Sinodo: “Percorso di ascolto per sperimentare la bellezza della Chiesa”
"Questo è il senso del nostro Cammino sinodale - concludono i vescovi -. Ascoltare e condividere per portare a tutti la gioia del Vangelo. È il modo in cui i talenti di ciascuno, ma anche le fragilità, vengono a comporre un nuovo quadro in cui tutti hanno un volto inconfondibile. Una nuova società e una Chiesa rinnovata. Una Chiesa rinnovata per una nuova società. Ci stai? Allora camminiamo insieme con entusiasmo"
Anche la Conferenza episcopale italiana, attraverso l’Ufficio comunicazioni sociali, ha voluto introdurre con un messaggio – ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali – questi giorni che accompagnano anche la Chiesa italiana nell’iniziare il proprio Sinodo: «Nell’intraprendere questo cammino – affermano i vescovi italiani -, la Chiesa di Dio che è in Italia non parte da zero, ma raccoglie e rilancia la ricchezza degli orientamenti pastorali decennali della Cei, elaborati fin dagli anni ’70 del secolo scorso, i quali, in un fecondo intreccio con il magistero dei Pontefici, da Paolo VI a Francesco, costituiscono una mappa articolata e sempre valida per la vita delle nostre comunità. Nel suo documento programmatico Evangelii Gaudium, Papa Francesco ha rilanciato con parole nuove e vigorose la dimensione missionaria dell’esperienza cristiana, disegnando piste coraggiose per l’intera Chiesa, provocandola a mettersi più decisamente in cammino insieme alle donne e agli uomini del nostro tempo; quel documento, dispiegatosi poi sempre più chiaramente nei gesti, nelle scelte e negli insegnamenti del Papa, costituisce un’eccezionale spinta a dare carne e sangue all’ispirato inizio della Costituzione conciliare Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo».
In queste righe, secondo la Cei, è racchiuso il significato del cammino sinodale: «Perché – spiega – vi è concentrata la natura della Chiesa. Non una comunità che affianca il mondo o lo sorvola, ma donne e uomini che abitano la storia, guardando nella fede a Gesù come il salvatore di tutti e pellegrinando insieme agli altri con la guida dello Spirito, verso la meta comune che è il regno del Padre. La Chiesa è stata concepita in movimento, nel viaggio di Abramo da Ur dei Caldei e nelle chiamate di Gesù ai discepoli sul lago e sulle strade; la Chiesa è popolo pellegrino, che non percorre sentieri privilegiati e corsie preferenziali, ma vie comuni a tutti; la Chiesa non è fatta per stabilirsi, ma per camminare. La Chiesa è Sinodo (syn-odòs), cammino-con: con Dio, con Gesù, con l’umanità».
Un cammino che non deve perdere di vista la relazione con i fratelli: «Troppe volte – osservano i presuli – dimentichiamo nelle nostre comunità che il cuore del servizio è l’ascolto e ci sentiamo i protagonisti della pastorale, chiamando poi il Signore a collaborare con noi, quasi dovessimo semplicemente escogitare dei metodi e delle tecniche per evangelizzare gli altri e non, prima di tutto, lasciarci plasmare dal Vangelo e convertire noi stessi. L’ascolto non è una semplice tecnica per rendere più efficace l’annuncio. È esso stesso annuncio, perché trasmette all’altro un messaggio balsamico “tu per me sei importante, meriti il mio tempo e la mia attenzione, sei portatore di esperienze e idee che mi provocano e mi aiutano a crescere”. Ascolto della parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo».
Un’attenzione specifica merita, poi, l’ascolto degli ultimi: «È nella Chiesa particolarmente prezioso – sottolinea la Conferenza episcopale italiana -, poiché ripropone lo stile di Gesù, che prestava ascolto ai piccoli, agli ammalati, alle donne, ai peccatori, ai poveri, agli esclusi. L’esperienza sinodale non potrà rinunciare al privilegio dell’ascolto degli ultimi, spesso privi di voce in un contesto sociale nel quale prevale chi è potente e ricco, chi si impone e si fa largo. Oggi appare particolarmente urgente, nel nostro contesto ecclesiale, ascoltare le donne, i giovani e i poveri, che non sempre nelle nostre comunità cristiane hanno la possibilità di offrire i loro pareri e le loro esperienze».
Un impegno, quello del Sinodo, che non sarà breve: «Ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza», questo l’impegno assunto dalla Chiesa italiana. Il biennio iniziale (2021-2023) – si ricorda nel testo – sarà completamente dedicato alla consultazione di tutti coloro che vorranno partecipare alle celebrazioni, alla preghiera, ai dialoghi, ai confronti, agli scambi di esperienze e ai dibattiti: «Più che attendersi ricette efficaci o miracoli dal documento sinodale finale, che pure si auspica concreto e coraggioso – affermano i vescovi – siamo certi che sarà questo stesso percorso di ascolto del Signore e dei fratelli a farci sperimentare la bellezza dell’incontro e del cammino, la bellezza della Chiesa. Sarà un evento nel quale le nostre comunità cercheranno di porsi ‘in uscita’, favorendo la formazione di gruppi sinodali non solo nelle strutture ecclesiali e negli organismi di partecipazione (consigli presbiterali e pastorali), ma anche nelle case, negli ambienti di ritrovo, lavoro, formazione, cura, assistenza, recupero, cultura e comunicazione».
Gli operatori pastorali, coordinati dai presbiteri e diaconi, con i supporti che provengono dalle diocesi, dalle circoscrizioni regionali e dalla Cei, «sono invitati – precisa la Cei – a porsi al servizio di questa grande opera di raccolta delle narrazioni delle persone: di tutte le persone, perché in ciascuno opera in qualche misura lo Spirito; anche in coloro che noi riterremmo lontani e distratti, indifferenti e persino ostili». Quindi i presuli hanno scandito i tempi del Sinodo: «Nel primo anno (2021-22) – si legge ancora nel messaggio – vivremo un confronto a tutto campo sulla Chiesa, percorrendo le tracce proposte dal Sinodo dei Vescovi; nel secondo anno (2022-23), come già chiese il Papa a Firenze, ci concentreremo sulle priorità pastorale che saranno emerse dalla consultazione generale come quelle più urgenti per le Chiese in Italia. Prima ancora dei documenti, sarà questa stessa esperienza di ‘cammino’ a farci crescere nella ‘sinodalità’, a farci vivere cioè una forma più bella e autentica di Chiesa».
La fase successiva sarà quella “sapienziale”: «Per ritornare sulle narrazioni ed esperienze raccolte – approfondisce il messaggio -, riflettervi insieme anche con l’aiuto degli esperti, e giungere nel 2025 ad alcune decisioni finali” da consegnare al Santo Padre, cui spetta la parola decisiva». Nella seconda metà del decennio, inoltre, è prevista «la restituzione degli orientamenti sinodali alle nostre Chiese, dalle quali provengono, per una approfondita recezione, che dovrà essere ugualmente capillare e richiederà dei momenti di verifica». Da qui la conclusione del messaggio: «Vivremo così un decennio (2021-30) che vorrebbe essere interamente sinodale – annuncia la Conferenza episcopale italiana -. Per questo i vescovi italiani, su impulso di Papa Francesco, hanno deciso, anziché redigere gli orientamenti pastorali da studiare e tradurre in pratica nelle comunità cristiane, di affidarne la costruzione all’intero popolo di Dio (del quale fa parte anche il magistero), mantenendo al centro del decennio – in corrispondenza del probabile Giubileo del 2025 – la convocazione nazionale, nella modalità che si chiarirà strada facendo».
LETTERA ALLE DONNE E AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ: “DESIDERIAMO INCONTRARTI”
I vescovi hanno poi diffuso una “Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà”: «Desideriamo incontrarti! – l’invito dei vescovi -. Desideriamo camminare insieme a te nel mattino delle attese, nella luce del giorno e anche quando le ombre si allungano e i contorni si fanno più incerti. Davanti a ciascuno ci sono soglie che si possono varcare solo insieme perché le nostre vite sono legate e la promessa di Dio è per tutti, nessuno escluso. Ci incamminiamo seguendo il passo di Gesù, il Pellegrino che confessiamo davanti al mondo come il Figlio di Dio e il nostro Signore; Egli si fa compagno di viaggio, presenza discreta ma fedele e sincera, capace di quel silenzio accogliente che sostiene senza giudicare, e soprattutto che nasce dall’ascolto». ‘Ascolta!’, a detta dei vescovi, è l’imperativo biblico da imparare: «Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi – si legge nella lettera -, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano. C’è un tesoro nascosto in ogni persona, che va contemplato nella sua bellezza e custodito nella sua fragilità».
Quindi le prospettive del Sinodo: «Il Cammino sinodale – ricorda la Cei – è un processo che si distenderà fino al Giubileo del 2025 per riscoprire il senso dell’essere comunità, il calore di una casa accogliente e l’arte della cura. Sogniamo una Chiesa aperta, in dialogo. Non più ‘di tutti’ ma sempre ‘per tutti. Abbiamo forse bisogno oggi di rallentare il passo, di mettere da parte l’ansia per le cose da fare, rendendoci più prossimi. Siamo custodi, infatti, gli uni degli altri e vogliamo andare oltre le logiche accomodanti del ‘si è sempre fatto così’, seguendo il pressante appello di Papa Francesco. Questo è il senso del nostro Cammino sinodale. Ascoltare e condividere per portare a tutti la gioia del Vangelo. È il modo in cui i talenti di ciascuno, ma anche le fragilità, vengono a comporre un nuovo quadro in cui tutti hanno un volto inconfondibile. Una nuova società e una Chiesa rinnovata. Una Chiesa rinnovata per una nuova società. Ci stai? Allora camminiamo insieme con entusiasmo».