Covid-19, Caritas: “I più vulnerabili sono più privati del diritto di accesso al cibo”
"Dopo la significativa assegnazione del premio Nobel per la pace al World Food Programme – riflette Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la fame -, occorre adesso sostenere, concretamente, i programmi promossi da chi, da decenni, opera con l’obiettivo di ridurre l’insicurezza alimentare determinata non solo dai conflitti in corso ma anche dai cambiamenti climatici, dalle disuguaglianze socioeconomiche e dall’attuale emergenza coronavirus"
Caritas internationalis ha lanciato un appello in occasione dell’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione: «A causa della pandemia – sottolinea l’organismo pastorale -, i più vulnerabili sono ancor più privati del diritto di accesso al cibo. La comunità globale agisca». La confederazione, in particolare, chiede «azioni mirate per combattere l’insicurezza alimentare, relative alla salvaguardia dell’ambiente, la cessazione dei conflitti, la promozione di programmi di agricoltura sostenibile e l’identificazione di zone prioritarie di sicurezza alimentare».
Ma già nel maggio scorso la confederazione aveva lanciato l’allarme in riferimento alle gravi conseguenze che la pandemia e le misure di contenimento, per prevenire la diffusione del Covid-19, avrebbero avuto sulla sicurezza alimentare. Attualmente i dati sono allarmanti: secondo il World food programme 230 milioni di persone rischiano di morire di fame. 130 milioni in più rispetto all’anno scorso: «I più vulnerabili – spiega osserva Aloysius John, segretario generale di Caritas internationalis – sono coloro che pagano il prezzo maggiormente alto».
Per questo Caritas serve ogni giorno centinaia di migliaia di persone che soffrono la fame, perché non hanno le risorse economiche per acquistare cibo, così come migranti, rifugiati e sfollati che hanno dovuto abbandonare le proprie case e vivono nei campi di accoglienza. Promuove anche programmi di agricoltura sostenibile ed è impegnata nel creare le condizioni per la sicurezza alimentare. Caritas internationalis chiede quindi alla comunità internazionale «una maggiore solidarietà e un più forte senso di responsabilità nei confronti dei più vulnerabili».
Il fatto, infine, che l’11% della popolazione mondiale viva in condizioni di carenza di cibo, ribadisce, «è una questione che deve essere affrontata con forte volontà politica e impegno».
E anche le associazioni chiedono più concretezza: «Dopo la significativa assegnazione del premio Nobel per la pace al World Food Programme – riflette Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la fame -, occorre adesso sostenere, concretamente, i programmi promossi da chi, da decenni, opera con l’obiettivo di ridurre l’insicurezza alimentare determinata non solo dai conflitti in corso ma anche dai cambiamenti climatici, dalle disuguaglianze socioeconomiche e dall’attuale emergenza coronavirus».
Così l’ong ha voluto lanciare un appello alla comunità internazionale e, allo stesso tempo, mobilita aziende, ristoranti e cittadini italiani per sostenere le comunità alle prese con l’insicurezza alimentare: «Se facciamo riferimento ai dati che riguardano la fame e la malnutrizione nel mondo – denota Garroni -, tanta è ancora strada da fare per raggiungere lo “zero hunger” tracciato dagli Obiettivi di sviluppo del millennio. Occorre, dunque, condividere una road map decennale con un programma condiviso da comunità internazionale, ‘umanitarie’ e governi locali capace, in 3.600 giorni, di dare vita a un mondo più equo, sostenibile e nutrito».
Oggi, 16 ottobre, scatterà anche la campagna “Siamo tutti sulla stessa… tavola”, che introduce l’edizione 2020 di “Ristoranti contro la Fame”. Ristoranti, chef e buongustai sono coinvolti in un gesto che mira a donare la gioia del cibo alle persone più vulnerabili al mondo e a contribuire, soprattutto, alla grande sfida promossa dalla ong di ridurre del 20%, in questi anni, il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni nei Paesi in cui emergono dati più preoccupanti in tema di malnutrizione. Nel corso di questa edizione, che si concluderà il 31 dicembre, i clienti, all’interno dei ristoranti che aderiranno all’iniziativa, da Nord a Sud, potranno donare due euro per un “piatto solidale”, 50 centesimi per una “pizza solidale” e altrettanti per una bottiglia d’acqua. Un piccolo contributo per aggiungere, idealmente, un posto a tavola a uno dei tanti bambini che vivono nei Paesi più poveri del Sud del mondo.