“È la mancanza d’amore la causa profonda dei nostri mali”
"Chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni – afferma il Santo Padre -. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a ‘farci altri’, ad andare verso gli altri. Più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e ‘universali’, perché ci sentiremo responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi. Ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri, i più simili a Gesù"

È intervenuto anche Papa Francesco ieri pomeriggio, nella basilica dell’Ara Coeli a Roma, all’Incontro internazionale di preghiera per la pace “Nessuno si salva da solo. Pace e fraternità”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e ispirato allo storico incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II nel 1986: «È una tentazione cruciale, che insidia tutti, anche noi cristiani – premette il Papa nell’omelia -. È la tentazione di pensare solo a salvaguardare sé stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i propri interessi, mentre tutto il resto non conta. È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l’ultima sfida al Dio crocifisso. Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s’impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io. Quante volte vogliamo un dio a nostra misura, anziché diventare noi a misura di Dio; un dio come noi, anziché diventare noi come Lui! Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro. Tutti siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi. Gesù, invece, si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri. Il ‘vangelo’ del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri».
Dietro la necessità di salvare se stessi scaricando le croci sugli altri, a detta del Pontefice, c’è la mancanza d’amore: «Com’è facile criticare – osserva -, parlare contro, vedere il male negli altri e non in sé stessi, fino a scaricare le colpe sui più deboli ed emarginati! Dio non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali. Sul Calvario è avvenuto il grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare sé stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa. Ed è arrivata la vittoria di Dio, la sua misericordia è scesa sul mondo. Dalla croce è sgorgato il perdono, è rinata la fraternità. La Croce ci rende fratelli. Le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, ma abbraccia ciascuno. Perché solo l’amore spegne l’odio, solo l’amore vince fino in fondo l’ingiustizia. Solo l’amore fa posto all’altro. Solo l’amore è la via per la piena comunione tra di noi».
Da qui la preghiera di Papa Francesco: «Chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni – afferma il Santo Padre -. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a ‘farci altri’, ad andare verso gli altri. Più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e ‘universali’, perché ci sentiremo responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi. Ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri, i più simili a Gesù». Per finire, la citazione del «grande arcivescovo di Costantinopoli San Giovanni Crisostomo: “Se non ci fossero i poveri, in larga parte sarebbe demolita la nostra salvezza”. Il Signore – conclude il Papa – ci aiuti a camminare insieme sulla via della fraternità, per essere testimoni credibili del Dio vero».