Vocazione cristiana: “È stare sotto la bandiera di Gesù, non sotto quella del diavolo”
"Nei tempi di prova - sottolinea Papa Francesco - è bene ricordarsi che non siamo soli, che qualcuno veglia al nostro fianco e ci protegge"

«Cosa fare nel tempo della tentazione, quando tutto sembra vacillare?». Se lo è chiesto ieri Papa Francesco, riprendendo in presenza – nel Cortile di San Damaso – l’udienza generale del mercoledì dedicata, questa settimana, alla preghiera come combattimento spirituale. L’invito del Papa è quindi di seguire i consigli dei maestri di spiritualità, i “maestri dell’anima”, così li chiama il Papa: «Ognuno dei quali – osserva il Pontefice – ha offerto qualche contributo. Una parola di sapienza, oppure un suggerimento per affrontare i tempi irti di difficoltà. Non si tratta di teorie elaborate a tavolino, quanto di consigli nati dall’esperienza, che mostrano l’importanza di resistere e di perseverare nella preghiera». A tal proposito, il Santo Padre ha citato l’esempio degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola: «Un libretto di grande sapienza – sottolinea Bergoglio -, che insegna a mettere ordine nella propria vita».
Quindi il Pontefice ha ripreso a spiegare l’importanza della preghiera: «Fa capire che la vocazione cristiana è militanza – precisa -, è decisione di stare sotto la bandiera di Gesù Cristo e non sotto quella del diavolo, cercando di fare il bene anche quando ciò diventa difficile. Nei tempi di prova è bene ricordarsi che non siamo soli, che qualcuno veglia al nostro fianco e ci protegge».
Le testimonianze di chi ha vissuto momenti di prova sono tanti: «Anche Sant’Antonio abate, il fondatore del monachesimo cristiano, in Egitto, affrontò momenti terribili – ricorda Papa Francesco –, in cui la preghiera si trasformava in dura lotta. Il suo biografo, Sant’Atanasio, Vescovo di Alessandria, narra che uno degli episodi peggiori capitò al Santo eremita intorno ai trentacinque anni, età di mezzo che per molti comporta una crisi. Antonio fu turbato da quella prova, ma resistette. Quando finalmente tornò il sereno, si rivolse al suo Signore con un tono quasi di rimprovero “Dov’eri? Perché non sei venuto subito a porre fine alle mie sofferenze?”. E Gesù rispose: “Antonio, io ero là. Ma aspettavo di vederti combattere”».
Oggi, poi, ricorre la memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Fatima e il 40°anniversario dell’attentato a San Giovanni Paolo II. Lo ha ricordato il Papa, salutando al termine dell’udienza i pellegrini polacchi: «Egli stesso – afferma Francesco, riferendosi a Giovanni Paolo II – sottolineava con convinzione che doveva la vita alla Signora di Fatima. Questo evento ci rende consapevoli che la nostra vita e la storia del mondo sono nelle mani di Dio».
Quindi la preghiera finale: «Al Cuore Immacolato di Maria affidiamo la Chiesa, noi stessi e tutto il mondo – aggiunge il Papa -. Chiediamo nella preghiera la pace, la fine della pandemia, lo spirito di penitenza e la nostra conversione. Vi benedico di cuore». Anche poco prima, salutando i fedeli di lingua portoghese, il Pontefice aveva detto: «Domani ricordiamo con grande venerazione la Madonna di Fatima! Mettiamoci con fiducia sotto la Sua protezione materna, specialmente quando troviamo difficoltà nella nostra vita di preghiera».