operatori e volontari e senza la forza del cammino di fede personale, che confluisce nel cammino della nostra Chiesa diocesana, non potremmo essere testimoni di quella Carità che è il volto stesso del buon Dio"
La grave crisi economica e sociale innescata dal lockdown seguìto alla pandemia di Coronavirus Covid-19, rappresenterà un debutto impegnativo per il neo direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne Corrado De Dominicis chiamato a gestire, insieme al suo team di decine di operatori e centinaia di volontari sparsi nelle parrocchie, accogliere e sostenere una nuova ondata di single e famiglie sprofondati nella povertà assoluta dopo aver perso i lavori precari da cui dipendevano. Ma il giovane trentacinquenne, subentrato al suo predecessore don Marco Pagniello dopo averlo affiancato per tre anni come vice, ha già le idee ben chiare sul da farsi forte di dieci anni di lavoro all’interno dell’organismo pastorale diocesano. Così si racconta a La Porzione.it
Corrado, hai preso le redini della Caritas diocesana dopo aver affiancato negli ultimi 10 anni, di cui gli ultimi tre da vice direttore, il tuo predecessore don Marco Pagniello. Insieme avete lavorato alla creazione e all’espansione di progetti e servizi che hanno reso la Caritas diocesana una presenza sempre più presente, accogliente e imprescindibile per assistere i bisognosi nel territorio pescarese: che esperienza è stata? Che cosa ti ha insegnato?
«In questi anni ho avuto la fortuna di potermi sperimentare in diversi servizi. Ricordo ancora i primi tempi come operatore nel progetto di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, l’avvio dell’ufficio comunicazione, la segreteria regionale delle Caritas di Abruzzo e Molise, l’opportunità di essere formatore per Caritas Italiana in alcuni percorsi rivolti a operatori e volontari e, infine, la nomina a vice direttore della Fondazione Caritas. La presenza di don Marco, che ha accompagnato il mio cammino di crescita, è sempre stata un invito fondamentale a mettere sempre i poveri al centro e ad essere testimone della carità insieme a tutta la comunità diocesana. In ognuna di queste tappe devo riconoscere un dono di Dio per me perchè ho scoperto, sotto punti di vista diversi, la ricchezza e la bellezza che abbiamo la possibilità di vivere nel servizio che siamo chiamati a svolgere. Lasciami ringraziare anche il nostro arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti per la stima e la vicinanza che mi ha sempre dimostrato. Spero di ricambiare con il mio impegno la sua fiducia».
La tua direzione inizia, forse, nel momento più difficile con la ripartenza dopo la pandemia di Coronavirus Covid-19 e il lockdown che, nel Pescarese, ha fatto perdere il lavoro e impoverito centinaia di single e famiglie che si reggevano su lavori precari e occasionali, molto spesso in nero. Qual è la tua fotografia della situazione?
«La crisi economica e sociale che stiamo vivendo è sicuramente una sfida che caratterizza questo tempo e che indirizzerà il lavoro dei giorni a venire. Abbiamo distribuito oltre 29 mila pasti in soli 75 giorni, con un aumento del 41,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Inoltre abbiamo rilevato il 33% in più di famiglie servite dagli empori solidali rispetto a tutto il 2019. Sono numeri che ci dicono la particolare fragilità delle persone che si rivolgono ai nostri Centri d’ascolto. Sono oltre 500 le persone che, per la prima volta, si sono affacciate ai nostri servizi. Questi numeri ci danno uno spaccato di una emergenza che però non ci trova impreparati. Il lavoro svolto fino ad oggi e che abbiamo intenzione di proseguire, è supportato dalla presenza di operatori e volontari che, superando paure e incertezze del periodo, ci ha consentito di far fronte alle tante richieste di aiuto. Tanta generosità e disponibilità sono state le migliori risposte al virus».
Quale sarà il tuo primo passo, il tuo primo obiettivo da realizzare come nuovo direttore?
«Il primo passo che farò, appena sarà possibile, sarà quello di incontrarci e scambiare un abbraccio con tutti gli operatori e i volontari».
Negli ultimi dieci anni la Caritas diocesana ha saputo leggere i segni dei tempi, impostando la propria presenza e i propri servizi in base al contesto micro e macro-economico del Paese e ai bisogni reali dei sempre più numerosi nuovi poveri. Così sono nate la Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II a Pescara e la mensa Madre Teresa di Calcutta a Montesilvano, gli empori solidali e sono stati potenziati i centri d’ascolto. Per non parlare dei progetti al servizio della persona, delle start-up imprenditoriali, del microcredito. Senza dimenticare la Casa famiglia Il samaritano, che ospita i malati di Aids: c’è ancora qualcosa che manca? Quali sono i progetti, i “sogni nel cassetto” della Caritas che verrà?
«Più che un sogno nel cassetto è un auspicio: avere meno bisogno della Caritas perché ciò significherebbe che nella nostra comunità è cresciuta la consapevolezza dell’importanza del prendersi cura l’uno dell’altro. Credo che una delle cose che il lockdown ci ha insegnato è che insieme cittadini, istituzioni e società tutta, possiamo, ognuno per la sua parte, concorrere al bene comune».
Quali sono i tuoi auspici e il messaggio iniziale che vuoi affidare ai tanti operatori e volontari Caritas, ma soprattutto alla comunità pescarese?
«Il messaggio è raccolto in una sola parola che scaturisce oggi dal mio cuore: grazie! Senza l’accoglienza e l’attenzione dei tanti parroci che accompagnano il prezioso servizio di operatori e volontari e senza la forza del cammino di fede personale, che confluisce nel cammino della nostra Chiesa diocesana, non potremmo essere testimoni di quella Carità che è il volto stesso del buon Dio. “Dio è carità. Chi rimane nella carità, rimane in Dio e Dio in lui” (1 Gv 4, 16). Rimaniamo nella carità e continuiamo, insieme, questa storia che il Signore ha iniziato con noi e con l’umanità intera».